Le prestazioni contano
GRAND SOLEIL 44 Grand Soleil vuole tornare a vincere in regata e per farlo ha scelto la matita di Matteo Polli, ma il nuovo 44 non è solo questo, dietro l’aspetto sportivo al suo interno si cela un’anima cruiser
sull’acqua e volumi che andranno in immersione man mano che la barca inizierà a sbandare con l’aumento del vento, come abbiamo potuto constatare anche durante la prova.
Una barca dotata comunque anche di volumi importanti, definiti dalla larghezza e dal bordo libero, questo per evitare di avere una filosofia orientata solo alla regata ma che possa garantire la comodità che serve in crociera, anche grazie agli interni firmati da Nauta Design.
Verrà prodotta in due versioni, la Performance e la Race, che non avranno alcuna differenza da un punto di vista costruttivo. Si differenzieranno invece per il piano velico, per il layout delle manovre, e per le differenti opzioni di chiglia. Sei winch per la Race, 4 per la Performance posizionati a ridosso della timoneria e con la possibilità di attrezzarla anche con fiocco autovirante. All’interno la Race ha in dinette degli spazi di stivaggio più ridotti per contenere il dislocamento generale.
A VELA
Confortevole. Questa è la prima sensazione che abbiamo sentito al timone del Grand Soleil 44. Dove confortevole in questo caso è l’impressione di timonare con semplicità una barca performante.
Le condizioni della nostra prova erano interessanti, vento intorno ai 12 nodi di reale, leggermente rafficato. Abbiamo navigato sia di bolina con randa e fiocco, che al traverso/lasco sotto Code Zero.
Le velocità registrate sono state tra i 7,3-7,5 di GPS a circa 25° di angolo apparente, intorno ai 6,7 orzando di più, il tutto sempre con 12 di vento reale.
Con Code Zero abbiamo navigato in una forbice che andava dagli 8,3 ai 9 di gps a circa 60° di angolo apparente. Poggiando gradualmente fino ai 100 gradi le velocità sono scese, anche perché il Code non è una vela da lasco, senza però andare mai sotto i 6,5 nodi.
Numeri che complessivamente identificano l’indole sportiva della barca, anche in considerazione del fatto che le vele della prova erano più orientate alla crociera che alla regata. Con un “vestito” da vero racer la sensazione è che questa barca condotta bene possa certamente dire la sua in regata e andare quindi a centrare uno degli obiettivi per cui è stata concepita dal cantiere e dal progettista.
Al timone è precisa nelle correzioni e sotto raffica sbanda gradualmente fino ad appoggiarsi al ginocchio di poppa, a quel punto l’inclinazione della barca si arresta o aumenta in maniera ancora più lenta, restituendo una grande sensazione di stabilità, e accellerazione, non appena la lunghezza al galleggiamento aumenta. Particolari che ci danno l’idea di un progetto complessivamente equilibrato. Positiva l’impressione sul layout delle manovre: il layout a 6 winch, ottimo il dimensionamento, con randa alla tedesca è un “classico” che non sbaglia mai. La scotta randa corre a scomparsa, in generale c’è tutto quanto serve per manovrare la barca al meglio e tutto è in posizione corretta.
Se da un lato il layout a sei winch è la migliore soluzione per l’utilizzo in regata, volendo può essere utilizzato anche in crociera in quanto garantisce un ordine delle manovre superiore rispetto al layout con due winch in meno. Il pilota automatico del resto ormai sulle barche moderne è uno strumento affidabile ed efficiente, fare qualche passo verso un winch per regolare una vela non è un dramma se ci guadagnamo in funzionalità delle manovre.
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