AVVENTURA REGATE LUNGHE
Un vero boom per le regate d’altura quest’anno. Quattrocento barche e cinquemila velisti hanno invaso il Tirreno per partecipare alla Cetilar 151 Miglia e alla Rolex Giraglia. La storia e i perchè di un fenomeno in grande crescita in Italia, complice la v
Oltre quattrocento barche e cinquemila velisti quest’anno hanno partecipato alle due grandi regate lunghe del Mediterraneo, la 151 Miglia Trofeo Cetilar e la Rolex Giraglia. Un record assoluto, mai come quest’anno così tante barche ed equipaggi si sono cimentati in una lunga navigazione tra costa e isole del Tirreno. Alla 151 Miglia partendo da Livorno, raggiungendo lo scoglio della Giraglia in Corsica per poi atterrare a Punta Ala, sfiorando l’isola d’Elba per un totale di 150 miglia di navigazione. Alla Rolex Giraglia partendo da Saint Tropez (Francia) dirigendosi sempre alla Giraglia per concludere a Genova per un totale di 240 miglia. Per capire il perché di questo crescente successo delle grandi classiche delle lunghe navigazioni, a cui dedichiamo questo reportage, non ho fatto altro che ripercorrere le mie esperienze personali, da semplice appassionato, certamente simili a quelle dei cinquemila velisti imbarcati sulle quattrocento barche. Come nasce questa voglia di avventura? Dopo aver navigato con la tua barca o con quella degli amici in giro per il Mediterraneo decidi che si, anche tu ce la puoi fare, può iniziare la tua avventura, quella che racconterai in banchina e farà salire le tue quotazioni alle stelle. Te ne hanno parlato gli amici, ne hai letto sui giornali e sul web di queste famose regate dove navighi per almeno un giorno e una notte in alto mare, con ogni con-
dizioni di mare e di vento. L’obiettivo è di far andare più forte possibile la tua barca, cercando sempre le condizioni meteo più favorevoli. Ti rendi conto che non c’è bisogno di essere un velista professionista per partecipare alla Giraglia o alla 151, non è richiesto di saper fare una manovra complicata in pochi secondi, come in una regata breve tra le boe. Dopo tutto si tratta solo di navigare bene, come in una lunga, normale navigazione. Ma il bello è che sei comunque in regata, tra centinaia di barche. Ok, si fa. E qui scatta la molla della preparazione, che parte da lontano, molti mesi prima che parta la regata. Il primo elemento è la barca. È a posto? Ripercorri mentalmente tutto quello che avresti voluto cambiare o mettere a posto, ma non hai mai fatto per pigrizia. E le vele? Eh si, conviene farsi fare quelle vele nuove che ti mancano, che non hai mai fatto perché “tanto poi non le uso mai”. Il secondo elemento fondamentale è l’equipaggio. Cominci a mettere giù un elenco di tutto quelli che conosci e con cui hai navigato. Li contatti, li convinci, vi riunite, cominciate a sognare e più concretamente fate la lista di “chi fa che cosa”. Poi arriva il momento. Quando arrivi in banchina prima della partenza, tra gli altri partecipanti, è come se fossi già arrivato. Sale l’eccitazione, l’adrenalina, la felicità per il solo fatto di esserci. E poi quando tagli il traguardo, stanco morto dopo tutte quelle miglia in mezzo al mare a cercare di dare il massimo da te e dalla tua barca, sei orgoglioso di quello che hai fatto, indipendentemente dal risultato. Hai soddisfatto la tua voglia di avventura. E poi, a casa, quando leggi il nome della tua barca sulle classifiche (qui le trovi da pag. 74) e ti riguardi le foto pubblicate, il ricordo di quell’esperienza diventa indelebile. Per la vita. (L.O.)
