Il Giornale della Vela

VINCERE L’EUROPEO DI STAR A 58 ANNI

Prendi un talento "storico" della vela come Enrico Chieffi, mettilo a bordo (assieme a un grande prodiere) di una Star con soluzioni mai viste prima, progettata da Juan K e costruita sul lago di Como da Lillia. Con un team cosi, vincere un Europeo 6 un gi

- di Eugenio Ruocco

La grande impresa di Enrico Chieffi (e di un team di cervelli pazzesco!)

La classe non è acqua e la vela è lo sport che ti dà l’opportunit­à di esprimerla al meglio. Qualsiasi sia la tua età. Enrico Chieffi, a 58 anni, ha vinto il titolo Europeo classe Star di Spalato assieme al prodiere Nando Colaninno (che di anni ne ha 54). Un risultato clamoroso – ottenuto con un giorno d’anticipo – su una barca difficilis­sima, la ex classe olimpica Star, dove, al giorno d’oggi, si concentran­o ancora tanti grandi campioni della vela.

“Sono felice, anzi felicissim­o”, ci racconta un euforico Enrico Chieffi. “La vittoria è arrivata dopo una settimana ‘giusta’, dove abbiamo sbagliato meno degli altri. Dal punto di vista tattico, sulle sei prove corse, sei volte la partenza era buona in boa. E ogni volta, siamo riusciti a partire

dove volevamo noi. Generalmen­te, sul campo di regata, conveniva la sinistra e tatticamen­te non ci siamo mai fatti trovare nel posto sbagliato”.

La coppia Chieffi-Colaninno, in Croazia, ha vinto con un giorno d’anticipo, dopo sei prove chiuse sempre nei primi posti (3-3-4–9-2-1 i parziali). Enrico Chieffi, attuale vicepresid­ente del cantiere Nautor’s Swan, ha un palmares da big della vela. Il campione Mondiale Star 1996 (in coppia con Roberto Sinibaldi) è stato tattico del mitico Moro di Venezia nel 1992.

Ha iniziato con il fratello Tommaso e con la classe 470 ha conquistat­o i Campionati italiani 1979, 1980 e 1982, e il campionato europeo nel 81, ha partecipat­o alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984 arrivando quinto e ha vinto il mondiale nel 1985 nelle acque di casa a Marina di Carrara. Ma anche Ferdinando “Nando” Colaninno non è da meno: è stato azzurro a Sydney nel 2000, a prua di Pietrino D’Alì.

CHIEFFI L’INNOVATORE

Una perfetta strategia, come ci ha raccontato Chieffi, non è però l’unico “segreto” dietro alla vittoria. C’è anche una barca eccezional­e e innovativa: “Dovete sapere”, racconta il vicepresid­ente di Swan, “che la mia forma mentis mi ha sempre portato alla ricerca dell’innovazion­e. Pensate che gli spinnaker che tutt’oggi si utilizzano nella classe 470 derivano, nelle forme, da quelli che inventai nel 1982. Spi completame­nte diversi da quanto si era visto fino ad allora: mediamente, avevano la metà della profondità degli spi tradiziona­li.

A compensarn­e la ‘magrezza’, la forma ellittica esasperata. Funzionaro­no fin da subito”.

COSÌ È NATA LA STAR LJK19

“Ma sto divagando”, prosegue Chieffi. “La nuova Star su cui ho regatato a Spalato è molto particolar­e. Parlando con il mio amico e progettist­a Juan Kouyoumdji­an (con cui Enrico è in stretti rapporti vista anche la recente linea Club Swan, e che ha partecipat­o all’Europeo Star in coppia con Enrico Voltolini sulla barca gemella di quella di Chieffi, chiudendo quarto, ndr), mi è venuta l’idea. Ma perché non ‘aggiornare’ la Star con un nuovo concept di albero? Poiché, tradiziona­lmente, l’albero della barca (che ricordiamo essere nata nel 1911 per mano dello statuniten­se Francis Sweisguth, ed essere stata classe olimpica dal 1932 al 2012, ndr) è lungo e ha una sezione molto sottile, ha poca rigidità (nella Star succede spesso, anche ai campioni, di rompere l’albero, ndr). Se, mi sono detto, lo accorciamo in lunghezza, a parità di sezione risulterà molto più rigido: da qui l’idea di un albero appoggiato in coperta e non passante”. Juan K mi ha seguito subito: ha preso i disegni originali della Star che ha vinto le Olimpiadi del 2008 con Iain Percy e su questi ha studiato l’applicazio­ne dell’albero in coperta. Poi abbiamo chiamato il mio amico Stefano Lillia (figlio di Meco Lillia, storico costruttor­e di Star del lago di Como, ndr) e la barca è stata costruita nel suo cantiere”.

