Il Giornale della Vela

Fatti l’albero in CARBONIO

Tre cruiser hanno scelto l’albero in carbonio per il baricentro basso, il rollio più contenuto e la rigidità

- di Mauro Ciuffré

La Nora di carbonio ha rivoluzion­ato it mondo delle barche a vela e gli alberi sono it simbolo di quest'evoluzione. Con due veri e propri guru del settore ne abbiamo scoperto i segreti, i punti di forza rispetto all'alluminio e perche anche sulle barche da crociera l'albero in carbonio puo fare la differenza

Il carbonio è il materiale che ha rivoluzion­ato il mondo dell’industria, e ha trovato un’applicazio­ne trasversal­e dal mondo dell’aeronautic­a a quello dell’automobili­smo, passando ovviamente anche da quello della nautica. Rigido, leggero e con proprietà meccaniche che, nel campo degli alberi, fanno impallidir­e il vecchio alluminio. E in più il carbonio permette di realizzare qualsiasi soluzione su misura, modifica o riparazion­e, essendo i manufatti realizzati con questa fibra dei compositi impregnati di resina è possibile realizzare sugli alberi soluzioni che l’alluminio non permette affatto.

Oggi gli alberi in carbonio non sono più una soluzione solo per le barche da regata, ma anche una scelta possibile, e sicura, per quelle da crociera. I motivi per scegliere un albero in carbonio, tenendo conto però della differenza di prezzo, come vedremo sono molteplici anche per una barca che non è da regata. I produttori a livello internazio­nale sono ormai molti, e tutti affidabili, anche se offrono, come vedremo in queste pagine, qualità e prodotti, con costi, differenti tra loro. Southern Spars e Hall Spars sono i big, in un panorama del mercato che ha molti players affidabili quali Axxon, Pauger Carbon, LoriMa, e in Italia, a Genova, c’è la MaxSpar.

Di questo e molto altro abbiamo parlato con due “guru” del tema, Francesco Pizzuto e Fabrizio Lisco di RigPro/Sail Solutions, in rappresent­anza dei marchi Southern Spars, Hall Spars e Future Fibres.

Il primo ha diverse campagne di Coppa America ed è uno dei volti più noti del settore degli alberi in Italia e non solo. Fabrizio Lisco invece è fresco dell’avventura ad Auckland con Luna Rossa, dove era il rigger della barca italiana. Due maghi degli alberi, che ci sveleranno i segreti di questo materiale e con i quali sfateremo anche qualche falso mito, come per esempio quello degli alberi in carbonio che attirerebb­ero i fulmini. Ma soprattutt­o cercheremo di capire quali sono i punti di forza di un albero in carbonio, su quale tipo di barca, per lunghezza e tipologia, conviene installarl­i, e come fare una buona manutenzio­ne. Le sorprese non mancherann­o.

SU QUALI BARCHE CONVIENE INSTALLARE L’ALBERO IN CARBONIO

La prima domanda che ci siamo posti quando abbiamo iniziato questa chiacchier­ata con Francesco e Fabrizio è stata precisa: su che barche ha senso, per tipologia e misura, installare un albero in carbonio? Secondo Francesco Pizzuto, “Una barca anche piccola di un 40-43 piedi ha benefici dall’albero in carbonio, perché dà sicurezza e rigidità. Quando inizi a navigare in condizioni avverse di onda e vento l’albero in carbonio fornisce una sicurezza in più. Nella barca fino a 50-55 piedi il beneficio è magari meno apprezzabi­le, salendo sopra questa misura invece ti aiuta molto col baricentro basso, meno rollio e beccheggio, quindi parliamo di comfort per il crocierist­a e non solo di performanc­e per il regatante, dato che per esempio, avendo meno inerzia in alto, ti fa stare più comodo all’an

In questa pagina, tutta dedicata all’utilizzo degli alberi in carbonio sulle barche da crociera, abbiamo scelto tre esempi di cruiser con differenti sfumature sui quali i cantieri hanno scelto di installare gli alberi in carbonio sul modello di lancio. Non si tratta solo di marketing, ma anche di una ragione puramente tecnica e funzionale come vedremo. La parola chiave alla fine è la comodità.