151 MIGLIA TROFEO CETILAR Nata da una scommessa Percorso: Livorno-Marina di Pisa-GiragliaFormiche di Grosseto-Punta Ala . Totale miglia: 151/1° edizione: 2010 In tema di regate potete pensarla come volete, possono piacervi più o meno lunghe, tra le boe o in altura, ma c’è un dato indiscutibile: la 151 Miglia Trofeo Cetilar è la regata che è cresciuta di più negli ultimi anni e con le quasi 200 barche in partenza nell’ultima edizione è di fatto una delle più affollate regate al mondo, una vera super classica. Nata quasi come una scommessa tra un gruppo di appassionati, è diventata anche una delle più belle del Mediterraneo, ormai un vero e proprio evento a 360 gradi, un’altra di quelle prove da fare almeno una volta. Tecnicamente ha un profilo difficile da trovare in altre regate d’altura: può essere la prima volta a una lunga per il velista poco esperto ma affascina anche i professionisti per la sua complessità tattica e metereologica. La più banale delle definizioni la dipinge come un mix di navigazione d’altura e costiera. Riassumerla semplicemente così è veritiero ma riduttivo, perché il percorso della 151 Miglia offre molto di più. Come ogni regata che si rispetti il “rito” della vigilia anche qui è molto importante. I più festaioli possono viverlo al Marina di Pisa in un party condito da cocktail, cibo, musica. Per i più schivi il centro storico di Livorno può essere un interessante diversivo, tra un buon vino locale e l’ottimo cibo di una delle tante osterie, respirando l’atmosfera di una città dal fascino decadente ma sempre vivo.
TEMPO DI SCELTE TATTICHE Come ogni grande regata la partenza è una delle fasi clou. Tutti insieme appassionatamente sulla stessa linea di partenza, i maxi da super regata di fianco agli equipaggi familiari. La prima fase con il bordo verso Marina di Pisa spesso è più una parata che altro, dato che il bordeggio è ridotto e se la brezza è intensa come in quest’ultima edizione i distacchi del grosso della flotta sono piuttosto contenuti. Passata la boa di Marina di Pisa però si inizia a fare veramente sul serio con le prime scelte importanti. La 151 Miglia è infatti la classica regata da “stop and go”, fermate e ripartenze frequenti e spesso gli “stop” si trovano nelle medesime zone anno dopo anno. Conoscerli è la chiave, sapere prevedere da dove arri-
“Non è richiesto di saper fare una manovra complicata in pochi secondi, come in una regata breve tra le boe. Si tratta solo di navigare bene ma in regata”
“151: L’Elba è una grande trappola. Ti attira a se, con il suo profumo, le sue coste a tratti selvagge, la sua brezza. Ma poi, inevitabilmente, ti cattura”
verà la successiva brezza rappresenta il segreto del successo finale. Quest’anno il regime di vento prevalente nella prima fase è stato di O/SO, il bordo verso la Giraglia era quindi di bolina/bolina larga, con una lunga percorrenza mure a dritta. La scelta della traiettoria è stata quindi indispensabile: passare sopravento o sottovento alla Gorgona? Passando a sud era cruciale scegliere bene a che distanza tenere la Gorgona e il suo cono d’ombra. Più lontano si passa più vento si incontra, ma poi il rischio è di ritrovarsi con una traiettoria troppo bassa verso la Giraglia. Come ci racconta il nostro Tommaso Oriani, timoniere del Rodman 42 Cheyenne: “Abbiamo deciso per una scelta azzardata, lasciare la Gorgona a sinistra. In Giraglia il vento dà scarso e comincia a incanalarsi tra le alture della Corsica e anche li è importante stare più a nord dello scoglio per prevenire lo scarso”.
