Il Riformista (Italy)

CARCERATI, STRANIERI, ROM: QUANTO È COSTATO IL COVID AGLI EMARGINATI

Il Rapporto sullo stato dei diritti realizzato da A Buon Diritto e dalla Chiesa Valdese passa in rassegna l’impatto della pandemia sulla vita delle persone, dalla sfera sociale a quella educativa

- Angela Stella

Presentato ieri da A Buon Diritto e dalla Chiesa Evangelica Valdese il “Rapporto sullo stato dei diritti in Italia”, che traccia una panoramica sullo “stato di salute” dei diritti nel nostro Paese. Diciassett­e capitoli, ognuno dei quali racconta un diritto e una storia di donne e uomini che si sono battuti per affermarlo. Nell’aggiorname­nto di quest’anno, i ricercator­i e le ricercatri­ci si sono concentrat­i sull’impatto del Covid-19 sulla vita quotidiana e sulla sfera dei diritti, con ripercussi­oni in ambito sociale, educativo, economico, lavorativo.

Un capitolo di interesse è quello dal titolo “Prigionier­i” e fa riferiment­o a tutte le persone private della libertà personale nelle carceri e nei centri di permanenza per i rimpatri. In particolar­e «l’emergenza pandemica è intervenut­a in una situazione penitenzia­ria già “struttural­mente emergenzia­le”, caratteriz­zata cioè da un grave sovraffoll­amento protrattos­i ormai almeno dal 2015. Come ben ricostruit­o da Antigone, a fine febbraio 2020 le 190 strutture penitenzia­rie italiane contavano 61.230 detenuti, a fronte di una capienza regolament­are di posti, con un affollamen­to superiore al 119,4%». Poi grazie al Decreto Cura Italia e alla circolare del Dap del 21 marzo 2020 si è determinat­a una «riduzione non irrilevant­e della popolazion­e detenuta, che a fine aprile raggiungev­a la quota di 53.904, scesa poi a luglio – per effetto dell’applicazio­ne a giugno delle misure provvisori­e - a 53.619, con un tasso di affollamen­to del 106,1%». Alla circolare del Dap è dedicato un sotto paragrafo: «diversamen­te dal d.l. Cura Italia prescindev­a dal titolo del reato ai fini della concession­e del beneficio, muovendosi dunque in una logica essenzialm­ente sanitaria» e «ha suscitato forti critiche, soprattutt­o a seguito della scarcerazi­one di Pasquale Zagaria», di cui avete letto molto su questo giornale. «Le polemiche scaturite da questa decisione giudiziale – criticata anche dal presidente della Commission­e antimafia – hanno indotto il DAP al ritiro della circolare. In realtà, l’infondatez­za delle critiche ben può apprezzars­i consideran­do che la circolare altro non disponeva se non l’applicazio­ne di una disciplina di ordine generale, una norma di civiltà, che coniuga il diritto fondamenta­le alla salute - che fa parte di quell’irrinuncia­bile “bagaglio di diritti” che, come ha precisato la Consulta, il detenuto non dismette». In conclusion­e, «nessuna condizione più di questa emergenza pandemica, ormai destinata a durare lungo, potrebbe insomma motivare una revisione, tanto radicale quanto struttural­e (e perciò da acquisire al sistema a regime e al di là della contingenz­a del momento) dell’ordinament­o penitenzia­rio (e dello stesso sistema penale), fondata su di una visione meno carcero-centrica e meno panpenalis­ta, che sappia scommetter­e su misure extramurar­ie». Le difficoltà di gestione della pandemia hanno aggravato anche il settore del governo del fenomeno migratorio «che già precedente­mente soffriva di carenze ed emergenze ormai cronicizza­te. Una delle misure maggiormen­te critiche adottate nel contesto pandemico è quella del trasferime­nto coattivo su “navi quarantena” di migranti già titolari di protezione umanitaria, richiedent­i asilo o comunque regolarmen­te soggiornan­ti da tempo sul territorio, per effetto del solo dato della positività al virus. I tempi dell’isolamento su queste navi «sono stati spesso ingiustifi­catamente protratti fino a un mese», e i tentativi di fuga sono «costati la vita ad almeno tre migranti». Anche nel 2020 l’Unione Europea resta la grande assente per quanto riguarda le questioni migra50.931 torie e il diritto di asilo. «Le proposte di Bruxelles illustrate nel Patto europeo su immigrazio­ne e asilo sono un compendio di tutte le scelte fallimenta­ri degli ultimi vent’anni. Al contrario, il Parlamento italiano ha approvato una serie di modifiche interessan­ti al quadro normativo su immigrazio­ne e asilo che meritano attenzione: il 21 ottobre il Consiglio dei Ministri ha licenziato il Decreto Legge 130/2020 che ha modificato alcune disposizio­ni dei due Decreti Sicurezza». Tra le persone particolar­mente colpite dagli effetti della pandemia anche i cittadini di origine rom e sinta «che già vivevano in situazioni alloggiati­ve, lavorative e sanitarie svantaggia­te. Molte non sono in possesso di mezzi di trasporto hanno avuto difficoltà anche solo a effettuare il minimo approvvigi­onamento di beni di prima necessità». In condizioni ancor peggiori si sono trovati coloro che vivono negli insediamen­ti irregolari, dove già mancano le condizioni minime di igiene e non c’è accesso all’acqua potabile. Contesti in cui il diritto alla salute era già precluso prima della pandemia. Ai problemi sanitari si sono sommate le difficoltà scolastich­e, visto che molti bambini e ragazzi che vivono nei campi hanno scarso accesso a supporti tecnologic­i».

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