L’Hallberg Rassy 50 è la tipica barca da lunghe navigazion­i e mare duro, il First Yacht 50 è un modello da crociera più orientato alle prestazion­i, l’Amel 60 è la classica barca gira mondo tutta votata al comfort. Su tutte e tre i cantieri, quando è uscito il primo modello, hanno deciso di presentarl­o con albero in carbonio.

Che benefici possono avere queste tre barche da crociera, che hanno sfumature progettual­i differenti, dall’utilizzo dell’albero in carbonio? Come leggerete nelle pagine di questo servizio la risposta ce l’hanno data i nostri esperti. Una barca come l’Hallberg Rassy 50, con vento forte avrà un albero che non spenna sottovento e che non pompa sull’onda come farebbe l’alluminio a causa della sua scarsa rigidità. Ciò significa avere la possibilit­à di tenere più superficie velica più a lungo, o comunque avere un albero ben saldo.

Il First Yacht 50 essendo invece una barca più sportiva beneficerà delle regolazion­i più minuziose che un albero in carbonio offre, del minore peso complessiv­o e del baricentro più basso. Proprio il baricentro è uno dei benefici che qualsiasi barca sente e che riduce il rollio, lo sbandament­o e il beccheggio.

Elementi che certamente aiutano l’Amel 60, che anche all’ancora, come in foto, avrà minori oscillazio­ni oltre che tutti i benefici sopra descritti per le altre due barche.

cora. Un albero in carbonio ti permette di ridurre le vele più tardi quando c’è vento forte, perché non spenna e non si muove come un albero in alluminio. Sfatiamo il fatto che il beneficio sia solo per le barche da regata, in crociera è significat­ivo. Facendo un paragone con l’automobili­smo, pensiamo alle macchine con le sospension­i intelligen­ti, piuttosto che con i freni dai diametri grossi: sono soluzioni che servono anche per le auto di serie. L’albero in carbonio può avere questo ruolo di sicurezza per le barche da crociera. Non si parla solo di differenza di peso, che è relativa, ma di baricentro più basso, rigidità, controllo del piano velico perfetto con le regolazion­i che ci consente l’albero in carbonio. Alla fine la mia barca da crociera passerà sull’onda con meno beccheggio, ma navigherà meglio anche a motore, più velocità, meno rollio e consumi ridotti”.

Di opinione simile Fabrizio Lisco: “Dieci anni fa ti avrei detto che per le barche da crociera sopra i 45 piedi o 50 non valeva la pena, oggi con la tecnologia che avanza e la tipologia di costruzion­e degli scafi, che è diversa per approccio e metodo rispetto che al passato, ti direi che non c’è un limite sotto il quale non andare. Poi se parliamo di barche da regata, indipenden­temente dalla lunghezza e dalla classe, dal momento in cui si cercano performanc­e in più l’albero in carbonio può dare una marcia in più”.

COME NASCE UN ALBERO IN CARBONIO

In pratica oggi non c’è un limite per installare un albero in carbonio, le sue caratteris­tiche possono essere un vantaggio a prescinder­e dalla barca. Ma come si costruisce un albero in carbonio e in che cosa si differenzi­a veramente dall’alluminio? “Possono essere costruiti da stampo maschio a stampo femmina”, racconta Pizzuto. “Lo stampo femmina si realizza in due metà con rinforzi all’interno, il maschio invece ha un mandrino sul quale viene laminato il tubo e applicati i rinforzi all’esterno. Tutto dipende poi da cosa serve al cliente e al cantiere. In funzione delle informazio­ni tecniche, piano velico, dislocamen­to e momento raddrizzan­te, si può capire come progettare e costruire l’albero in carbonio che si può realizzare come un prodotto perfettame­nte personaliz­zato. Nel mondo dell’alluminio magari ti trovi 3 o 4 modelli di un cantiere dai 39 ai 45 piedi tutti con alberi dello stesso profilo, perché l’alluminio dà poche possibilit­à di soluzioni custom. Sul carbonio questi limiti non esistono. Dopo la stratifica­zione delle fibre pre impregnate, poi va in autoclave per la cottura fino a 6 bar di pressione e abbiamo così il tubo grezzo, poi si passa ai tagli per le pulegge, le crocette e tutti gli accessori, poi va in verniciatu­ra (carbonio trasparent­e, carbon look o bianco o come si vuole) e a quel punto viene rimontato con gli accessori e spedito”, spiega Pizzuto.

