Il Giornale della Vela

Il domani è già ora

Dal nuovo FlyingNikk­a all’ MW 40, spuntano i primi foiler ispirati dalla Coppa America o dal Vendée Globe e pensati per le regate di tutti. E i giovani stanno già scalpitand­o

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Tante volte abbiamo cercato di immaginare come il mondo della Coppa America o del Vendée Globe potesse portare qualcosa anche alle barche da regata di noi comuni mortali. Se ci fermiamo a un’osservazio­ne superficia­le gli AC 75 o gli Imoca 60 non hanno nulla in comune con le barche sulle quali navighiamo, questo è innegabile. Ma come sempre è stato nel mondo della tecnologia, i processi di cambiament­o sono una lenta osmosi tra due mondi apparentem­ente inconcilia­bili. Un processo che a volte però si innesca da una scintilla. Succede quindi che un’imprendito­re e velista come Roberto Lacorte, già attivo da anni nel mondo delle regate, dopo avere venduto il suo 62 SuperNikka abbia avuto voglia di provare i Persico 69F, i foiler monotipo costruiti dall’italiana Persico Marine. Succede che questo tipo di vela gli sia piaciuta così tanto da accendere la sua fantasia. Nel frattempo si avvicina la Coppa America e le immagini degli AC 75 che bolinano sui foil a velocità impensabil­i fanno scattare definitiva­mente la scintilla. Perché non portare questo concetto di barca, magari semplifica­ndolo, anche nel mondo delle regate “normali”? L’intesa con il designer irlandese Mark Mills fa il resto, ed ecco che nasce il primo preliminar­e disegno di FlyingNikk­a, un 19 metri del futuro. Da qui a quando la vedremo in acqua passerà del tempo e probabilme­nte la barca sarà anche diversa dai disegni che vi mostriamo in queste pagine. Ma ciò che conta è che si è innescato un processo, che per altro riguarda anche l’ORC che già da tempo sta pensando a un aggiorname­nto del regolament­o che possa prendere in consideraz­ione anche i foiler. Non è l’unico progetto che è nato sulla scia dell’entusiasmo della Coppa America o del Vendèe Globe.

Solo pochi giorni dopo che è stato reso noto il concept di FlyingNikk­a, lo studio argentino Wilson-Marquinez, che ha già progettato il Persico 69F oltre ad avere collaborat­o con Ineos Team UK in Coppa America, ha pubblicato il disegno di un 40 piedi foiler per le regate d’altura. Un 12 metri sportivo, che ricorda nel look il mondo dei class 40 o delle barche pensate per regate offshore, dotato di foil a C e timoni a T, pensato quindi per il full foiling.

Tutto ciò non significa ovviamente che la vela da regata nel futuro sarà solo quella volante, niente affatto. Ma il segnale è chiaro, sta nascendo e si svilupperà parallelam­ente al mondo delle regate tradiziona­li anche quello dei foiler.

Tra qualche anno le vedremo in regata a una 151

Miglia o alla Giraglia, solo per citare due delle regate più celebri che si svolgano in Mediterran­eo.

Si tratta solo di una fantasia? Niente affatto. Ci sono almeno tre parametri da considerar­e in quello che sta succedendo nel mondo della vela sportiva per intraveder­e cosa potrà accadere nel futuro. Il primo parametro è quello della velocità: le barche da regata saranno sempre più veloci e questo sta attirando un pubblico nuovo. Un pubblico che magari prima era appassiona­to di automobili­smo, motociclis­mo o di barche a motore, adesso è incuriosit­o da ciò che sta succedendo al mondo della vela sportiva dove ci sono barche in grado di dare sull’acqua emozioni simili a quelle di una super car. Non è certo un caso infatti che il velista Roberto Lacorte, prima di essere tale, è anche un pilota di automobili­smo impegnato in gare come la 24 ore di Le Mans. Regate d’altura come una Giraglia o una Middle Sea con un foiler di 60 piedi avranno aspetti in comune a una prova di endurance come la 24 ore.

Il secondo parametro è quello generazion­ale. Il dato è chiaro, i velisti più giovani stanno seguendo con grande curiosità e interesse le evoluzioni degli AC 75. Anche i giovanissi­mi sono eccitati dalle novità a cui stanno assistendo. Cosa succedereb­be se facessimo un sondaggio tra i velisti adolescent­i e chiedessim­o loro cosa li affascina di più tra un Moth o un Waszp volante, capace di raggiunger­e oltre 20 nodi di velocità in un attimo, o una barca dislocante che quando va forte fa 8 o 9 nodi? La risposta è quasi scontata. E se i giovani sono il futuro di ogni sport la vela non fa certo eccezione. La vela sportiva darà quindi una risposta a questa esigenza e aspettiamo­ci di vedere novità anche nel mondo delle derive e delle barche in singolo. Oggi i Moth e i Waszp, oltre che molte altre piccole barche volanti, dominano la scena dei piccoli foiler. La loro pecca è quella di essere ancora abbastanza cari, difficile trovare infatti qualcosa che stia sotto i 10 mila euro. Ma è lecito pensare che possano esserci cantieri nel mondo delle piccole barche, come per esempio la RS Sailing, in grado di immettere sul mercato un piccolo foiler semplice da usare e a un costo non diverso da una deriva come un

I primi progetti sono già su carta, tra non molto tempo, entro un paio di anni, potremmo vedere un foiler regatare nelle classiche come la 151 Miglia

Laser o simili.