COME NAPOLEONE ALL’ISOLA D’ELBA Quando inizi a pensare che sia fantastico che il vento non abbia mai mollato, arriva, implacabile, il primo stop della regata che per una parte della flotta è stato nei pressi della Giraglia. Chi scade troppo a sud rischia infatti di centrare le bonacce della notte o del primo mattino, chi riesce a stare più alto a nord resta nel flusso d’aria che arriva dalla Corsica. La discesa vero l’Elba e la successiva uscita dall’isola è una delle fasi cruciali della regata. Come ci raccontano i ragazzi del Cheyenne: “All’Elba fai il segno della croce, devi valutare dove stare con attenzione e sperare, chi è andato a sud lontano dalla costa è rimasto fregato quando è entrata la brezza da nord
che ha fatto partire chi era sottocosta”. L’Isola d’Elba è una grande trappola. Ti attira a se, con il suo profumo, le sue coste a tratti selvagge, la sua brezza che sembra intensificarsi ogni miglio che fai verso di lei. Ma poi, inevitabilmente, l’Isola d’Elba ti cattura. Al tramonto vieni abbracciato dalla sua bonaccia e devi avere giocato bene le tue carte, perché qui spesso si decide la 151 Miglia e così è stato anche quest’anno. Se sei rimasto troppo lontano dalla costa, probabilmente sei spacciato perché con l’inversione della brezza del tardo pomeriggio partiranno prima quelli sotto costa. Se sei andato quasi “a scogli” rischi di essere scavalcato dall’arrivo della brezza di terra e anche qui occorre esperienza e un po’ di fortuna in un posizionamento dove spesso poche decine di metri possono fare letteralmente la differenza. Se hai azzeccato la scelta giusta quando arriva il vento di terra metti la prua sulle Formiche di Grosseto e le raggiungi quasi in un bordo unico.
LA FESTA DI PUNTA ALA Il passaggio delle Formiche è sempre un bel momento. Se avviene di notte o alle prime luci del mattino il bordo verso Punta Ala sarà sotto spinnaker con lo scirocchetto, se invece si doppiano al mattino sarà il tipico “maestralino” delle coste toscane a portarci verso il traguardo e qui si giocherà tirando dei bordi verso terra a cercare la rotazione giusta e quest’anno il duello tra i maxi Pendragon (vincitore in tempo reale con record) e Vera è stato show puro. Lo scoglio dello Sparviero è l’ultimo ostacolo, poi un veloce tuffo, bordeggiando o in un unico lato, verso il traguardo. A terra vi aspetta l’immancabile panino con la porchetta che negli anni è diventato una delle, tante, certezze di questa regata. E poi la festa allo Yacht Club Punta Ala, uno dei motivi per potere escalamare: Viva la 151 Miglia!
Una ROLEX volta GIRAGLIA nella vita
Percorso: Saint Tropez-La Formigue-GiragliaGenova. Totale miglia: 243/1° edizione: 1953 “Ci sei alla Giraglia”? Nel mondo di chi frequenta le regate d’altura non appena arriva al più tardi il mese di maggio questa è una delle domande più frequenti da ricevere e da porre. Quando partecipai per la prima volta, un compagno di barca più esperto e navigato nel raccontarmela ironizzò: “È il Fastnet dei milanesi”. Ironia a parte, nella lunga della Giraglia c’è tanto della voglia di avventura e degli ingredienti tipicamente italiani. Il lungo prologo di Saint Tropez è un ingrediente che porta quel tocco di glamour indispensabile. E poi alla Giraglia ha da
“Giraglia: Mancano poche miglia, odori l’aria che sa di umido e di terra e intuisci i contorni della costa. Lì, in mezzo alla “Macaia”, c’è l’arrivo della Giraglia”
sempre attratto i grandissimi nomi: in passato da Giorgio Falck a Raul Gardini, dal Barone Benjamin de Rothschild ad Agostino Straulino, fino ai campioni delle regate dei giorni nostri. E per il “velista qualunque”, come lo siamo noi, sfidare su un percorso di 240 miglia un Soldini, un D’Alì o Jochen Schümann è qualcosa che capita raramente.
