Identikit di un ecoporto
Cosa vuole dire sostenibilità per un marina? Lo racconta Matteo Ratti, direttore del Marina Cala de’ Medici. Tra colonnine intelligenti anti-spreco e manutenzione green
Sta avendo un grande successo la campagna “EcoMarina 2020” promossa dalla nostra associazione Medplastic, con cui stiamo censendo tutti i porti italiani e non solo alla ricerca di quelli che davvero hanno a cuore l’ambiente (la lista degli ecoporti è su www.medplastic.org). Cosa significa “ecosostenibilità”, quando si parla di strutture portuali? Per spiegarlo c’è bisogno di un buon esempio. Come quello di Marina di Cala de’ Medici, che da tempo investe su soluzioni “green” e su ricerca e sviluppo: ne abbiamo parlato con l’AD e direttore del porto Matteo Italo Ratti. Come può un porto diventare “eco”? “Innanzitutto aumentare il proprio ‘peso specifico’ per orientare le decisioni delle istituzioni, a cui spetta riconoscere e incentivare il lavoro dei marina in ricerca e sviluppo sostenibile. Come fare? Noi abbiamo costituito un Consorzio con il Marina di Salivoli, il Porto di Viareggio, il Porto della Chiusa e Rio Marina (Marine della Toscana, ndr). è l’unico strumento giuridico, quello consortile, per fare davvero rete e disporre di mezzi economici per investire in sostenibilità”.
Scendiamo più nello specifico… “Partiamo da uno studio che il Marina Cala de’ Medici ha commissionato e che è lieto di condividere con le strutture del consorzio: è per una colonnina “intelligente” ultrasofisticata (dispone anche di connessione internet). La colonnina non si occupa soltanto di erogare e conteggiare la corrente, ma anche di razionalizzazione. Se la barca ormeggiata collegata alla colonnina non ha più bisogno di corrente, questa non viene più erogata. Risparmiando così i watt che venivano erogati inutilmente dalla colonnina tradizionale se rimaneva il cavo della 220. Se moltiplichiamo i pochi W per tutte le barche ormeggiate in un porto, il risparmio è notevole! La colonnina non si occupa soltanto di razionalizzare l’energia elettrica, ma è anti-spreco anche quando si tratta dell’erogazione di acqua, modulando la pressione in modo intelligente. Se uno si fa la doccia in banchina con la manichetta al massimo, dopo due minuti si blocca: idem quando si decide di lavare la barca. Più pressione, meno durata”.
Un porto spende anche il 25% del fatturato in manutenzione. Avete lavorato in chiave “green” anche sotto questo aspetto?
“Assolutamente si. Mi lasci fare qualche esempio: le banchine di cemento armato, che prima erano ricoperte da una protezione di legno Iroko, deteriorabile e deteriorato, ora sono rivestite di una gomma ricavata da pneumatici riciclati al 100%. Dura di più, costa meno rispetto al legno ed è perfettamente ecologica. I pontili in legno li trattiamo con impregnanti il più possibile “green”, come le vernici all’acqua. Stiamo poi provvedendo a sostituire le fioriere in finto coccio sulle nostre banchine con dei vasi in cemento impastato con fibre di vetroresina riciclata. Ne abbiamo già sostituiti un quarto e in pochi anni... addio vasi di plastica”.
Ritorniamo sul risparmio energetico.
“Un’operazione importante che abbiamo concluso è il passaggio integrale al LED per quanto riguarda l’illuminazione portuale. Non è stato semplice: provi lei a cambiare 5.000 lampadine in giro per il porto, dagli uffici alle colonnine!”. E.R.