Il Giornale della Vela

Come affrontare e vincere L’OCEANO

Davide Zerbinati racconta come ha preparato il suo Stadtship 54 per partecipar­e, con successo, alla ARC Plus. L’elettronic­a, l’energia di bordo, l’attrezzatu­ra, le vele e il meteo: in Atlantico nulla va lasciato al caso

- a cura di Mauro Giuffrè

L’Oceano è il sogno di molti velisti e c’è chi prima o poi riesce a raggiunger­e quest’obiettivo. Una traversata atlantica però è qualcosa che va preparata e studiata con cura, non si può improvvisa­re. Serve una buona barca, anche da crociera, attrezzata accuratame­nte per affrontare le peculiari condizioni meteo dell’Oceano fatte di Alisei, onda lunga e groppi, a volte, in succession­e. Condizioni che ci obbligano a rispolvera­re l’attrezzatu­ra “vintage” come i tangoni, molto utili sulle barche non plananti per ottimizzar­e andatura e velocità.

Se poi il salto atlantico lo si vuole fare in “compagnia” ci sono diverse possibilit­à, la più nota è la ARC, il rally atlantico, anche nella sua versione “Plus” divisa in due tappe, dalle Canarie a Capo Verde e poi fino a Santa Lucia. Il perito e progettist­a nautico Davide Zerbinati ci racconta la sua esperienza, con vittoria, proprio alla ARC Plus, affrontand­o il tema tecnico della preparazio­ne della barca. Fra l’altro una barca d’eccezione, la sua, lo Stadtship 54 AC Aluaka (16,45 m), autocostru­ita nel cantiere di famiglia, il Valle Scrivia.

PERCHÉ L’ARC PLUS?

“Dopo oltre 50.000 miglia con barche diverse, cercavo una nuova sfida. Inizialmen­te volevo fare una traversata in solitario, ma poi alla fine tanti amici e clienti mi dicevano “perchè non fai l’ARC?” e la suggestion­e ha preso campo. Ho scelto la versione Plus in quanto aveva più senso per un test della barca ed avere una tappa dopo poche centinaia di miglia fa un enorme differenza, rispetto alla ARC classica, dove se hai un problema dopo 500 miglia, sono dolori sia se devi tornare, sia se continui”.

ATTREZZATU­RA DELLA BARCA

“Il tangone è un accessorio fondamenta­le per ottimizzar­e il rapporto tra miglia percorse, velocità e avviciname­nto all’obiettivo. La vela di prua, sia un genoa, un gennaker o un code zero, deve essere ben salda: tra un onda e l’altra può sgonfiarsi e dare dei colpi tremendi a tutta l’attrezzatu­ra. Il tangone va montato per il genoa a circa 75 gradi della mezzeria. La scotta andrà in battuta sulla varea del tangone. Se possibile meglio sce

gliere un tangone leggero, in carbonio o nelle onde dovrete gestire un grosso peso perché oscilla come un pendolo a momenti alternati. Abbiamo anche creato un rinvio a prua per il retriver della randa, usando una pastecca fissata su una bitta. Utile installare diversi bozzelli in falchetta per fare punti di scotta diversi. Aboliti i grilli, solo legature con dyneema”.

Vele

“Robuste, anche laminate, l’importante è che abbiano protezioni anti sfregament­o. Se le vele hanno 10 anni, conviene cambiarle prima di fare l’Oceano. Per ridurre i problemi di usura le vele hanno dei rinforzi all’altezza delle crocette anche in funzione delle mani di terzaroli.

Noi a bordo oltre alle vele “bianche” avevamo: un gennaker avvolgibil­e da 220mq, utilissimo fino a 14kn ed in grado di muovere a 6Kn la barca con 8 di vento reale.

Poi un Code Zero usato, da battaglia, in Nylon, che abbiamo tangonato sia con la randa, sia con il fiocco, usando il boma come tangone creando due farfalle gemelle, per un giorno di poppa piena. Un secondo Code di riserva. In pratica un grosso genoa. Le vele le abbiamo cambiate anche 4 volte in un giorno. Pensandoci ora, uno spinnaker stretto di spalle da 2,2 once ci avrebbe aiutato”.

drizze

“Qui vale la pena investire. Conviene mettere doppie calze in dynema sulle zone soggette ad usura come i terminali delle scotte contro il tangone, le zone di lavoro sulle pulegge dell’albero e sui grilli. L’applicazio­ne deve essere meticolosa. Fondamenta­le avere drizze di ricambio sia per il genoa che per il gennaker e se si vuole risolvere ogni problema di usura si può creare una drizza esterna, con una pastecca grande e sovradimen­sionata in testa d’albero. Tra i nostri ricambi anche del nastro in teflon per drizze, da mettere nelle parti soggette ad usura”.

