Una vita da galera
PARTE LA MINITRANSAT Sei italiani al via di quella che viene definita la regata oceanica più dura per un marinaio. Sono 84 gli iscritti che per almeno tre settimane e 4.000 miglia in solitario soffrono le terribili condizioni della vita sugli inospitali “
Barca Mini, fatica grande, questa è la Transat 650, la regata che rappresenta la porta d’ingresso nel mondo della grande vela oceanica. L’edizione 2017, la ventunesima, con 84 iscritti, parte l’ 1 ottobre da La Rochelle (Francia) per fare tappa a Las Palmas (Canarie), dopo 1350 miglia, circa una settimana di mare. La seconda tratta di 2700 miglia, quella decisiva ai fini della vittoria finale, ha come traguardo Le Marin in Martinica, per un totale di poco più di 4000 miglia di percorso. Anche quest’anno l’Italia, come da tradizione delle ultime edizioni, schiera una nutrita squadra di ministi che partecipano con ambizioni e obiettivi differenti. Dai più agguerriti Andrea Fornaro (Sideral), Ambrogio Beccaria (Ambeco) e Andrea Pendibene (Marina Militare), a chi partecipa con lo scopo principale di arrivare fino in fondo, come Emanuele Grassi (Penelope), Matteo Rusticali (Spot), Luca Sabiu (Jolly Roger). La vittoria della regata viene assegnata con la somma dei tempi delle due tappe, la classifica come sempre è divisa tra prototipi e barche di serie. Le regole sono chiare e abbastanza severe: niente plotter cartografico, niente satellitare, vietati piloti automatici con processori evoluti, gli skipper ricevono la classifica - non la posizione degli avversari - una volta al giorno dalla nave appoggio che segue la regata (sempre se riescono a sentirla via VHF), per il resto possono contare solo su se stessi e sulle loro capacità di marinai e regatanti. Una serie di regole che rendono la vita degli skipper ancora più dura e complessa, perché oltre alla difficoltà di navigare su una barca piccola e angusta (sei metri e mezzo), ai problemi legati al meteo atlantico o a eventuali problemi tecnici,
i ministi devono fare i conti con il logorio psicologico reso più acuto dalla solitudine. Una cosa è partecipare ad una regata in solitario durante la quale conosci la posizione, la velocità e l’avanzamento degli avversari, o quanto meno ne ricevi frequenti aggiornamenti che possono spingerti psicologicamente a lottare e andare avanti. Altro è regatare praticamente al buio, ricevendo solo una volta al giorno le miglia che mancano al traguardo per i vari concorrenti e non la loro collocazione sullo scacchiere dell’Oceano. Una differenza sottile ma decisiva, una particolarità quella di non conoscere la posizione degli avversari unica nel panorama delle regate oceaniche, uno scoglio forse ancora più grande rispetto alla complessità della condizione di una barca.
I FAVORITI E LE SPERANZE DEGLI ITALIANI
Gli italiani se la vedono con il top della vela francese che schiera i suoi migliori “ministi”, alcuni dei quali partono decisamente favoriti sulla carta. Tra i prototipi i più quotati: Quantim Vlamynck con il mini volante Arkema 3, Simon Koster con Eight Cube e soprattutto Ian Lipinski con Griffon.fr già vincitore nel 2015 tra i serie. Andrea Fornaro con il suo Sideral ha scelto una barca più semplice, meno estrema, forse sulla carta meno perforante dei prototipi di punta, ma che gli può dare più certezze e gli ha dato la possibilità di avere una preparazione semplice. Può essere uno degli outsider. Matteo Rusticali, anche lui tra i proto, si affida a un progetto di vecchia generazione con l’obbiettivo di andare fino in fondo. Più difficile il pronostico tra i Mini di serie, dove il folto gruppo dei Pogo 3 si presenta compatto. Da tenere d’occhio la “terribile” Clarisse Cremer, vincitrice dell’ultima prova ufficiale prima della Mini, la Trans Gascogne, ma anche Pierre Chedeville, Germain Kerleveo e Yannick Le Clech potrebbero dire la loro. Su un Pogo 3 anche il nostro Andrea Pendibene su Pegaso della Marina Militare che si candida a una buona Transat.
MINI TRANSAT/ 4000 MIGLIA IN OCEANO IN DUE TAPPE IN SOLITARIO SU BARCHE DI 6,5 MT