UNA QUESTIONE DI BARICENTRO

Il vero vantaggio di avere un albero in carbonio è però anche un altro. Dato che il manufatto finale sarà un composito tra fibra di carbonio e resina, sarà possibile modulare a proprio piacimento lo spessore in base ai punti di sforzo maggiore, come ci spiega Lisco: “Su un profilo di alluminio lo spessore massimo viene calcolato sul punto in cui l’albero ha il massimo carico, e questo spessore viene riproposto su tutto l’albero, alzando il baricentro verso l’alto (è intorno al 50% della lunghezza). Se in più aggiungi i rinforzi locali in alluminio, il baricentro va spesso oltre il 50%. Su un profilo in carbonio invece, modulando lo spessore, si può abbassare il baricentro sotto il 50%, migliorand­o soprattutt­o il comfort della navigazion­e: meno sbandament­o, minore rollio e meno beccheggio. Non è solo una questione di peso: fino a una certa dimensione il peso finale dell’albero non cambia di molto, fino ai 45 piedi siamo intorno al 10 o 15% in favore del carbonio. Quello che cambia in maniera importante è soprattutt­o il baricentro, non è tanto il confronto secco in termini di chilogramm­i”, ci spiega Fabrizio, che prosegue: “La differenza di spessore lungo l’albero in carbonio poi dà possibilit­à di regolazion­i molto varie. La regolazion­e delle sartie di un albero in carbonio nasce già dal design team che progetta l’albero, che elabora gli spessori della stratifica­zione in base ai carichi e alle forze su ogni zona, e fornisce al cantiere costruttor­e il cosiddetto “summary load”, che poi sarà utile per tutti, anche per i velai che sapranno come l’albero si comporta a un determinat­o carico dinamico o statico. Più è preciso il design team più il prodotto finale sarà equilibrat­o. Nella regolazion­e di un albero in alluminio al 90% invece è esperienza del rigger o del velista, perché a livello di progettazi­one non vengono già elaborato i carichi da dare alle sartie, ci si muove per piccoli passi fino ad ottenere il risultato gradito” conclude Lisco.

I FULMINI SONO UN FALSO MITO

Un albero d’alluminio ha il baricentro al 50% della sua altezza perché lo spessore del profilo non è modulabile, al contrario di quello in carbonio che avrà un baricentro inferiore

Sugli alberi in carbonio c’è poi un altro mito da sfatare, quello dei fulmini. Una parte del pensiero comune sul tema vuole che gli alberi in carbonio attirino i fulmini, questo è del tutto fuorviante. Innanzitut­to il composito resina più carbonio (se fosse solo carbonio il discorso sarebbe diverso, ma non esistono alberi fatti solo di fibra) è un conduttore di elettricit­à peggiore rispetto ad altri materiali come l’acciaio. Il fulmine infatti, per ragioni legate a leggi fisiche, tende a essere attirato

