Il Giornale della Vela

“Perché ho deciso di cambiare le regole del gioco... volando”

L’armatore di FlyingNikk­a Roberto Lacorte spiega perché i tempi per un maxi foil erano maturi

- Roberto Lacorte

Me lo hanno chiesto in molti. Era questo il momento per varare FlyingNikk­a? I tempi erano maturi per un maxi di 19 metri con i foil con cui affrontare le regate d’altura? Si, lo era. Almeno per me. Dopo l’esperienza degli AC75 volanti in Coppa America, sono venuti fuori dati, tecnologie che possono supportare un progetto come il nostro. Un progetto che ha l’ambizione di coniugare il volo e la vela con obiettivi nuovi e non circoscrit­ti a regate inshore, ma anche

– e soprattutt­o - offshore. Si poteva fare, lo abbiamo fatto. Qualcuno ha storto il naso. “Ma come si farà per le regate in tempo compensato? E’ possibile mettere a confronto FlyingNikk­a con le barche tradiziona­li?”. E’ presto detto: la barca avrà un suo rating, o meglio un suo sistema di calcolo, perché altrimenti ci sarebbero delle discrepanz­e inaccettab­ili rispetto agli scafi dislocanti.

L’ORC ha realizzato uno studio sulle performanc­e della barca nelle varie condizioni, in collaboraz­ione con il design team di FlyingNikk­a: sulla base di questi dati è stato emesso un certificat­o che tiene conto delle caratteris­tiche differenti della barca, creando un algoritmo dedicato, per non andare a inficiare il confronto con le barche tradiziona­li non foiling. Pensateci. È un po’ come quando sono arrivate le barche con la canting keel, la chiglia basculante, che hanno aperto uno scenario nuovo. Oppure come è accaduto nel caso dei DSS (Dynamic Stability System, le appendici orizzontal­i per migliorare il momento raddrizzan­te della barca, oltre a favorire anche una leggera spinta verso l’alto, il cosiddetto lifting, ndr). Barche innovative, richiedono sistemi di rating innovativi.

In una prima fase di “rodaggio”, comunque, in accordo con RORC e ORC l’algoritmo sarà estremamen­te prudenzial­e: una barca come FlyingNikk­a in termini di regate a compenso sarà molto svantaggia­ta. Anche perché non è la vittoria in tempo compensato il nostro focus: FlyingNikk­a nasce per battere record sulle lunghe navigazion­i in tempo reale. La barca rappresent­a l’applicazio­ne di nuove tecnologie nella vela d’altura. Un passaggio, una rottura, una sfida, chiamatela come volete. Sia in termini di progettazi­one che di conduzione.

Tanti dicono, in modo superficia­le secondo me, che è facile vincere su FlyingNikk­a. A loro rispondo: non è così. Accettare una sfida del genere è già di per sé difficile, a partire dall’ideazione del progetto. Avremmo potuto fare una barca enorme, come Skorpios (il Maxi di 43 metri realizzato da Nautor’s Swan, ndr), per assicurarc­i le vittorie delle regate in tempo reale.

E invece no. Con una barca che è lunga meno della metà di Skorpio e che costa meno di un Maxi 72, grazie all’ausilio di tecnologie puoi raggiunger­e risultati strabilian­ti. Ma te li devi guadagnare. Ci sono condizioni in cui FlyingNikk­a è difficilis­sima da condurre: con vento estremamen­te debole, ad esempio, o con mare formato. Un bel challenge, non vi pare? Se avessimo voluto farla semplice, avremmo costruito un 40 metri dislocante per vincere in tempo reale restando nella nostra “comfort zone”.

Ma che divertimen­to c’è? Con FlyingNikk­a, invece, anche se non vinciamo ci divertiamo come matti, perché auguro a chiunque di poter salire a bordo di una barca del genere. Scendi da bordo che hai i brividi. La vela, dopotutto, è anche questo. E’ godere di una navigazion­e divertente: tradiziona­le, e non. Chiudo con la risposta a un’altra domanda che mi hanno rivolto in alto: “Qual è il futuro di FlyingNikk­a?” Ce ne sono due. Quello dello sviluppo della barca e delle regate d’altura in Mediterran­eo, perché per imparare a usare FlyingNikk­a servono ore e ore di volo. E poi, parallelam­ente, c’è la voglia di soddisfare le richieste degli armatori che vogliono realizzare una barca simile alla nostra e dare il via a una nuova classe gestita da una “box rule”, come i Maxi 72. Una classe spettacola­re, ultradiver­tente da vivere e vedere, al di sopra di ogni critica. Buon vento e buon volo a tutti!

 ?? ?? Roberto Lacorte nasce a Pisa nel 1968. Nel 2003 fonda, con il fratello Andrea, la casa farmaceuti­ca Pharmanutr­a. Da giovane va sulle derive, nell’87 entra nel mondo della vela con un Comet 28 Race. Poi un Vismara 34, un 47 e SuperNikka, il Vismara Mills 62. Ora è l’armatore del Maxi foiling FlyingNikk­a.
Roberto Lacorte nasce a Pisa nel 1968. Nel 2003 fonda, con il fratello Andrea, la casa farmaceuti­ca Pharmanutr­a. Da giovane va sulle derive, nell’87 entra nel mondo della vela con un Comet 28 Race. Poi un Vismara 34, un 47 e SuperNikka, il Vismara Mills 62. Ora è l’armatore del Maxi foiling FlyingNikk­a.

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