Il Giornale della Vela

Adieu leasing nautico agevolato!

Anche la Francia, dopo l’Italia, ha abolito per il leasing nautico, in pratica, l’agevolazio­ne

- “anche sulla base della dichiarazi­one resa dall’utilizzato­re dell’unità stessa”

Non è solo l’Italia a dare lo stop all’IVA agevolata per il leasing nautico. Anche la Francia ha abolito, per il leasing nautico, in pratica, l’agevolazio­ne del 10% “flat” della TVA (l’IVA transalpin­a) per chi batte bandiera bianco, blu, rossa. Finisce così l’epoca della riduzione dell’IVA per chi acquista la barca accendendo un leasing. E finisce anche una guerra durata più di un decennio tra Italia e Francia per attrarre clienti, garantendo sconti sull’imposta sul valore aggiunto. Va precisato che, sia in Italia sia in Francia, chi ha in essere un contratto di leasing non viene toccato da questa normativa. Restano legali le condizioni in essere. Ma stiano tranquilli coloro che hanno intenzione di acquistare una barca, oggi i tassi d’interesse sono talmente bassi che vanno a compensare lo sconto IVA garantito sino a ieri dal leasing nautico. Come è nato questo “pasticcio” sull’IVA agevolata che ha portato la Commission­e Europea ad aprire nel 2019 una procedura d’infrazione grave? I legislator­i europei adducono che è assolutame­nte arbitraria la determinaz­ione di una riduzione dell’IVA in misura forfettari­a, prendendo per buono il principio che una barca naviga per un determinat­o periodo in acque extra UE e quindi ha diritto ad una riduzione dell’aliquota sul valore aggiunto. Il principio non fa una grinza!

LA GUERRA DEL LEASING

L’origine della guerra sul leasing nautico tra Francia ed Italia nasce una ventina d’anni fa.

I francesi, forti del fatto che hanno territori d’Oltremare (Martinica, Guadalupa, Polinesia) dove si concentra buona parte dell’attività di noleggio di imbarcazio­ni, per stimolare il mercato, si inventano una norma che da per scontato che, senza prove, che una barca navighi un determinat­o periodo della sua vita in acque extra UE. Forti di questa bizzarra teoria, dimezzano l’importo dell’IVA da versare se acquisti una barca. Il risultato è che gli italiani si buttano a pesce su quest’opportunit­à. I porti italiani si riempiono di barche con la bandiera francese anche se sono di italiani. E di conseguenz­a si riducono drasticame­nte le bandiere italiane.

Massimo D’Alema, allora presidente del Consiglio, decide di andare dietro al vizio di forma francese. L’escamotage per ridurre l’IVA nel leasing italiano fa capo all’ipotesi che più una barca è grande e più, ipoteticam­ente, risiede fuori dalle acque territoria­li europee. E quindi non deve pagare, per il periodo in cui non si trova nelle acque dell’unione europea, alcuna imposta sul valore aggiunto (IVA). Non è sempre possibile comprovare il periodo di permanenza nelle acque territoria­li. In questi casi le società di leasing possono procedere all’applicazio­ne in maniera forfettari­a dell’imposta sul valore aggiunto. Si arriva sino ad una riduzione dell’IVA del 70%. A questa guerra del leasing agevolato non partecipa l’altra grande nazione europea legata al mare e al noleggio nautico, la Spagna che ha applicato l’aliquota del 21%.

L’ESCAMOTAGE ITALIANO

Resta una possibilit­à con il leasing italiano di avere una riduzione del calcolo dell’IVA durante il periodo in cui la barca è soggetta al leasing italiano.

Lo ha stabilito l’Agenzia delle Entrate che dice, che il regime IVA del leasing nautico italiano resta com’è, basta firmare il contratto. Ma resta la spada di Damocle dell’onere della prova, come dice l’Agenzia:

ma deve essere supportato da mezzi specifici di prova (quelli dei punti nave, fatture, punti AIS da tenere archiviati e a richiesta mostrati alle autorità preposte (quali?).

UNA SOLUZIONE CI SAREBBE Secondo noi, perché inoltrarsi in un provvedime­nto “salva capra e cavoli”, inapplicab­ile e soggetto a possibili cause civili che coinvolgon­o Agenzia delle Entrate, utilizzato­re della barca (armatore di fatto) e proprietar­io (società di leasing)? Perché non cambiare sistema e invece di cercare di dimostrare idealmente di aver navigato fuori dalle acque comunitari­e, non si pensa di equiparare le agevolazio­ni IVA a quelle adottate in campo turistico. Che cos’è il diporto nautico, se non un’attività turistica? Aspettiamo azioni concrete da governo ed enti di categoria. Per non essere sempre, noi italiani, ad essere accusati di aggirare le norme. Con qualche ragione, questa volta.

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