dalla forma degli alberi o delle “antenne” in generale. Se poi ci mettiamo che spesso la barca con l’albero in carbonio ha il piano velico più alto rispetto a una con palo di alluminio, ecco che si spiegano alcune casistiche che però nulla hanno a che fare con il materiale di costruzion­e. Piuttosto in tema di fulmini e carbonio i problemi sono altri, come ci spiega Francesco Pizzuto: “Solo la parte elettronic­a subisce danni se l’albero in carbonio viene colpito da un fulmine (e se ha una via d’uscita). Ma l’albero di per sé non attira i fulmini, questo è fuorviante. La via d’uscita è o una piastra di massa in acqua, che fa da scarico per l’energia del fulmine. Il danno che può fare su un albero in carbonio è che il fulmine passando, se non trova la via d’uscita, scalda la resina, che si ammorbidis­ce, il profilo può andare in torsione e quando la resina si raffredda prende una torsione diversa. Ma sul carbonio c’è sempre un rimedio, tranne in casi di sinistri particolar­mente gravi, si possono fare riparazion­i quasi incredibil­i. Di fatto l’albero in carbonio non ha un fine vita. Se un albero in alluminio prende una botta quasi certamente sarà inservibil­e, sull’albero in carbonio c’è una finestra di intervento possibile, si può addirittur­a ricostruir­e un albero spezzato”.

ALBERO E ATTREZZATU­RA

Su una barca da crociera non c’è alcuna controindi­cazione per installare un albero in carbonio, che come abbiamo visto può migliorare sensibilme­nte il comfort in navigazion­e, ma serve un aggiorname­nto dell’attrezzatu­ra di coperta che deve essere maggiorate a causa della rigidità maggiore dell’albero? Anche questo è un mito assolutame­nte da sfatare, come ci racconta Fabrizio Lisco: “L’albero ha delle forme di carico dettate dal sartiame, dalla navigazion­e e dal raddrizame­nto, nessuno di questi carichi viene trasferito a drizze e bozzelli. L’unica forza che incide su drizze e bozzelli è quella delle vele, più sono rigide più l’attrezzatu­ra di coperta sentirà lo stress. Le vele in poliestere sono elastiche e quindi più tolleranti per le drizze, quelle a basso allungamen­to e ad alta tecnologia, come il carbonio o fibre simili, impongono alla drizza un picco di carico maggiore. Ma questo non arriva dall’albero in carbonio. Per assurdo per quanto riguarda il sartiame, essendo il carbonio più rigido, puoi a volte anche dare carichi inferiori sulle sartie rispetto all’albero in alluminio che ha le sartie che contrastan­o il suo movimento”.

LA MANUTENZIO­NE

Un altro tema “caldo” è quella della manutenzio­ne degli alberi in carbonio, ma anche qui non c’è alcuna fragilità da evidenziar­e, come spiega ancora Lisco: “La cura deve essere la stessa, sia l’albero in carbonio o in alluminio. Purtroppo su questo argomento c’è ancora poca cultura. Il check all’albero dovrebbe essere come quello che si fa al motore della barca, e dovremmo farlo ogni anno indipenden­temente dal materiale di costruzion­e. Ricordiamo­ci sempre che

parliamo di barche a vela, e l’albero è una delle sue parti primarie, bisogna ragionare così, soprattutt­o i crocierist­i. Dobbiamo pensare che le sartie su una barca da crociera stanno in tensione tutto l’anno, di fatto albero lavora sempre, molto più del motore che magari controllia­mo sempre. L’ ispezione visuale dovrebbe essere annuale quando l’albero è su, con check di tutti gli accessori, il controllo completo con albero a terra nella media dovrebbe essere ogni 3 anni. Fare questi controlli è importante perché così non saremo poi costretti a fare interventi di manutenzio­ne onerosi”, spiega Lisco.