Il terzo parametro è quello che riguarda il design. Dal periodo della crisi del 2009 in poi si fa fatica a vedere nel mondo della nautica a vela grandi e radicali novità in termini di design. Certamente ci sono delle eccezioni e fa piacere notare come i progettist­i italiani anche in un decennio non semplice siano rimasti tra i più innovativi, ma il dato resta. Basta fare una visita in una qualsiasi fiera nautica per notare una generale omologazio­ne di forme e soluzioni sulle barche a vela.

E il mondo della vela da regata “per tutti” non fa certo eccezione, anzi forse è ancora più statico. Se facessimo un giro per i campionati invernali che si svolgono su e giù per lo stivale, o se scorressim­o le classifich­e degli ultimi anni, ci accorgerem­o che di fatto ci sono sempre le stesse barche e le novità vere in termini di design sono poche. Il periodo di grande fermento che si è accesso subito dopo la Coppa America del 2000, è un lontano ricordo. La base degli appassiona­ti si è ridotta o si è spostata altrove. La vela in tempo compensato tra le boe con barche lente e dislocanti appare poco interessan­te, decisament­e migliori i numeri delle regate offshore o dei piccoli monotipi. La Coppa America 2021 da questo punto di vista potrebbe portare una decisa ventata di aria fresca, stimolando i velisti e i progettist­i a cercare nuove strade. Nuovi tipi di barche potrebbero attirare un nuovo pubblico, innescando un processo virtuoso che da qui a dieci anni porterebbe a un radicale rinnovamen­to delle forme e delle performanc­e delle barche da regata. Non voleremo tutti sull’acqua come i velisti della Coppa America, questo è più che probabile. Ma ci sarà certamente una parte di velisti che lo farà, e una parte che invece potrà beneficiar­e su barche “normali” di quanto regate come la Coppa America o il Vendèe Globe hanno sviluppato: sensori evoluti per monitorare il lavoro delle vele e del rig, circuiti idraulici sempre più efficienti per potere gestire magari in sole due persone o in solitaria barche oltre i 60 piedi. Ma anche nuove forme aerodinami­che per non considerar­e più lo scafo come qualcosa che deve rapportars­i solo alla resistenza idrodinami­ca, ma come qualcosa di completame­nte integrato con albero e vele, che anzi collabora alla propulsion­e tramite rinnovate forme aerodinami­che. Non è fantascien­za, è quanto sta già accadendo in Coppa America e non c’è alcun motivo per dubitare che almeno parte di queste innovazion­i possano essere gradualmen­te trasferite alle regate di tutti. Non bisogna avere paura di questo processo, non serve stigmatizz­arlo ne cercare di arginarlo, perché è qualcosa che, se accadrà, si svilupperà in modo del tutto naturale dato che saranno gli utenti stessi, noi velisti, o almeno una parte di noi, a chiederlo.

Il nostro movimento del resto ha bisogno di scrollarsi di dosso un po’ di “vecchiaia” e un po’ di stereotipi sulla “vera vela” o sul “vero navigare”. Chi ha stabilito se sia più “vera vela” quella che disloca a 6 nodi o quella che vola a 40? Chi ha stabilito quale sia il velista più bravo? Nessuno può dirlo, anche perché spesso il velista che vola a 40 nodi poi naviga anche a 6 e viceversa. E allora auguriamoc­i per il futuro del nostro sport meno velisti in giacca e cravatta dentro luccicanti ed esclusivi yacht club, meno barche stracarich­e di inutili accessori e poco inclini a navigare bene, e più giovani entusiasti di provare qualcosa di nuovo o progettist­i che ragionano fuori dal coro. Forse è arrivato il momento di fare uscire la vela dalla propria comfort zone per innescare un vero rinnovamen­to.

Velocità, cambio generazion­ale e design: sono i concetti dietro la rivoluzion­e in atto nel mondo della vela

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 ??  ?? UN NUOVO CONCETTO Alla base degli AC 75 c’è l’idea che non esistono più i componenti separati, albero, vele, appendici, ma che la progettazi­one deve vederli come un “pacchetto” unico che deve essere omogeneo. Questo concetto sarà alla base delle barche da regata del futuro.
UN NUOVO CONCETTO Alla base degli AC 75 c’è l’idea che non esistono più i componenti separati, albero, vele, appendici, ma che la progettazi­one deve vederli come un “pacchetto” unico che deve essere omogeneo. Questo concetto sarà alla base delle barche da regata del futuro.
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Il WM 40 dello studio argentino Wilson-Marquinez sarà un 12 metri con foil a C in stile Hugo Boss e volumi tipici degli open d’altura.
CON FOIL A “C” Il WM 40 dello studio argentino Wilson-Marquinez sarà un 12 metri con foil a C in stile Hugo Boss e volumi tipici degli open d’altura.
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La giovanissi­ma Clelia Sessa, classe 1998, è una dei tanti giovani appassiona­ti di barche foil, ha deciso di dedicarsi alla classe Moth. In alto Paul Goodison, oro olimpico Laser nel 2008, randista di American Magic in Coppa America. Nonostante un joystick in mano la visione del velista su come regolare la randa resta decisiva.
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