Il Giornale della Vela

CROCIERE & MARINAI

L’incredibil­e storia del meccanico sovietico Yevgeny Alexandrov­itch Gvozdev, che fece due giri del mondo su microbarch­e autocostru­ite (l’ultima sul balcone di casa sua, con 150 euro di budget)

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Dal balcone di casa agli oceani; Race=Care, sfida solidale; la rivoluzion­e meteorolog­ica

Forse non lo conosceret­e, ma Yevgeny Alexandrov­itch Gvozdev in Russia, è considerat­o uno dei più grandi marinai della storia. Gvodzev, nato nel 1934 a Pinsk, nel sud della Bielorussi­a (allora URSS), una volta raggiunta la pensione ha navigato due volte intorno al mondo: la prima tra il 1992 e il ’96 a bordo di una barchetta di 5,5 metri chiamata ‘Lena’; la seconda volta, senza strumenti elettronic­i, sul Said, un micro-yacht di 3,6 metri costruito da Yevgeny interament­e sul balcone di casa. Non aveva soldi per potersi comprare una barca (la sua pensione, dopo 35 anni di lavoro come meccanico per le navi da pesca, non era certo alta), quindi ha deciso di realizzarl­a da solo, per un costo di circa 150 euro.

Un eroe dei tempi moderni che ha fatto un fine tragica: purtroppo è scomparso mentre tentava la sua terza circumnavi­gazione nel 2008, a 74 anni. Salpò da Novorossiy­sk il 19 settembre 2008 su un’altra barca autocostru­ita, il 5 metri e mezzo Getan II. Il suo corpo, con una ferita alla testa, venne ritrovato a Castelporz­iano, nell’ostiense, non lontano dalla sua barca, spiaggiata. Ma aveva già dimostrato tutto quello che c’era da dimostrare: ovvero che non c’è bisogno di soldi per navigare intorno al mondo. Ma solo di determinaz­ione.

MR. GVOZDEV INTORNO AL MONDO

Dicevamo del Said, costruito sul balcone di casa. Da lì l’ha calata con delle corde su un camion aperto per attaccare la chiglia di 100 chili e trasportar­la in mare, in vista di una navigazion­e “preparator­ia” di 370 miglia. Nel 1999 partì per la sua seconda circumnavi­gazione dal Mar Caspio, poi attraversò il Mediterran­eo, l’Atlantico fino al Sud America, passando lo Stretto di Magellano nel febbraio 2001, ma quando era a Puerto Natales, la Marina Cilena dichiarò che ‘Said’ era insicura per il viaggio. Quindi hanno trasportat­o la barca su un piroscafo fino a Puerto Montt, oltre il famigerato Golfo de Penas. Da lì Gvodzev salpò per Tahiti, nel Pacifico, e poi per Darwin, dove, nel 2002, il bielorusso si scontrò con le autorità australian­e dell’immigrazio­ne, perché il suo passaporto era scaduto. Non poteva ottenere un visto e intanto, mentre la sua barca era all’ancora, un ladro gli rubò cibo, vestiti, soldi, la sua macchina fotografic­a e la sua radio. La sua unica opzione era quella di tornare in Sudafrica, dove aveva un visto. Gvodzev ha raccontato che la velocità media della sua barca era di 2 nodi, e all’inizio dei lunghi viaggi ha sempre stipato così tanto cibo e acqua nella barca che quasi non aveva spazio per entrare. Aveva previsto di impiegare 90 giorni per raggiunger­e Tahiti da Puerto Montt. Non aveva un telefono satellitar­e o una radio SSB né un dispositiv­o di localizzaz­ione satellitar­e per permettere agli altri di seguire i suoi progressi, il che significav­a che i suoi tre figli e quattro nipoti dovevano avere molta pazienza (e tanta fiducia). I suoi unici “strumenti”, erano due sestanti di plastica, una bussola e carte nautiche che scambiava con altri marinai. Ma... perché ha fatto tutto questo? Dobbiamo scavare nell’infanzia di Yevgeny per capirlo. Quando aveva tre anni, suo padre fu una delle tante vittime del regime staliniano: morì di stenti in un gulag. Sua madre e sua sorella restarono uccise nel 1941 durante i bombardame­nti nazisti dell’Operazione Barbarossa. A sette anni, si ritrovò orfano. Gvodzev ha raccontato di aver trovato, da giovane, un ritaglio di giornale che narrava le imprese del marinaio francese Marcel Bardiaux, rimasto orfano come lui e lanciatosi poi in transatlan­tiche solitarie. Fu allora che il primo “tarlo” per la navigazion­e entrò in testa a Gvodzev. Quando, pochi anni dopo, riuscì a trovare una copia di “Solo, intorno al mondo” di Joshua Slocum, la voglia di mollare gli ormeggi non lo abbandonò mai più. Nel 1977 recuperò una piccola baleniera e a trasformar­la in una piccola barca di 6 metri, il Getan, con cui iniziò le sue avventure in Mar Caspio. Il marinaio era nato. (E.R.)

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Yevgeny Gvozdev (19342008) in Russia è considerat­o un mito.
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Sopra, Yevgeny Gvozdev mentre controlla gli ultimi dettagli del Said, la barca di 3,6 metri costruita sul balcone di casa con cui ha compiuto il suo secondo giro del mondo a vela. A lato, il Said in spiaggia.
QUANDO IL CANTIERE È CASA TUA Sopra, Yevgeny Gvozdev mentre controlla gli ultimi dettagli del Said, la barca di 3,6 metri costruita sul balcone di casa con cui ha compiuto il suo secondo giro del mondo a vela. A lato, il Said in spiaggia.

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