BACKSTAGE
Accontentata la Francia, a Parigi 2024 fuori il Finn dentro la barca a chiglia per l’offshore. E l’era dei monopoli va verso il tramonto
Cambia la vela olimpica
Sono due i grandi casi del momento che hanno fatto tanto discutere gli amanti della vela olimpica: vi raccontiamo che cosa sta succedendo
La vela d’altura alle Olimpiadi
Sull'intricata questione delle classi olimpiche, tra procedure antitrust e selezione delle barche per le prossime Olimpiadi del 2024, è arrivato il momento di fare un po' di chiarezza, o almeno ci proviamo. Partiamo dall'argomento forte, l'esclusione del Finn in favore di una barca a chiglia di lunghezza inferiore ai 10 mt, da condurre in doppio da un uomo e una donna. Prima di addentrarci sull'analisi di questa decisione presa da World Sailing (la Federvela mondiale), riavvolgiamo un attimo il nastro. Cosa chiede da tempo il CIO (Comitato olimpico internazionale) alla vela olimpica? Avere un accesso maggiormente paritario tra i sessi, aumentare la spettacolarità e la comprensibilità delle regate, introdurre nuove classi che siano espressioni delle ultime tendenze con particolare attenzione agli interessi dei giovani. Su quest'ultimo punto World Sailing ha giocato facile, introducendo per le Olimpiadi 2024 il kitesurf nella versione kiteboard, con un evento misto (uomo/donna). Per il resto la situazione è più complessa. Qual è la classe tutta maschile che non ha un corrispettivo al femminile? Il Finn, classe olimpica per eccellenza dal 1952. Ma in una miope ottica di parità tra i sessi è una classe che non rispetta i voleri del CIO. Quale disciplina può invece incontrare, oltre al mix uomo-donna, il favore di un ampio pubblico "profano" di vela? La vela offshore, ovvero quella che si disputa con barche cabinate su lunghi percorsi. In quale paese la vela offshore è uno sport nazionale? La Francia. Dove si svolgeranno le olimpiadi del 2024? A Parigi. Lo stesso Presidente della Federazione Vela Francese, Nicolas Hénard, ha ammesso in un’intervista a Tip & Shaft di avere fatto un’azione di lobbying in sede World Sailing. Con quale grande regata off- shore World Sailing sta tessendo un'intesa commerciale? La Volvo Ocean Race: una classe olimpica d'altura sarebbe la soluzione perfetta per World Sailing. Ecco perché il Finn non ha più futuro come classe olimpica. Ma quale sarà quindi la barca a chiglia per la prova olimpica offshore? In prima linea Jeanneau con un nuovo Sun Fast, Beneteau con i nuovi First ex Seascape, Dehler con un 30 piedi e l’L30 della slovena Oceantec. Ma nessuna decisione è ancora ufficiale, come ci ha raccontato il direttore di Beneteau Gianguido Girotti. “World Sailing non ha preso alcuna decisione su quale sarà la barca e anche noi siamo in attesa di avere maggiori specifiche dopo la votazione di Sarasota, potrà essere una nostra barca come quella di un altro cantiere, niente è scontato. Beneteau è stata contattata da World Sailing, noi come altri cantieri, quando è stato emesso un bando per una barca dedicata a un Campionato Mondiale Offshore, che era anche di una misura diversa da quella chiesta adesso, ma in quella fase non era stata presa alcuna decisione a proposito della classe olimpica da inserire”. E ha precisato oltre: “Il Finn è una barca meravigliosa, la contrapposizione è ovviamente spiacevole. Ma una cosa non si è detta e va sottolineata, chi pensa che una classe olimpica offshore sia una cosa poco atletica o per tutti si sbaglia. Avete mai seguito l’arrivo di una prova dei Figarò? Dopo 400 miglia di regata arrivano al traguardo con 20-30 secondi di distacco l’uno dall’altro. Avete mai lontanamente immaginato quanto spingano i figaristi in queste prove? Pensare che non ci sia una componente atletica forte nel chi fa la vela offshore al top è una cosa senza senso. Su questa futura classe olimpica ci andranno i migliori”. Sulla questione monopoli, la cui vicenda vi illustriamo di seguito, Girotti sembra avere una visione chiara e semplice: “La questione monopoli esiste, ma la cosa importante in ottica olimpica è che venga scelto un buon progetto, una barca sostenibile e adatta, la cosa importante non è chi la costruirà, nulla toglie che il singolo progetto possa essere costruito da più cantieri. Ed è giusto, e assolutamente normale, che World Sailing abbia chiesto un parere a molti cantieri”. La fine dei monopoli nelle classi olimpiche “Finalmente, dopo trent’anni bui, ce l’abbiamo fatta. Dal 2020 addio monopoli nelle classi olimpiche”, ci racconta soddisfatto Beppe Zaoli. Questo cosa significa? Che non potranno più esserci cantieri e produttori “esclusivisti” per le barche e le attrezzature delle classi olimpiche. E che i derivisti potranno scegliere gli scafi, le vele, gli alberi che vogliono. Questo si dovrebbe tradurre, come ci insegnano gli economisti, in una riduzione dei costi (in teoria). Una vera e propria rivoluzione in favore del libero mercato, avvenuta grazie agli italiani. Già, perché oltre a Zaoli (titolare della veleria Zaoli Sails), ad aver segnalato all’antitrust l’irregolarità in seno a World Sailing sono stati Luca Devoti (ex argento a Sydney sui Finn e titolare di Devoti Sailing) e il velaio Zaoli (nonché allenatore del 470 croato vincitore dell’oro alle ultime Olimpiadi) Andrea Mannini, tramite l’avvocato Giuseppe La Scala. “A parte nella classe Finn (a proposito, futura ex-classe olimpica: scopri perché, ndr) e nel 470”, spiega Zaoli, “in tutte le altre classi esistono situazioni di monopoli (Nacra, 49er, Laser tanto per citarne alcune, ndr), che vanno contro ai principi della vela olimpica. Adesso World Sailing, che nella riunione in Florida ha stabilito la liberalizzazione a partire dal 2020, è indagata per questa irregolarità”. Tra la segnalazione e la decisione della federvela mondiale è intercorso circa un anno: “Siamo stati molto determinati quindi abbiamo superato qualsiasi difficoltà. Tutti pensavano che fosse un bluff e ci sono stati momenti in cui non eravamo creduti a livello internazionale. E invece ce l’abbiamo fatta. Siamo riusciti a far cambiare una linea di prepotenza che durava da trent’anni”.