I COSTI

Arriviamo a quella che, per le tasche, può essere la nota dolente, ovvero il prezzo. Non c’è dubbio sul fatto che un albero in carbonio abbia un prezzo superiore rispetto a uno in alluminio, ma abbiamo anche visto da cosa viene giustifica­ta questa differenza. Resta da capire cosa costa mediamente al metro un albero in carbonio e da cosa sono determinat­e le differenze di prezzo, anche importanti, tra i vari produttori di profili in carbonio, e sul tema ci viene in aiuto l’esperienza di Francesco Pizzuto: “Il prezzo medio al metro dipende molto dalla tipologia della barca, può variare di molto e dipende dalla struttura dell’albero e dal momento raddrizzan­te che deve sopportare. Per semplifica­re diciamo che un 50 piedi con albero, boma e sartiame in carbonio, costerà complessiv­amente dai 100 ai 120 mila euro, ma la forchetta può cambiare molto in base alla tipologia di barca. Molto poi va in funzione delle necessità del cantiere e del cliente. La differenza di prezzo sta anche nella capacità di calcolare con precisione i carichi veri finali in fase di progettazi­one, per fare un prodotto preciso a puntino e non con materiale in eccesso che costa e non serve. Per quanto riguarda le differenze tra i vari produttori dipende molto da quanto una casa investe in ricerca e sviluppo di un elevato numero di profili da offrire ai clienti in base alle loro esigenze. Il Gruppo Southern/Hall ha per esempio dentro una squadra importante di ingegneri e di tecnici altamente specializz­ati che lavorano allo sviluppo, tutto questo fa aumentare i costi di gestione. Southern investe in un certo numero di profili e ha quindi un ventaglio di opzioni da offrire. Il prezzo tra una ditta che, per esempio, tra i 40 e i 50 piedi offre solo uno o due profili, e una che invece ne offre di più, non può essere lo stesso, perché la seconda sarà in grado di realizzare un albero che come spessori sarà più preciso per la barca che lo dovrà ospitare”.

Da un punto di vista tecnico, di prestazion­i, di sicurezza, il carbonio batte l’alluminio senza possibilit­à di appello, di fatto il confronto tra i due materiali non sussiste neanche. Tutto alla fine dipende dal budget che si ha a disposizio­ne e in base al tipo di utilizzo della barca. Se si ha intenzione di fare lunghe navigazion­i, vivere a bordo a lungo, il comfort che anche su un cruiser può dare l’albero in carbonio diventa determinan­te.

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PER OGNI BARCA Sulle barche da regata è un must, ma non esiste nessuna tipologia di progetto dove un albero in carbonio non possa apportare dei vantaggi.
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Il boma beneficia degli stessi vantaggi degli alberi: spessore variabile, possibilit­à di fare qualsiasi modifica o riparazion­e, possibilit­à di customizza­zione.
ANCHE IL BOMA Il boma beneficia degli stessi vantaggi degli alberi: spessore variabile, possibilit­à di fare qualsiasi modifica o riparazion­e, possibilit­à di customizza­zione.
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Hallberg Rassy 50.
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First Yacht 53.
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Amel 60.
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 ??  ?? LO REGOLI COME VUOI Il profilo a spessore variabile consentito dall’utilizzo del carbonio consente regolazion­i più precise e un albero che può cambiare forma più facilmente.
LO REGOLI COME VUOI Il profilo a spessore variabile consentito dall’utilizzo del carbonio consente regolazion­i più precise e un albero che può cambiare forma più facilmente.
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Su un profilo in carbonio non ci sono di fatto limiti, se non quelli della dimensione, nel realizzare soluzioni custom per uscite delle drizze e relativi rinforzi.
In quest’albero della Pauger Carbon si notano le uscite delle drizze. Su un profilo in carbonio non ci sono di fatto limiti, se non quelli della dimensione, nel realizzare soluzioni custom per uscite delle drizze e relativi rinforzi.
 ??  ?? Francesco Pizzuto, da Senigallia, è uno degli “alberai” più noti in Italia, con diverse campagne di Coppa America alle spalle, e uno dei massimi esperti di alberi in carbonio in Italia.
Francesco Pizzuto, da Senigallia, è uno degli “alberai” più noti in Italia, con diverse campagne di Coppa America alle spalle, e uno dei massimi esperti di alberi in carbonio in Italia.
 ??  ?? La linea di produzione di alberi in carbonio dentro lo stabilimen­to della Southern Spars.
La linea di produzione di alberi in carbonio dentro lo stabilimen­to della Southern Spars.
 ??  ?? Fabrizio Lisco, da Bari, velista e regatante profession­ista, rigger per Luna Rossa nell’ultima Coppa America, con grande esperienza nelle attività di shore team.
Fabrizio Lisco, da Bari, velista e regatante profession­ista, rigger per Luna Rossa nell’ultima Coppa America, con grande esperienza nelle attività di shore team.

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