BARCOLANA
I racconti dentro la flotta
“La Barcolana non si più raccontare“, ci ha scritto un nostro lettore, Roberto Peri, “va vissuta, assaggiata come un formaggio, assaporata con un buon vino, sentita e ascoltata come il rumore del mare che si infrange sulle barche”. La prima volta a una Barcolana non si dimentica, è la regata che ogni velista deve fare almeno una volta nella vita. E quando l’hai finita pensi già alla prossima, come un’altra lettrice, Cristina Ribolla, che ci racconta: “Al risveglio, purtroppo, il letto è solo un letto, non una cabina. Il pavimento è fermo, nessun cigolio di bitta, non c’è bora. E senti già l’attesa della prossima Barcolana”. E’ stata la barcolana di tutti, ma anche quella dello scontro tra titani, tra il maxi di 87 piedi Spirit of Portopiccolo e il suo sfidante, il maxi 100 CQS Tempus Fugit. Per i fratelli Benussi su Spirit è stata la vittoria dell’orgoglio, quella di un equipaggio in larga parte triestino, alla seconda vittoria consecutiva, che ha avuto il merito di sapere gestire la pressione. Per il suo sfidante un secondo posto amaro ma con una regata sempre difficile, come ci ha raccontato il randista Andrea Casale: “Alla partenza della Barcolana con un 100 piedi è come essere con un Boeing che rolla sulla pista di partenza in mezzo a dei Cessna da turismo. Dopo la partenza ci siamo resi conto che il vento non calava come previsto e ci siamo trovati con una vela, il grande G2, poco adatta. Spirit ci ha passato sopravvento, loro avevano un vero Code 0 perfetto per l’andatura che noi non avevamo in corredo, ma detto ciò Spirit ha fatto una regata perfetta, bravi, complimenti a loro”.