Il Giornale della Vela

LA BARCA DEI MIEI SOGNI CON MENO DI 40.000 EURO

Come si riesce con un budget limitato a conquistar­e la barca della vita? Una storia esemplare a lieto fine

- Di Lucio Ruocco inchiesta a cura di Mauro Giuffrè

Ho avuto sempre barche veloci, da regata, “tirate”, come si dice. Ma non mi appartenev­ano: erano loro a possedermi, con i loro rating, i loro materiali tecnologic­i, le tappe forzate, l’ansia di stare davanti. Diciamo che non ho mai navigato veramente, ho sempre corso. A un certo punto, complice lo scorrere del tempo, ho sentito il bisogno di una barca che fosse a mia disposizio­ne, come ultimament­e la sognavo: la barca della mia vita. Ma la barca del sogno doveva avere un’anima, una storia, un passato che comunque non doveva passare. Scelta difficile, con un budget basso (40.000 euro) e con un’esperienza non esaustiva. Ho cominciato la mia ricerca ma nulla mi soddisface­va e stavo per mollare. L’estate scorsa, al largo di Ventotene, mentre navigavo con amici, impegnato dalla brezza tesa, mi sfila sottovento la barca che avevo in testa, ricorrente nel sogno. Un vecchio Grand Soleil 39, capolavoro di Alain Jezequel: avanzament­o poderoso e leggero, scia delicata, linee armoniose: una piccola regina delle onde. “È lei! E’ questa la barca che voglio”, mi sono detto. LA (DIFFICILE) RICERCA SUL CAMPO Comincia la ricerca sul campo: a fine agosto seleziono alcuni Grand Soleil 39 ormeggiati nel Golfo della Spezia. La prima visita è a Lerici. Salgo a bordo: quanto sono belle le sue linee, quanto è raffinato e proporzion­ato il disegno degli interni… ma colgo subito un’impercetti­bile mancanza di feeling tra barca e armatore; la sento non amata, trascurata. Non mi convince: passo! La settimana successiva, compio un altro sopralluog­o a Le Grazie. Più guardo il GS 39 più me ne innamoro: lo slancio delle linee d’acqua e della prua, la tuga sfuggente, il baglio arretrato sul limite necessario, nessun dettaglio esasperato. Questa barca ha fatto charter, lo denunciano soprattutt­o gli interni: solchi profondi sui paioli e nell’arredo. La strumentaz­ione è ridotta all’osso e l’attrezzatu­ra di coperta è logora. Non sono convinto e nonostante il prezzo molto convenient­e decido di soprassede­re. L’impression­e è di… sfruttamen­to. Rimangono due contatti da valutare: in Sicilia c’è una barca plurivinci­trice nelle regate locali, dotata di albero maggiorato, set di vele da regata, bulbo in piombo e

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