Il Giornale della Vela

Cento miglia sul “plasticata­marano”

L’eco-impresa di tre amici romagnoli: hanno navigato da Rimini a Venezia su un catamarano fatto con 3.000 bottiglie di plastica. Ecco perché

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IL PRIMO JIB FURLER SENZA PROFILO

Cento miglia a bordo di un catamarano costruito con 3.000 bottiglie di plastica. Chi si sofferma sul senso esclusivam­ente marinaresc­o dell’impresa (“che vuoi che siano cento miglia!”) non ha capito lo spirito di questa avventura.

IL MAL DI PLASTICA

Che il nostro mare sia pieno di plastica a Stefano Rossini (giornalist­a), Matteo e Pietro Munaretto (rispettiva­mente tecnico radio tv e agente di polizia municipale) non va proprio giù. Anzi, per loro è proprio un… Mal di Plastica. Proprio così si è chiamato il loro progetto “per sensibiliz­zare al problema della plastica usa e getta e la sua dispersion­e in mare”, chiamato, appunto, Mal di plastica. “Abbiamo pensato di trattare questo tema così importante con molta ironia e con una folle impresa”, come ci hanno raccontato.

Ovvero? “Costruire un catamarano di circa sei metri per tre interament­e con materiale di recupero, principalm­ente bottiglie di plastica raccolte dagli alunni di alcune scuole elementari del riminese, che hanno ricevuto in cambio una borraccia di alluminio”. L’intenzione era quella di navigare a bordo del catamarano da Rimini a Venezia, su un percorso di 95 miglia: impresa compiuta. “Otto mesi di intenso lavoro, oltre 3000 bottiglie di plastica raccolte, una quantità indefinita di materiale raccolto qua e là e…un mare di amici”.

UN CAT RICICLATO

E Mal di Plastica era pronto a partire, da Rimini. Un catamarano home-made da Stefano, Matteo e Pietro lungo sei metri e largo tre, con i due scafi composti da gabbie di legno (recuperate da pallet) riempite con reti (da pesca) piene di bottiglie. Un armo da Tridente (barca scuola molto diffusa in Romagna) con vele realizzate con scarti di tende da sole. I timoni sono stati realizzati con vecchie assi da edilizia, rendendo il cat riciclato al 100%. La propulsion­e, oltre che alle vele, era affidata a un motore a pedali e a un fuoribordo da 6 cavalli. L’impresa è stata compiuta in cinque giorni (tra peripezie varie, come il motore rotto e la scelta di navigare sul Po per evitare il mare grosso), con arrivo a Venezia accolti da una folla di curiosi. “Abbiamo fatto parlare di noi e del problema della plastica in mare. Siamo soddisfatt­i. Torniamo a casa abbronzati e felici”.

 ??  ?? Stefano Rossini, Matteo e Pietro Munaretto a bordo del catamarano autocostru­ito Mal di Plastica appena partiti da Rimini.
Stefano Rossini, Matteo e Pietro Munaretto a bordo del catamarano autocostru­ito Mal di Plastica appena partiti da Rimini.
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 ??  ?? La costruzion­e di uno scafo di Mal di Plastica, con gabbie di legno riempite di bottiglie contenute in scarti di reti da pesca.
La costruzion­e di uno scafo di Mal di Plastica, con gabbie di legno riempite di bottiglie contenute in scarti di reti da pesca.
 ??  ?? In navigazion­e tra Porto Garibaldi e Porto Barricata.
In navigazion­e tra Porto Garibaldi e Porto Barricata.
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