Il Riformista (Italy)

IL PROSECCO “LUSSO” PER TUTTI ORA PUNTA AL SALTO DI LIVELLO

Ha trainato le bollicine nostrane in fascia mediana, l’obiettivo adesso è occupare la fascia premium. Per l’Italia del vino si prospettan­o ampi margini di crescita sui mercati esteri

- Vit. Fer.

Sarà pure che il Prosecco fa storcere il naso ai cultori del vino più schizzinos­i. Eppure, per la crescita dell’economia agroalimen­tare italiana, le bollicine da uve glera rappresent­ano una mano santa. Il valore delle bolle italiane, infatti, è quasi quadruplic­ato negli ultimi 10 anni, superando nel 2020 la soglia dei 4 milioni di ettolitri. E questo grazie al Prosecco, che si consolida in una fascia mediana del mercato che prima neanche esisteva, creando una sorta di “lusso democratic­o”. Nel frattempo, la tipologia degli spumanti italiani entro 3 anni anni sfiorerà il miliardo di bottiglie. L’obiettivo dei prossimi anni sarà occupare anche la fascia premium, compresa tra 7 e 10 euro: a livello mondiale questo segmento riguarda solo il 13% delle vendite con gli Champagne di “primo prezzo”. Le linee di tendenza provengono dallo studio del neonato Osservator­io di Unione italiana vini (Uiv) realizzato in collaboraz­ione con Vinitaly. dati presentati nel corso della edizione speciale della fiera che si svolge a Verona emerge che, per l’Italia, seconda potenza mondiale del vino, si prospettan­o ampi margini di crescita (fatti salvi i vini toscani e piemontesi, già in testa di tutte le classifich­e globali). Negli Usa, per esempio, solo il 26% dei nostri vini è in fascia premium (dai 6 ai 9 euro/litro) o superpremi­um (da 9 euro e oltre): qui la fa ancora da padrone la Francia, che il 66% del mercato premium. Stesso discorso vale per la Cina, dove ancora i vini italiani (con il 21% di prodotto quotato oltre i 6 euro/lisono lontani dai cugini francesi (38%) e dall’Australia (76%). Tra gli altri grandi mercati, prezzi medio-bassi anche per gli ordini da Uk e Germania, dove 8 bottiglie su 10 appartengo­no ai segmenti dal valore economico più basso. Secondo l’analisi dell’Osservator­io è necessario fare tesoro dell’esperienza delle denominazi­oni piemontesi e toscane, prime tra tutte, Barolo e Brunello: un modello che le altre doc dovrebbero sforzarsi di replicare per accedere a segmenti di mercato più alti. In vista di questi obiettivi di sistema, bisogna cominciare a sfrutDai tare le opportunit­à disponibil­i oggi. Che non sono poche. Come ha spiegato a Verona Stefano Patuanelli, ministro dell’Agricoltur­a, «dobbiamo utilizzare i fondi del Pnrr, della Pac e del governo per far sì che il rimbalzo del mercato di questi giorni diventi crescita struttural­e. Avremo a disposizio­ne, fino al 2027, 323 milioni di euro garantiti dall’Unione europea per fare promozione sui mercati esteri». In pratica, le denominazi­oni italiane potranno svolgere attività promoziona­li per altri tre anni, oltre agli attuali cinque già previsti. In cambio, l’Italia - come tuttro) ti gli stati membri dell’Ue - dovrà destinare almeno il 5% dei fondi al raggiungim­ento di obiettivi di tutela ambientale, migliorame­nto della sostenibil­ità dei processi produttivi e risparmio energetico. E in attesa di conquistar­e sempre più i mercati globali, grandi cambiament­i sono in corso nel mercato domestico. Per la prima volta nel corso del 2021 le donne hanno superato numericame­nte gli uomini nel consumo di vino. Secondo l’Osservator­io Uiv lo storico sorpasso è garantito dalle consumatri­ci più giovani, tra i 18 e i 35 anni.

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