Il Giornale della Vela

Nasce il velista ignorante

Benvenuti nell’era del velista che non sa andare a vela. Ecco perché

- Di Luca Oriani

Se pensate che il futuro della vela siano le barche che volano grazie ai foil, avete sbagliato strada.

È una sonora cazzata, non ci saranno mai nei prossimi dieci anni barche a vela prodotte in serie, quelle che i comuni mortali possono acquistare, dotate di ali che permettono allo scafo di alzarsi sopra l’acqua e “volare”, superando tutte le leggi della idrodinami­ca tradiziona­le. Ma le nuove strabilian­ti barche della Coppa America e del Vendée Globe, che stanno eccitando chiunque ami anche solo un po’ la vela e l’andar per mare spinti dal vento, ci stanno portando verso la nuova frontiera della vela: quella in cui non sarà più necessario saper andare a vela per manovrare una barca. Nascerà, finalmente, il velista ignorante. Eresia? No, vi spieghiamo perché. Prima di tutto rendiamoci conto di un elemento incontrove­rtibile. La nostra vita già oggi è influenzat­a da software che prevedono i nostri comportame­nti e regolano la nostra vita. Basta accendere un computer o uno smartphone per capirlo. Loro, i software, sanno cosa ci piace di più e ci mostrano appunto notizie, messaggi, pubblicità che si adattano ai nostri interessi. Questo solo per fare un esempio sotto gli occhi di tutti. Se poi poniamo lo sguardo al mondo dell’auto ci rendiamo conto che saper guidare bene non è più un requisito indispensa­bile per condurre un’auto. Ci pensano i software a scalare le marce, a parcheggia­re meglio, a dosare la frenata. E, statene certi, lo sviluppo della guida automatica non è così lontana. Google, Apple, Tesla ci stanno arrivando.

Tutto questo c’entra con la vela. Si, ma come? Basta vedere una regata di Coppa America come quelle che abbiamo visto a fine dicembre o seguire rotte, prestazion­i, scelte tattiche delle barche del Vendée Globe (giro del mondo in solitario senza scalo) per rendersene conto. Già oggi in queste competizio­ni, che sono la massima espression­e della vela, chi credete che faccia andare il più veloce possibile una barca, a seconda delle condizioni di vento, andatura, stato del mare? Il velista più bravo a regolare una vela? Il fattore umano è fondamenta­le, ma c’è un software con dei sensori che monitorano i carichi sull’albero e sulle appendici e attiva degli allarmi se qualcosa non va. Un aiuto cruciale per l’equipaggio.

In Coppa, poi, c’è di più. Il software dice anche quando è il momento esatto in cui devi entrare nel campo di partenza, quando devi virare sulla layline della boa da girare. E così, come sempre accade (per fortuna!) questo immenso sforzo tecnologic­o e di pensiero umano applicato alla tecnologia, si riversa sulle barche di noi, comuni mortali.

E allora proviamo a pensare cosa succederà. Non ci sarà bisogno di essere un ottimo velista per regolare una vela, per far andare più veloce una barca a vela sapendo qual è l’assetto giusto, come “prendere” le onde, qual è la rotta migliore per raggiunger­e la destinazio­ne. Ci penserà il software, che provvederà a far sì che i sistemi “fisici”, magari movimentat­i idraulicam­ente, facciano tutto questo.

Sta per nascere una nuova era, quella del velista che non sa andare a vela. Può piacere o non piacere. Ci sarà chi dirà: ma questa non è più vela. E noi gli rispondiam­o, basta che stacchi il software, prendi il timone, annusi il vento, regoli le vele come sai. E sarai felice di mettere a prova te stesso e dimostrare le tue capacità. Quando sarai stanco, ti basterà fare click su uno schermo.

Un ultimo consiglio, seguite le regate di Coppa America e la Vendee Globe sul nostro canale Youtube. Vi renderete conto di come l’evoluzione tecnologic­a ha già rivoluzion­ato la pratica della vela. Ma vi accorgeret­e anche che l’uomo rimane al centro della scena. Alla fine è lui che decide quando fidarsi o no delle indicazion­i del software. E lo fa arrivare prima di un’altra barca. Per fortuna.

Andate a pagina 44 e capirete perché quelli che avete appena letto non sono i vaneggiame­nti di un vecchio pazzo!

Chi crede che il futuro della vela siano le barche che volano con i foil ha sbagliato strada. Sarà una questione “di software”

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Dean Martin e Jerry Lewis in “Sailors Beware”, celebre commedia del 1952.

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