Il Giornale della Vela

Il doppiaggio di Capo Horn di Pedote

Ha fatto segnare il miglior tempo della vela italiana al Vendée sul passaggio di Capo Horn, e lo ha fatto ammettendo la più naturale delle emozioni, la paura

- Mauro Giuffrè

Se ripensiamo a tutte le volte che abbiamo parlato con Giancarlo Pedote nei mesi precedenti alla partenza ci viene in mente una cosa: lo abbiamo sentito sempre concentrat­o, razionale, prudente e determinat­o come non mai. La sensazione oggi è che lui fosse già partito per la regata, la sua testa era già in modalità Vendée Globe da tempo e stava studiando ogni più piccolo dettaglio per presentars­i alla linea di partenza più importante della sua vita. Pedote ha portato la vela italiana dove mai era stata: a doppiare Capo Horn in nona posizione al Vendèe Globe (giro del mondo in solitario senza scalo a bordo di IMOCA 60). Lo ha fatto con il tempo di 57 giorni 11 ore 52 minuti, ad oggi il riferiment­o migliore nella storia dell’Italia al giro del mondo senza scalo e assistenza. Nessuno degli italiani che hanno partecipat­o a questa mitica regata era riuscito a fare così bene, e questo è già storia. Eppure Giancarlo alla classifica, negli Oceani del Sud, ci ha pensato solo il giusto.

Il suo viaggio nel Southern Ocean è stato quasi una navigazion­e introspett­iva, alla scoperta dei propri limiti e delle proprie paure, per conoscerli ed esorcizzar­li. Un viaggio per mettersi alla prova, per testare il proprio rigore di skipper che prima di tutto deve pensare a portare la barca al traguardo, perché se all’arrivo non ci torni non sarai neanche in classifica. “Prima di partire per il Vendée Globe la paura era di non riuscire a montare quest’impresa, di essere un padre agli occhi dei miei figli che non è riuscito ad andare

a fondo a quel desiderio di fare il giro del mondo. Di ritrovarmi a metà, sospeso come un babà. Oggi la mia paura è non terminare il giro, oppure banalmente non tornare a casa dalla mia famiglia a causa di un incidente. La paura è salita a bordo di questa barca con me, non appena ho mollato le cime da Le Sables d’Olonne. Le paure sono tante e di varia natura. Perdere la vita, perdere la barca, perdere la fiducia dei miei sponsor e quindi perdere il lavoro” ha raccontato Giancarlo in uno dei suoi diari di bordo.

Ed ecco che in queste righe esplode tutta l’umanità dello skipper e il “dramma” che i solitari vivono durante una regata come il Vendée Globe. Il dramma umano di essere lacerati tra la legittima voglia di prendere parte a una delle competizio­ni più incredibil­i che ci siano nel mondo dello sport, e l’altrettant­o legittima preoccupaz­ione di affrontare qualcosa che è molto più grande di loro.

“Mi sono fatto un tè per festeggiar­e l’arrivo del 2021, che se tutto va bene, mi condurrà a casa. Sorseggian­do il mio tè, tra mille rumori e colpi che fanno saltare la barca, ho comunque voluto trattenere le sensazioni dell’Oceano Pacifico del Sud, perché non è un luogo comune, un luogo che capita spesso di frequentar­e. Innanzitut­to il caldo del tè che scende dentro di me e mi riscalda. Fa freddo. Un freddo che non ho mai sentito prima.

Più ti avvicini all’Antartide, anche se abbiamo un limite circa al 56° Sud, e più senti come l’acqua abbia una consistenz­a diversa. Quando sbatte sugli oblò, è come se fosse più dura, senti un rumore più sordo. Per non parlare dell’aria che è sempre più compatta e i 15 nodi che a volte non sono sufficient­i per far decollare la barca nel golfo di Guascogna, qui ti fanno partire in surf mostruosi, perché l’aria fredda ha delle molecole più compatte e quindi spinge di più…” ha raccontato Pedote al passaggio del nuovo anno.

E allora per una volta non ci importa davvero cosa succederà alla classifica. Ci godiamo il Capo Horn di Giancarlo, ci godiamo questo momento della vela italiana forse inatteso ma proprio per questo ancora più speciale. Ci godiamo le emozioni genuine di questo ragazzo di 45 anni, compiuti proprio durante la regata, che ha consacrato tutta la sua vita profession­ale e famigliare a questo sogno. Compliment­i Giancarlo, e grazie per tutta la tua umanità, dopo un anno così difficile ne avevamo bisogno.

“Negli Oceani del Sud l’aria è più compatta e bastano 15 nodi per partire in surf mostruosi”

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 ??  ?? Giancarlo Pedote, 45 anni da Firenze e unico italiano al giro del mondo in solitario senza scalo, mostra il cartello con il suo passaggio a Capo Horn. La faccia è provata e solcata dalle rughe.
Il mitico Capo Horn Pedote non ha potuto vederlo perché è passato distante e con mare in tempesta.
Giancarlo Pedote, 45 anni da Firenze e unico italiano al giro del mondo in solitario senza scalo, mostra il cartello con il suo passaggio a Capo Horn. La faccia è provata e solcata dalle rughe. Il mitico Capo Horn Pedote non ha potuto vederlo perché è passato distante e con mare in tempesta.
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 ??  ?? In alto Prysmian Group di Pedote, Imoca foiler di penultima generazion­e. Sotto Pedote a lavore al coffee grinder. Lo skipper toscano ha dosato molto le energie proprie e della barca negli Oceani del Sud, agendo da buon marinaio ma rimanendo comunque sulla scia dei migliori.
In alto Prysmian Group di Pedote, Imoca foiler di penultima generazion­e. Sotto Pedote a lavore al coffee grinder. Lo skipper toscano ha dosato molto le energie proprie e della barca negli Oceani del Sud, agendo da buon marinaio ma rimanendo comunque sulla scia dei migliori.

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