IN CERCA DI LIBERTÀ E DI AVVENTURA
ognuno di loro spinto da motivazioni diverse (sfida, pace interiore, amo re, voglia di conoscere), ma accomunati dalla passione per la vela
Davanti al mare, la felicità è un’idea semplice, scriveva Jean Claude-Izzo. “Non c’è niente di più vero”, pensavamo al ritorno dall’Ocean Film Festival di Milano, dopo aver visto i sorrisi dei protagonisti del docufilm “Sea Gypsies - The Far Side Of The World”. La storia di una barca a vela degli anni ’70 e una ciurma alquanto sgangherata alla scoperta dell’Oceano del Sud, dalla nuova Zelanda alla Patagonia passando per l’Antartide (le foto e le didascalie che accompagnano questo servizio sono tutte su di loro). Giunti in redazione, per curiosità, abbiamo confrontato statistiche (ottime quelle stilate dal guru delle lunghe navigazioni Jimmy Cornell) e fatto calcoli, arrivando a stimare che in giro per i mari del mondo ci siano almeno 8.000 barche, di cui mille italiane. Senza contare i “paisà” a zonzo per i mari senza essere armatori, barcastoppisti con lo zaino spalla assoldati sulle banchine del mondo.
HIPPIE DEI MARI Lo stile di vita a bordo di Infinity è molto “hippie”: spazi ristretti, vita comunitaria, nudismo, veganesimo, supporto alle cause ambientaliste (molte le azioni dei Sea Gypsies a supporto di realtà che difendono i mari come Sea Shepherds). Come diventare Sea Gypsies? Con una donazione iniziale per entrare nella comunità: solo così è possibile prenotare il proprio periodo a bordo, che costa 20 euro al giorno a persona.
ITALIANI IN FUGA PER LA LIBERTÀ
A spanne, sono più meno tremila gli italiani in cerca di libertà e avventura (più del doppio rispetto a qualche anno fa). Ognuno a modo suo: c’è chi alla vita dietro a una scrivania ha detto no. Come il conte Umberto Marzotto (vi abbiamo raccontato la sua storia sullo scorso numero del Giornale della Vela, e lo trovate anche tra i candidati al Velista dell’anno nel servizione da pag. 56), che ha trovato la sua salvezza interiore nella vela ed è al suo secondo giro del mondo. O come il novarese Fabio Portesan e la sua famiglia, che hanno venduto casa e macchina e si preparano a girare il mondo su un Beneteau Oceanis 430. Per effettuare una scelta del genere”, ci ha raccontato Portesan, “bisogna innanzitutto decidere quale sia la cosa più importante nella vita, la cosa che bisogna mettere al centro. Se la risposta è la famiglia allora una scelta come la nostra è quasi inevitabile”. Libertà, quindi. Libertà di coltivare i rapporti umani. E liberi sono Erika Storelli e Stefano Mandrioli, che avevano un sogno e lo stanno realizzando: il giro del mondo in totale tranquillità, sulla loro Alpa S&S di 12 metri. “Beati
loro”, direte. “Ah, se avessi avuto l’età”, direte. Bene, sappiate che c’è anche chi decide di mettersi alla prova quando la vita in società ti vorrebbe in pantofole a guardare la tv: chiedete a Vittorio Setti e Silvano Sighinolfi, settantenni modenesi, se la vela non sia la “migliore delle pensioni possibili”. Sono partiti sul loro Amel Super Maramu con quindici litri di aceto balsamico e venti chili di parmigiano per un giro del mondo in barca a vela lungo due anni e 42.000 miglia. Potremmo raccontarne tantissime di queste storie, anzi, quasi tremila. Spulciate per il web, troverete blog e siti che narrano le peripezie di coloro che hanno deciso di scegliere la libertà. In molti casi, potrete unirvi a loro: per condividere l’avventura o per imparare (date un chiamo a Vittorio Malingri, a Omero Moretti, a Carlo Venco solo per citarne alcuni).
PAZZI INCOSCIENTI? NO, LIBERI
Dicevamo, ognuno vive il mare a modo suo: e stanno crescendo, anche in Italia, quelli che vivono il mare come una grande sfida. Sempre con rispetto, perché la presunzione è la peggior nemica di qualsiasi marinaio. Malingri, che con il figlio Nico ha attraversato l’Atlantico su un catamarano non abitabile di sei metri, lo abbiamo citato poco fa. Dell’impresa di Dario Noseda, il “marinaio di acqua dolce” che è appena diventato il primo uomo a compiere la transatlantica in Star, vi parliamo sia a pag. 11 che a pag. 91. Qualcuno ha dato loro degli incoscienti. Ma il come ognuno trovi la sua pace interiore non va giudicato. Dovremmo forse dare dei “pazzi incoscienti” a marinai come Ambrogio Fogar, Alex Carozzo, Giovanni Soldini, Gaetano e Andrea Mura, tutti i giovani navigatori solitari che con budget striminziti sfidano gli oceani? A conferma del fatto che il sogno di riscoprirsi esploratori sia “di moda” anche tra i “terrestri”, sono gli incredibili numeri di views che fanno registrare gli articoli che parlano delle loro avventure.
L’AVVENTURA È... NAVIGARE
Alla fine, constatato il boom degli italiani che decidono di mollare gli ormeggi (sia per mete lontane, al di là delle Colonne d’Ercole che in Mediterraneo, come in Grecia, alle Baleari o sulle coste Nordafricane), ci siamo resi conto che aveva ragione Gneo Pompeo quando esortava i suoi marinai, riluttanti a imbarcarsi alla volta di Roma a causa del cattivo tempo, con la frase Navigare necesse est, vivere non est necesse (“Navigare è indispensabile, vivere no”). Duemila anni fa, aveva colto l’essenza stessa della navigazione. Navigare è di per sé un’avventura, sia che ci si trovi tra i Quaranta Ruggenti che davanti all’Isola d’Elba, magari circondati dai delfini. Non vi resta che provate di persona: i Sea Gypsies (infinityexpedition.org) vi stanno aspettando!