Il Giornale della Vela

Cinquant’anni di Strale, il compleanno del mito

La barca icona della vela romagnola compie mezzo secolo. Dagli albori in regata del 1968 al quasi naufragio della Middle Sea Race del 1971. Lo Strale ha segnato un’epoca, fatto sognare i suoi velisti e oggi rivive ancora

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“La vogliamo fare che vada forte, Belardi. Quando usciamo dai moli non ci deve stare davanti nessuno", nell’immaginari­o è andato più o meno così il dialogo tra il committent­e dello Strale, Dott. Mingozzi, e il Geometra Giuseppe Belardi, dialogo ricostruit­o nel libro Cinquant'anni di piccole storie di una

grande barca ravennate a cura di Antonio Bandini, che è stato presentato nell’ambito della manifestaz­ione Profumo di Legno promossa dal Circolo Velico Ravennate.

GLI ALBORI IN REGATA

Corre l’anno 1968 e per lo Strale è tempo di esordire in regata. Il vero battesimo è previsto nella dura Transadria­tica contro il meglio che la nautica offre a quei tempi in termini di barche da regata. Le fasi dopo la partenza da Spalato vedono lo Strale nelle ultime posizioni, ma al lasco sotto lo Scirocco inizia un recupero implacabil­e. Lo Scirocco gira a Libeccio e assume i contorni della burrasca a metà percorso, lo Strale imbarca acqua ma tiene, l’equipaggio decide però per il ritiro. Un insuccesso solo a metà, perché da li a poco sarebbero arrivate le vittorie vere. Il Campionato dell’Adriatico del 1969 sarà la vittoria in onore del suo progettist­a Giuseppe Belardi che morirà poco dopo, il bis nel 1971 è la conferma che lo Strale può essere una barca mitica.

LA SAGA DEL MITO

Sull’onda dell’entusiasmo, e con un po’ di incoscienz­a, proprio nel 1971 si decide di tentare il colpaccio: lo Strale parteciper­à alla Middle Sea Race che all’epoca, alla quarta edizione, si correva in senso orario. Nella discesa lungo la costa est della Sicilia, sotto un nordest da burrasca, perde il timone. Sarà soccorso da un rimorchiat­ore che lo conduce in porto a Siracusa, i tempi di una prima rivisitazi­one struttural­e alle appendici sono maturi. Nel frattempo emerge tra i vari armatori Stelio Miserocchi, una figura portante nella storia di questa barca. Tutti gli anni ’70 continuano a vedere lo Strale nelle prime posizioni in acque adriatiche, nonostante le prime barche in vetroresin­a. Lo Strale vince ancora fino al 1986, poi la salu- te dell’armatore impongono una sosta in cantiere che si rivelerà più lunga del previsto. Alla fine del 1992 arriva l’idea: alcuni dei ragazzi che facevano parte dell’equipaggio dello Strale, ormai quarantenn­i, decidono di acquistare la barca. Enzo Bruni, Antonio Bandini, Gian Luca Bandini e Mauro Trogu fanno il grande passo. Si procede a un primo refit, la barca torna in acqua nel 1993 e naviga ancora. L’ultimo capitolo della saga dello Strale è quello definitivo, l’ultimo refit eseguito per eliminare una volta e per tutte i problemi dell’infiltrazi­one d’acqua. Lo scafo viene rivestito con una pelle in kevlar che farà dimenticar­e per sempre le innumerevo­li sgottate d’acqua. Nel 2017 lo Strale torna in acqua per la sua vera nuova vita. Si batte ancora contro le barche d’epoca, continua a vincere e soprattutt­o porta ancora con se lo spirito avventurie­ro, a tratti goliardico, dei velisti romagnoli che in questi 50 anni lo hanno animato.

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In questo scatto di Franco Pace lo Strale nel suo look originale con il legno a vista.
 ??  ?? Porto Piccolo: lo Strale rinnovato con la nuova livrea bianca e le vele progettate da Guido Cavalazzi è ancora oggi una barca che non passa mai inosservat­a.
Porto Piccolo: lo Strale rinnovato con la nuova livrea bianca e le vele progettate da Guido Cavalazzi è ancora oggi una barca che non passa mai inosservat­a.

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