Il mistero del trimarano scomparso: cosa è successo davvero a Ad Maiora
Parte per la Middle Sea e poi scompare. Viene ritrovato in Libia
La scomparsa del trimarano Ad Maiora di Bruno Cardile che ha vagato per il Mediterrraneo sud è stato il giallo velico dell’inverno. Ora il mistero si è risolto grazie ad un poliziotto libico che il il 6 gennaio ha ritrovato i resti del trimatrano sulla spiaggia vicino Bengasi, in zona di guerra, ed infatti è stato scambiato da qualcuno per un aereo da guerra turco. Con il rischio di un incidente diplometico. La vicenda ha tenuto banco sul web per tre mesi e vale la pena di raccontarla.
Partiamo dall’inizio. È il 19 Ottobre e dalla Valletta, Malta, prende il via la Rolex Middle Sea Race. Bruno Cardile a bordo del suo multiscafo, l’ORMA 60 Ad Maiora, taglia la linea di partenza alle ore 11:14. Con lui a bordo si trovano Attilio Miccichè, Gertjan Andel, Matteo Lureschi, Fabrizio Volpi.
I primi giorni di regata sono caratterizzati da condizioni meteo favorevoli. Ma al passaggio di Favignana la situazione comincia a cambiare. Il vento sale a 35/45 nodi ed è proprio in questo tratto che per Ad Maiora cominciano i problemi. Il 22 ottobre alle 15 lo scafo di sinistra cede. Una profonda crepa proprio all’altezza delle lande col passare del tempo diventa sempre più critica. È necessario abbandonare la barca.
Alle 18 Cardile è l’ultimo ad abbandonare Ad Maiora, si getta in acqua per salire sull’unità della Guardia Costiera di Lampedusa. Lui ed il suo equipaggio vengono così portati a Lampedusa, dove aspetteranno che le condizioni meteo marine risultino favorevoli al recupero dell’imbarcazione.
Al lancio del Mayday, l’armatore di Ad Maiora ha ponderato la possibilità della malafede di qualche ipotetico “furbetto” che avrebbe potuto, una volta alla deriva, salire a bordo del multiscafo e rivendicare così il diritto del recupero del mezzo. Per questo Cardile poco prima di sbarcare ha acceso il suo PLB personale per poi lasciarlo parzialmente nascosto a bordo dell’imbarcazione. Una volta a terra lo skipper ha preso contatti con l’organizzazione della regata per far oscurare al pubblico dominio quale fosse la posizione di Ad Maiora.
A questo punto la barca è sparita da possibili occhi indiscreti, ma non da quelli del suo proprietario. Tramite un link riservato Cardile può seguire lo scarroccio di Ad Maiora su Traking di Yellow Brick, mentre con il SAR di Roma, tramite la Capitaneria di Lampedusa tiene traccia anche del suo PLB.
Il 25 ottobre su Yellow Brick arriva un segnale di Hight Priority Alert. Indica che Ad Maiora sta navigando con una velocità fino a raggiungere gli 8 nodi.
Nasce il giallo. Si ipotizza che degli “sciacalli” abbiano rubato la barca e, una volta smontata l’apparecchiatura elettronica di valore, l’abbiano imbarcata su un secondo mezzo per portarla a terra e, durante il tragitto, abbiano provato a spegnere lo YB, lanciando così i segnali di allarme e lasciando lo scafo, ormai privo del materiale elettronico, nuovamente alla deriva.
Cardile si precipita a Malta per intercettare l’imbarcazione, che per rotta stimata starebbe puntando verso Gozo e, ammettendo che fosse proprio Ad Maiora a spostarsi secondo i dati dello YB, organizzarne il recupero.
La barca viene avvistata e fotografata da alcuni pescatori intorno al 6 novembre, alla deriva 12 miglia vicino a Lampedusa. Cardile va immediatamente sul posto e organizza una battuta per ritrovare Ad Maiora intorno al punto segnalato, ma purtroppo senza successo.
La barca prima dell’avvistamento era andata probabilmente a scogli sull’isolotto di Lampione, distruggendo definitivamente lo scafo di sinistra. In queste pessime condizioni la barca è poi andata alla deriva per settimane incontrando burrasche con venti anche fino a 50 nodi nel canale di Sicilia.Intorno al 20 novembre Ad Maiora viene nuo
vamente avvistata a 20 miglia SO di Malta da un aereo militare maltese. La barca è quasi irriconoscibile, ha perso anche l’intero scafo di destra, avvistato a 10 miglia di distanza da quello centrale. Anche in questa occasione è stata pianificata un’operazione di recupero, ma le durissime condizioni meteo in arrivo con venti ad oltre 40 nodi, hanno impedito per giorni e giorni qualunque sortita in mare.
Nessun altro avvistamento è poi stato fatto fino al ritrovamento in Libia il 6 gennaio. Quando, dove e da chi non si sa, ma la barca è stata totalmente depredata: hanno portato via letteralmente tutto, inclusi winches, tutto il cordame e perfino il WC elettrico. Nulla è rimasto a bordo e sono stati lasciati aperti tutti gli oblò per farla affondare.
È il triste epilogo di una barca leggendaria: Ad Maiora era un trimarano di 20 metri della classe ORMA 60, varato nel 1988 col nome di Fleury Michon IX. Aveva iniziato la sua “nuova vita” nel 2018, dopo un refitting integrale. In passato era appartenuta a due grandi velisti francesi: Florence Arthaud e Philippe Poupon. Nel 2019 il trimarano ha vinto in reale la Brindisi-Corfù.
per tre mesi il trimarano fantasma naviga in Mediterraneo, si ipotizza che sia stata rubata da sciacalli per depredarla. Viene ritrovata su una spiaggia libica. A bordo non c’è più nulla