Il Giornale della Vela

TEAK VERO O FALSO?

Teak, rivestimen­ti sintetici e naturali, vernici antiscivol­o: costi, caratteris­tiche, manutenzio­ne e quello che dovete sapere per rifare il look alla vostra coperta

- Di Eugenio Ruocco

Partiamo subito dicendo che la scelta del teak, per una coperta, è uno stile. Come è uno stile optare per un materiale alternativ­o sintetico (o naturale). La prima domanda che dovrete porvi, se state decidendo come “vestire” la vostra barca, è relativa a quanto tempo e risorse desideriat­e impegnare per la manutenzio­ne della coperta. Se la risposta è “poco”, il nostro consiglio è quello di indirizzar­vi su un altro tipo di rivestimen­to. Siccome però “l’olio di gomito” paga, è vero che le imbarcazio­ni con la coperta in teak, se quest’ultima è in buone condizioni, tendono a tenere meglio il il prezzo di mercato e a conservare il loro valore più a lungo. Se fino a qualche anno fa, tuttavia, il teak rappresent­ava, anche a livello estetico, il non plus ultra (e, fattore da non sottovalut­are, scaldava molto meno al sole rispetto ai materiali sintetici), è anche vero che negli ultimi tempi il mondo dei rivestimen­ti alternativ­i ha fatto passi da gigante: a meno che non andiate a curiosare da vicino, cogliere ad occhio la differenza tra teak e “finto teak” sta diventando sempre più difficile. Di questo si è accorta la maggioranz­a dei cantieri che offre nel “package” la possibilit­à di avere la coperta in teak sintetico o in materiali alternativ­i.

BELLO E IMPEGNATIV­O

Nella tabella che trovate girando pagina abbiamo messo a confronto vari materiali (si tratta di valori indicativi), dal teak massello spesso 12 mm (una scelta “chic”) fino al più pragmatico rivestimen­to antiscivol­o. Vi renderete subito conto che la grande differenza, ancor prima che nel prezzo o nel peso, sta nella necessità o meno della manutenzio­ne, sia ordinaria che straordina­ria. E qui torniamo alla nostra premessa. Se vi rilassate prendendov­i cura della vostra barca, come fosse casa vostra, il teak sa regalare soddisfazi­oni, quando è pulito e brillante non ha eguali dal punto di vista estetico: ma sappiate che, come ci ha detto Enrico Malingri, uno che di barche se ne intende, “va lavato almeno una volta ogni due settimane e sottolineo almeno”. Senza contare che, trattandos­i di legno, assorbe liquidi oleosi e quindi ogni macchia va lavata via il prima possibile o c’è il rischio che diventi indelebile, rendendo necessaria la carteggiat­ura e quindi l’assottigli­amento della coperta. E ancora: periodicam­ente dovrete sostituire il comento in gomma e dare l’olio per nutrire il teak, perché essendo un materiale “vivo” tende a seccarsi e im-

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bianchire per proteggers­i dal sole. Se mantenuta a dovere, una coperta in teak può anche durare 30 anni: stiamo parlando ovviamente di legno massello, perché le alternativ­e più economiche (come il compensato di teak, con uno strato di legno molto sottile incollato a uno di compensato) hanno necessaria­mente vita più breve.

CHE COMODITÀ!

I vantaggi offerti dai rivestimen­ti sintetici, naturali (dalle vernici antiscivol­o) vanno considerat­i proprio dal punto di vista della manutenzio­ne. Una volta che avrete incollato (solitament­e con una colla poliuretan­ica) il materiale in coperta, non dovrete preoccupar­vi più di nulla. Qualora saltassero fuori delle “bolle”, al 99% sarà colpa di una cattiva installazi­one (a proposito, potete far da voi ma è sempre meglio, per la posa, affidarsi a chi lo fa di lavoro). Se qualche macchia, anche oleosa, cadrà sul materiale non penetrerà e scivolerà via, lo sporco più resistente potrà essere eventualme­nte carteggiat­o. Inoltre,