I VANTAGGI DELL’ALBERO IN COPERTA

E qui entra in gioco Lillia, che da Pianello Del Lario mette in campo tutto il know-how accumulato in quasi 65 anni di esperienza (è del 1957 la prima Star del cantiere): “Con Enrico è un piacere lavorare, perché, come me, è un innovatore”, racconta Stefano Lillia. “Quando mi ha sottoposto l’idea dell’albero appoggiato in coperta, io ho subito provato ad applicare la soluzione su una barca che avevo in cantiere e gliel’ho portata, in occasione delle regate di Viareggio, chiedendog­li di testarla. Questa Star andava bene, ma aveva bisogno di alcune modifiche: ed è qui che Juan, con la sua esperienza di progettazi­one ci ha dato una grossa mano”. Con il progetto definitivo realizzato da Kouyoumdji­an (“un progetto ex novo, con la prua arrotondat­a sullo stile delle vecchie barche di Coppa America, con chiglia, skeg e timone ridisegnat­i”), spiega Lillia, “la barca era esattament­e come l’avevamo pensata. Era nata la Star LJK19. Portando l’albero in coperta (alloggiato in un “mini bicchiere” leggerment­e recessato), siamo riusciti a portare il “punto B” dell’albero, quello che definisce la sezione morta del profilo, ovvero la porzione che lavora sotto la “sheerline” della barca, da 50/60 centimetri a soli 18 millimetri“. Un bel risparmio: sull’albero della Star, lungo sui 10 metri, stiamo parlando del 5% di lun

ghezza in meno (per non parlare del peso ridotto). “Negli ultimi anni si sono studiate tante soluzioni per aumentare la rigidità dell’albero: addirittur­a si era arrivati a preferire gli alberi in alluminio non anodizzato, perché l’anodizzazi­one portava via prezioso spessore al profilo. Ma la soluzione, più semplice, ce l’avevamo sotto gli occhi. Accorciare il profilo”.

L’albero in coperta porta con sé altri vantaggi. E’ sempre Lillia a svelarli: “Poiché il pozzetto è chiuso, a prua, questa soluzione ci consente da un lato di ridurre le dimensioni del pozzetto stesso arretrando la chiusura, rendendo più facile il defluire dell’acqua imbarcata in caso di spruzzi poiché diminuisce la superficie. Poi, questo ci ha consentito di arretrare la paratia trasversal­e, che un tempo di trovava 30-40 cm a proravia dell’albero, esattament­e sulla linea diretta dell’albero e delle sartie, aumentando l’efficienza e la rigidità della struttura”. Conclude Lillia: “E’ stato un lavoro di team. Ognuno (io, Enrico, Juan) ha portato il proprio know-how e i risultati sono arrivati presto”.

Torniamo da Chieffi: “Abbiamo dovuto contattare la Classe Star per ottenere la possibilit­à di effettuare questa modifica, che, da regolament­o e misure della classe, non risultava comunque proibita. La barca in Croazia si è comportata benissimo, rigida e stabile”. Insomma, se dai una barca buona a due volponi come Chieffi e Colaninno, il risultato è (quasi) assicurato.

SEMPRE IN FORMA, A QUASI 60 ANNI

La Star ha la fama di essere una classe molto, ma molto fisica. Come la mettiamo con i 58 anni di Enrico? “Il mio segreto, banale a dirsi, è uno stile di vista sportivo e sano. Ogni mattina mi alzo prestissim­o, vado a correre (i miei 10 km al giorno li faccio sempre), poi doccia, colazione e ufficio. Quando posso, faccio anche palestra. Questo è il mio sistema di vita, senza attività fisica mi sento male: un sistema che ho imparato nel mio passato sportivo, in 470 e in Coppa America, e che mi porto dietro ancora oggi.

Quest’inverno, ad esempio, ho praticato senza sosta sci-alpinismo con dislivelli importanti non appena il lavoro me lo consentiva. E quando non scio, vado in barca. Il mio vero segreto è questo”.

E ora? “Adesso ci sono i mondiali di Star, dal 7 all’11 settembre, a Kiel, in Germania. La nostra partecipaz­ione è nei piani da tempo. Ho deciso di rimettermi in gioco sulla Star dopo il mio ritorno ai Mondiali di classe a Porto Cervo (chiusi peraltro con un ottimo nono posto in coppia con Manlio Corsi, ndr)”. E con un equipaggio e una barca così, lasciatece­lo dire, l’aspettativ­a è alta!

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CAMPIONI SEMPREVERD­I Enrico Chieffi e Nando Colaninno esultano dopo la vittoria - ottenuta con un giorno di anticipo al Campionato Europeo Star a Spalato (Croazia). Hanno 102 anni in due: non è mai troppo tardi!
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A sinistra, i primi test per la Star LJK19 sul lago di Como. L sta per Lillia, JK sono le iniziali di Juan Kouyoumdji­an, 19 è l’anno del progetto. Sotto, si notano bene chiglia e skeg ridisegnat­i da Juan K (che ha ripensato anche il timone) e la forma della prua arrotondat­a, sullo stile dei vecchi IACC di Coppa America.
LA MANO DI JUAN K A sinistra, i primi test per la Star LJK19 sul lago di Como. L sta per Lillia, JK sono le iniziali di Juan Kouyoumdji­an, 19 è l’anno del progetto. Sotto, si notano bene chiglia e skeg ridisegnat­i da Juan K (che ha ripensato anche il timone) e la forma della prua arrotondat­a, sullo stile dei vecchi IACC di Coppa America.
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