TROZZA E RIGGING

“La trozza lavorerà molto. Conviene che il perno di rotazione sia ben saldo. Noi abbiamo messo delle calze di dynema attorno per limitare ogni gioco. Il rigging va verificato attentamen­te, possibilme­nte con sartie nuove, e regolato anche con una prova in mare”.

BOZZELLI

“Per dimensiona­rli correttame­nte, scegliere una taglia superiore a quelli usati normalment­e. Molte barche hanno avuto bozzelli e pulegge all’ albero rotte, con conseguent­e perdita dell’uso delle vele”.

JACK LINE

“Indispensa­bili, noi ne abbiamo installato anche una centrale, tuttavia l’ARC prevede due jack line, una per passavanti”.

CONOSCENZA

“Una buona conoscenza della barca è indispensa­bile, molti partecipan­ti avevano una barca recente, comprata da due anni e non avevano ancora preso dimestiche­zza”.

TEST

“Aluaka è stata ben collaudata nei suoi 5 anni di vita e ha passato due estati in Atlantico, una nella costa del Portogallo ed una tra Madeira e Canarie. Questa scelta può essere un ottimo consiglio, in quanto non si arriva in fretta e furia alle Canarie stressando la barca.

Grazie alle attente statistich­e inglesi dell’Arc, risulta che circa il 70% ha una barca nuova o con meno di due anni. Personalme­nte, a meno di non averci navigato tanto, considero in parte un errore avventurar­si in Oceano se non si ha certezza e conoscenza del proprio mezzo, in particolar­e con vento teso e onda. L’onda è quella da saper domare.

Venendo da anni di Meltemi, nelle navigazion­i in Egeo, 30 Kn non ci spaventano, ma il paradosso è che in Oceano si naviga meglio con 20-30Kn di poppa che con 12-16Kn, in quanto l’attrezzatu­ra è molto più sollecitat­a dagli scossoni dati dalle onde quando la barca va piano. La velocità è la salvezza della barca”.

EQUIPAGGIO

“Conoscersi e rispettars­i è d’obbligo. Il numero ideale per una traversata sarebbe 6 persone per non avere turni notturni pesanti. La notte è lunga e se ci sono tante manovre è stancante per un equipaggio ridotto. Per chi affronta la traversata in coppia consiglio turni di 3 ore”.

Meteo e STRATEGIA

“La nostra strategia è stata una rotta diretta, la più corta, ma valutata sul meteo. Abbiamo ridotto le strambate restando al limite della zona con poco vento, sfruttando un mare più piatto. I groppi nascono nella seconda metà del viaggio, dove grazie al radar si possono ben visualizza­re tra le 12 e le 8 miglia. Questi possono essere sfruttati per far accelerare la barca per 15-20minuti, una volta valutata l’intensità a seconda della pioggia iniziale. Un po’ rischioso, ma se conosci la tua barca e sai che può reggere senza problemi dai 15 ai 30 kn non vi è nulla da temere. Di notte inoltre occorre sapere che vi è un effetto termico ed il vento aumenta di 5-10kn”.

IMMONDIZIA

“Per quanto possa sembrare banale, alla fine le bottiglie di plastica sono state tagliate a coriandoli e infilate nel canotto appeso dietro, ben in alto per non avere ritorno di cattivi odori, in alternativ­a va disposta nel gavone di prua. La frutta va lavata sul molo con bicarbonat­o e fatta asciugare, si conserva meglio”.

ACQUA, LUCE e GAS

“La maggior parte delle barche aveva un dissalator­e per l’approvvigi­onamento idrico. Per l’energia invece, i pannelli solari rendono relativame­nte essendo le giornate brevi ed il cielo spesso coperto. Anche l’eolico fatica, per il vento di poppa che crea un apparente minimo. L’ idrogenera­tore è la fonte rinnovabil­e migliore, ma la barca deve correre sopra i 7 kn.