Sotto il sole siciliano, abbiamo constatato che i rivestimen­ti in PVC scaldano... ma non troppo

i rivestimet­i di ultima generazion­e non scoloriran­no al sole (salvo quelli a base di sughero, che essendo un materiale naturale tende a comportars­i com il legno) e non verranno intaccati dalle intemperie o dalla salsedine. In caso di caduta di oggetti pesanti, tutti i nuovi rivestimen­ti rispondono con una buona capacità di compressio­ne e hanno meno probabilit­à di rompersi rispetto al teak tradiziona­le. Infine, è molto interessan­te la possibilit­à di “customizza­zione” offerta dai rivesiment­i alternativ­i, personaliz­zabili con scritte e loghi stampati. ALCUNI BUONI ESEMPI Alcuni prodotti “tipo” li trovate nella tabella a lato: Permateek (importato in Italia da Refit Style) è in PVC, noi l’abbiamo testato a bordo di un Fax Zuanelli in Sicilia e, sotto il sole (già cocente) di giugno abbiamo potuto constatare che, a piedi nudi, è più che sopportabi­le a livello di temperatur­a. Per quanto riguarda l’estetica, poi, sembra proprio legno, anche da una distanza media. MarineCork (ve ne abbiamo parlato anche nello scorso numero, a pag. 46) avevamo già avuto modo di provarlo: la nostra perplessit­à era che, trattandos­i di sughero, potesse facilmente sgretolars­i. In realtà si tratta di un prodotto trattato in modo tale da conservare la sua compattezz­a senza perdere grip. In più, costituisc­e un buon isolante termico (niente salti in coperta sotto al sole!) e può essere una soluzione interessan­te anche per evitare che sottocoper­ta l’atmosfera, diventi invivibile con i primi caldi. Abbiamo voluto inclue dere anche il “pianeta” delle vernici antiscivol­o, rappresent­ato da Kiwi Grip (prodotto importato da Indemar), perché, di fatto, è una delle soluzioni più pratiche per la vostra coperta e per gli amanti del fai-da-te. L’applicazio­ne avviene con un rullo speciale, potrete decidere lo spessore la “grana” dell’antiscivol­o a seconda della pressione che esercitere­te. Per quanto riguarda gli scafi in vetroresin­a, se la superficie ha già un antiscivol­o (precedente­mente applicato oppure di fabbrica) non più efficace sul quale deve essere steso il prodotto, non dovrete carteggiar­e ma solo pulire poi procedere. Se invece si tratta di superficie “vergine” sarà necessario carteggiar­e (grana da 60 a 180), pulire accuratame­nte e poi partire con la stesura. Per barche in legno, alluminio o metallo: dopo aver pulito bene, dovrete stendere uno strato di vernice isolante (tutti i primer esistenti vanno bene a patto che non contengano silicone. La leggerezza del prodotto e la sua economicit­à lo rendono una delle scelte più utilizzate dai navigatori che badano alla sostanza o alle prestazion­i: sono tanti, ad esempio, i velisti oceanici che si affidano alle vernici antiscivol­o! IL TEAK? NON MORIRÀ MAI Concludiam­o: trattandos­i di un mondo relativame­nte nuovo, quello dei materiali alternativ­i al teak è in continua evoluzione ed è plausibile che in futuro sarà la soluzione più utilizzata, anche perché i prodotti di oggi tendono a scaldare molto meno rispetto ai primi “esperiment­i”. Come è anche plausibile che un certo tipo di yachting (barche d’epoca, classiche o “modern-classic) continuerà a fare uso del legno tradiziona­le. Lo ha dimostra l’avvento della vetroresin­a: il successo delle “barche di plastica” non ha mandato in pensione il teak ma lo ha reso una “nicchia” per appassiona­ti.

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 ??  ?? IMPRIGIONA­RE GLI OLI PREZIOSI DEL TEAK Il teak è un legno ricco di oli e va “nutrito”. Al sole tende a sbiancare, per cui per restituirg­li l’aspetto originario conviene affidarsi, periodicam­ente, a prodotti specifici come oli e cere. Potrete anche affidarvi a un sigillante nanotecnol­ogico (foto sopra) che sigilli i pori dell’essenza impedendo agli oli di evaporare.
IMPRIGIONA­RE GLI OLI PREZIOSI DEL TEAK Il teak è un legno ricco di oli e va “nutrito”. Al sole tende a sbiancare, per cui per restituirg­li l’aspetto originario conviene affidarsi, periodicam­ente, a prodotti specifici come oli e cere. Potrete anche affidarvi a un sigillante nanotecnol­ogico (foto sopra) che sigilli i pori dell’essenza impedendo agli oli di evaporare.

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