CI VEDIAMO A SAINT TROPEZ Una delle parti più belle della Giraglia inizia ancora prima della regata, con la sera della vigilia della “lunga” a Saint Tropez. Se il tuo equipaggio non è di professionisti e siete lì per godervela davvero, la sera prima della partenza con ogni probabilità vi starete spostando da un bar all’altro nei vicoli di Saint Tropez invasi dagli altri equipaggi. Facce abbronzate, donne bellissime, cocktail e vino a volontà per rendere il tutto più goliardico. Una serata di vigilia come questa però può finire in un modo solo: lungo la banchina del porto a guardare le barche ormeggiate che l’indomani partiranno per la regata. Si, forse è un po’ infantile, ma chi non l’ha fatto? Esaurito questo inevitabile rituale resteranno ormai poche ore, di sonno inquieto, prima della partenza.
TEMPO DI MOLLARE GLI ORMEGGI In banchina di buon mattino c’è qualche faccia tirata ma i sorrisi sono sinceri. Chi conosce il porto di Saint Tropez ha ben presente le sue ridotte dimensioni. Oltre 200 barche devono uscire, quasi contemporaneamente, da quell’imbuto. Inizia a sentirsi qualche voce grossa, quasi fossimo in partenza e c’è chi riesce trova già la prima collisione in uscita dall’ormeggio. Se la partenza è in regime di Mistral per gli equipaggi meno esperti si annunciano 24 ore iniziali da tregenda. Quest’anno non è stato così, il meteo variabile ha imposto tutta una lunga prima parte in regine da E/SE medio leggero. In queste condizioni per la maggior parte della flotta la regata si è rivelata piuttosto lunga. Occorre bordeggiare sapientemente nella discesa verso lo “scoglio” corso per evitare le proverbiali bonacce del Mar Ligure. La Giraglia si annuncia come un piccolo puntino all’orizzonte o, se l’approccio è in notturna, con il fascio di luce ad intermittenza del suo faro. Doppiarla non è mai banale perché, tra bassi fondali e vento molto ballerino, si tratta di un passaggio in cui tutto l’equipaggio deve stare di guardia. Possono essere necessari frequenti e veloci cambi di vele. Stappare una bottiglia e fare una foto è praticamente un obbligo, ma non c’è tempo per i festeggiamenti perché il treno diretto verso Genova è già partito. Anche quest’anno scegliere una traiettoria precisa in uscita dello scoglio è stato importante per impostare da subito la tattica per l’avvicinamento a Genova.
“MACAIA, SCIMMIA DI LUCE E DI FOLLIA” Nella risalita verso l’arrivo a volte si decide la regata. Ed è qui che gli equipaggi meno esperti commettono l’errore di rilassarsi. La risalita verso Genova è cruciale. In regime da sudest o sudovest forte, chi spinge di più senza risparmiarsi vince. Con le brezze di questa edizione 2018 arrivare a poche miglia da Genova con il sole e la termica ancora attiva ha fatto la differenza. E così è stato per il Maxi 72 Momo di Dieter Schön e per il ClubSwan 50 Skorpios di Andrey Konogorov, vincitori in IRC e ORC overall. L’avvicinarsi a Genova anche quest’anno è stato annunciato dalla macaia, il “cappone” di bonaccia. “Macaia, scimmia di luce e di follia, foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia”, canta Paolo Conte in “Genova per Noi”. E in quelle giornate di macaia Genova è quasi sospesa dentro questa luce lattiginosa, dentro quest’umidità che si attacca alla pelle e ti fa impazzire. Mancano poche miglia, odori l’aria che sa di umido e di terra e davanti a te intuisci i contorni della costa. Lì in mezzo c’è la Lanterna, nel bel mezzo della macaia c’è l’arrivo della Giraglia. Augurati di tagliare il traguardo prima del tramonto, prima che l’ultimo soffio della brezza si ritiri. Sbarcherai sui moli dello Yacht Club Italiano con quel passo di chi si sente già un grande marinaio anche se è alla sua prima lunga. In fondo la Giraglia è il Fastnet dei milanesi, ma ha un fascino che ha pochi eguali.