Giacomo Fiorini, ViVai BelFiore, lastra a siGna (Fi)
L’azzeruolo è una pianta dalle poche esigenze. Molto resistente alle avversità parassitarie e pedoclimatiche. Si può coltivare dal livello del mare fino a oltre 1000 metri di altitudine. Solitamente si innesta su biancospino, portainnesto che conferisce alla pianta una buona resistenza alla siccità e ai terreni calcarei e argillosi. Non tollera, come molti altri fruttiferi, i ristagni idrici. Il momento migliore per piantarlo va da ottobre a marzo (dicembre-fine febbraio per le piante a radice nuda). Per ottenere buone produzioni è consigliato tenere presente le seguenti regole agronomiche: • realizzare con cura la buca per la messa a dimora, che deve essere minimo di 70 cm3, anche più grande in suoli pesanti/argillosi. Smuovere un ampio volume di terra aiuta l’apparato radicale a penetrare velocemente in profondità, rendendo la pianta più resistente alla carenza idrica e più stabile;
• aiutare la pianta con un palo tutore da tenere almeno i primi 2 anni. Buona regola con tutti i fruttiferi, a maggior ragione con l’azzeruolo, che in fase giovanile non si presenta particolarmente robusto;
• per la concimazione può essere sufficiente al momento dell’impianto un buon humus di lombrico. Negli anni successivi stallatico naturale, solo se il terreno si presenta particolarmente povero di sostanza organica;
• la forma di allevamento consigliata è quella a vaso naturale, e oltre alla potatura di formazione non sono necessari ulteriori interventi per migliorare la produzione. La chioma può essere diradata con leggerezza ogni quattro o cinque anni, soprattutto all’interno;
• è sempre bene assicurare una impollinazione incrociata tra più piante per garantire una buona fruttificazione. In genere non si effettua diradamento dei frutti.