Battaglia legale per la vela gonfiabile. In ballo c' e la navigazione del futuro
Vi raccontiamo la vera storia dietro alla vela gonfiablile che piace a Michelin. E che sta diventado un intrigo internazionale
La storia della vela gonfiabile di cui vi abbiamo parlato nello scorso numero del Giornale (a pag. 58) sta diventando un intrigo internazionale. In ballo infatti non c’è solo un’idea brillante per facilitare l’andare a vela. C’è di mezzo anche il futuro della navigazione delle navi, alla ricerca di una riduzione di costi di carburante, che causerebbe una decisa riduzione dell’inquinamento.
Oggi il traffico marittimo è responsabile del 13% delle emissioni totali di inquinanti nell’atmosfera ma è in costante aumento, infatti si stima che entro il 2050 arriverà a circa il 20%. Una situazione insostenibile, a cui si può porre rimedio con l’utilizzo delle vele da parte delle navi. In pratica si tratta di sostituire in parte la propulsione a motore con la spinta del vento. Facile da dire, quasi impossibile da realizzare. Se non applicando l’idea nata per la nautica da diporto trasportandola nel mondo del traffico marittimo. I soggetti in gioco in questo intrigo sono due svizzeri, un’azienda italiana leader mondiale nel campo dell’uso dell’aria per creare strutture gonfiabili e la Michelin, una delle aziende leader nella produzione di pneumatici che guarda caso sono, anche loro, “oggetti gonfiabili”.
PRIMA UN DRONE, POI UN LASER
Ci siamo fatti raccontare questa storia di passione che si tramuta in un thriller finanziario da Mauro Oggero, CEO di Fly-In (www. fly-in.it). Siamo nel 2015. L’italiano Mauro Oggero che sta realizzando una struttura gonfiabile per l’aereo Solar Impulse, conosce quasi per caso gli svizzeri Edouard Kessi e Laurent Kalbermatten che sono velisti e stanno studiando applicazioni gonfiabili per le vele. Si piacciono e nasce una collaborazione per la progettazione e costruzione di un’ala gonfiabile – drone, che derivava da un progetto di Kalbermatten (2008) per un deltaplano gonfiabile. Nasce un consorzio Consorzio italiano, “Next Fly Consortium”, che usufruisce del Know How di Fly che riprogetta ed ingegnerizza l’ala di Kalbermatten e la trasforma in un’ala drone gonfiabile a pilotaggio remoto, 2KO.
Nel 2016 il lavoro del tandem italo/svizzero sfocia nella costruzione del primo prototipo di vela gonfiabile da montare su un Laser. La vela gonfiabile funziona e subito viene realizzata una grande vela: 13 metri di altezza installata su una barca di grandi dimensioni. I risultati sono eccellenti.
LA “FURBATA” SVIZZERA
Edouard Kessi e Laurent Kalbermatten dicono a Oggero di voler fare ulteriori test. “Invece” – racconta lo stesso Oggero – “oltre ad eclissarsi con i materiali e prototipi di Next Fly, si rifiutano di saldare i conti della produzione dei prototipi, progettati e costruiti dalla mia azienda”. Secondo la ricostruzione di Oggero invece “aprono una nuova società (inflatedwingsails.com/en/, ndr) e spacciano come propri progetti, prototipi e test, di cui si sono appropriati, ma che non sono di loro proprietà. Fino ad arrivare oggi alla collaborazione con Michelin”.
BATTAGLIA LEGALE INFINITA
Da anni è in atto una battaglia legale intrapresa da Fly. In che coinvolge i tribunali italiani e svizzeri che è ancora in alto mare. Contenzioso legale per riconoscere la paternità del progetto della vela gonfiabile che assume un valore economico rilevante ora che di mezzo c’è anche Michelin che ha visto nell’applicazione non solo per la vela da diporto, ma anche per il trasporto marittimo una nuova concreta fonte di business. La battaglia è appena iniziata.