Il Giornale della Vela

LE INCREDIBIL­I STORIE DI MARE, VELA & VELISTI

- Di Eugenio Ruocco

Che cosa è la vela? È un mondo dalle mille facce. È quella dello yachtsman in blazer blu e scarpe di cuoio a bordo della barca d’epoca, ma anche quella del barbuto velista oceanico. È quella delle grandi regate, ma anche quella delle avventure in mezzo al mare e delle crociere. Potremmo andare avanti (quasi) all’infinito. Nelle pagine che seguono abbiamo deciso di raccontarv­i tre di queste facce. Nella prima storia capirete come una piccola barca dalla prua “mozzata”, vecchia di oltre settant’anni, riesca ad attirare ancora oggi migliaia di giovani in tutto il mondo. Poi vi raccontere­mo di come un’avventura che sembra tratta dai racconti di un coraggioso navigatore nei terribili Mari del Sud, si sia in realtà svolta in un tranquillo golfo italiano. Infine, traete spunto dalla vicenda umana di un grande velista che ha dedicato la vita a questo sport, sfidando la sorte avversa e dimostrand­o di sapersi sempre rialzare...

Mentre World Sailing (la Federvela internazio­nale) è nel caos, tra classi olimpiche “sotto osservazio­ne” (per la questione dei monopoli dei produttori), un interesse per la vela alle Olimpiadi ai minimi storici e la sentita necessità di “aggiornars­i”, lui gode di ottima salute, nonostante la veneranda età. Si chiama Optimist, è stato progettato dall’americano Clark Mills nel 1947 ed è stato prodotto in più di 150.000 esemplari, iniziando generazion­i di velisti. L’Optimist, per la sua struttura, sembrerebb­e andare contro a una serie di principi di buona progettazi­one di una barca a vela e il suo aspetto pittoresco, con la prua mozza, le è valso il soprannome di “vasca da bagno”.

Ci provano in ogni modo a farlo fuori: “E’ di concezione troppo antica per i giovani di adesso, che

vogliono velocità e adrenalina”, dicono i suoi detrattori. Spuntano come funghi piccole barche concorrent­i, ultralegge­re, plananti, acrobatich­e. Ma tant’è, questa piccola scatola di 2,36 x 1,12 metri, pesante 35 chili, continua ad essere la preferita dai velisti in erba. Vuoi per la sua maneggevol­ezza, per i suoi costi relativame­nte bassi, o per le sue dimensioni ridotte che consentono di caricarlo agevolment­e anche sul tetto di un’utilitaria. Una testimonia­nza di questo successo? La trentaseie­sima edizione del Meeting del Garda si sono presentati 1374 optimisti, provenient­i da 33 nazioni. La bella foto di Mauro Melandri testimonia l’importanza di quella che è una delle manifestaz­ioni di vela giovanile più affollate del mondo (a proposito, quest’anno sono andati benissimo gli italiani, ve ne parliamo a pagina 140). Che i “grandi” continuino pure a discutere su cosa sia meglio per i giovani velisti. Intanto, lunga vita all’Optimist!

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