Noi ogni due giorni accendevam­o il motore per caricare un 20 minuti le batterie con l’alternator­e di potenza, circa 60Ah a 24V. Non siamo mai scesi sotto il 10% dei consumi. Abbiamo consumato una bombola di gas da 3Kg in 20 gg, facendo 3 volte il pane ed una pizza”.

COMUNICAZI­ONE

Il sistema Iridium Go è dominante, in particolar­e con abbonament­o a Predict wind con dati illimitati a 100€ al mese. Si riesce anche ad usare What’s App e fare piccole telefonate. Ancora diffusa la radio ssb, ma difficile da settare per molti armatori.

TIMONE e PILOTA AUTOMATICO

“Molte barche hanno avuto problemi al timone o alla timoneria. Molti cuscinetti allentati. Di conseguenz­a se le barche erano soprainvel­ate o i piloti sottodimen­sionati ci sono stati problemi. Per le barche piccole sui 12m vi era un largo uso del pilota a vento, in genere per ragioni di spazio e assenza di batterie. Nessuno ha avuto problemi”.

CONSIDERAZ­IONI

“Avere una barca collaudata e ben preparata ha fatto una grande differenza.. A mio avviso è l’albero la parte più sollecitat­a, seguita dalle vele. Anche l’elettronic­a mostra i suoi limiti dopo un lungo ed intenso uso. Si dice che fare una traversata corrispond­a a 3-5 anni di usura della barca, rispetto alla crociera estiva Mediterran­ea.

Avendo visto che nella prima tappa ci sarebbe stato mare, i piatti sono stati cucinati prima e la stesa cosa è stata fatta per la LEG 2, dove ci sono stati ancora 3 giorni di vento e mare non previsti.

La barca non ci ha dato nessun problema, i check in coperta e sul rigging erano costanti, mattina e sera. E poi naviga bene, ottimo passo sull’onda, poco timone e buone medie. Tutto nella massima sicurezza. Un sentito ringraziam­ento al mio equipaggio e a tutto il team del Cantiere Valle Scrivia Srl che ha lavorato alla barca. Un grazie anche da Aluaka”.

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 ??  ?? Il tangone è un accessorio quasi fuori moda, ma in Oceano torna in voga ed è un aiuto indispensa­bile per le barche lente e non plananti, che con lui ottimizzan­o l’andatura e fanno meno strada.
Il tangone è un accessorio quasi fuori moda, ma in Oceano torna in voga ed è un aiuto indispensa­bile per le barche lente e non plananti, che con lui ottimizzan­o l’andatura e fanno meno strada.
 ??  ?? Aluaka naviga a farfalla con il genoa tangonato, la tipica andatura oceanica con vento forte quando serve andare “bassi” in poppa e fare meno miglia possibili.
Aluaka naviga a farfalla con il genoa tangonato, la tipica andatura oceanica con vento forte quando serve andare “bassi” in poppa e fare meno miglia possibili.
 ??  ?? A destra la scia di Aluaka con il dettaglio dell’idrogenera­tore a lavoro. Sotto il pulpito “Imbottito” per ridurre il logorio delle vele di prua.
A destra la scia di Aluaka con il dettaglio dell’idrogenera­tore a lavoro. Sotto il pulpito “Imbottito” per ridurre il logorio delle vele di prua.
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 ??  ?? Lo Stadtship 54 Aluaka di Davide Zerbinati, lungo 16,45 m e largo 4,5 m, progetto Van De Stadt, varato nel 2014, è costruito in alluminio con uno scafo di 7 mm. Sotto il radar con il dettaglio dei groppi in movimento durante la notte.
Lo Stadtship 54 Aluaka di Davide Zerbinati, lungo 16,45 m e largo 4,5 m, progetto Van De Stadt, varato nel 2014, è costruito in alluminio con uno scafo di 7 mm. Sotto il radar con il dettaglio dei groppi in movimento durante la notte.
 ??  ?? Al riparo della “tuga vetrata” di Aluaka, scende la notte, ma dalla zona degli strumenti, all’asciutto, si può osservare cosa succede fuori.
Al riparo della “tuga vetrata” di Aluaka, scende la notte, ma dalla zona degli strumenti, all’asciutto, si può osservare cosa succede fuori.
 ??  ?? Davide Zerbinati, perito e costruttor­e navale apprezzato in Italia e non solo, a bordo di Aluaka durante la Arc Plus.
Davide Zerbinati, perito e costruttor­e navale apprezzato in Italia e non solo, a bordo di Aluaka durante la Arc Plus.
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