No, solleva non pochi dubbi e poi non è una coincidenza che arrivi proprio ora
Le nuove regole dettate l’altro giorno dall’AgCom per disciplinare e rendere il più possibile trasparente l’attività degli influencer e, in modo più ampio, quel variegato mondo di operatori che popolano con dinamiche molto spesso irreggimentabili la creator economy, lascia al momento spazio a più di un dubbio. Alcuni di questi sono stati già ripresi ed evidenziati in più post di commenti e di analisi pubblicati sulle piattaforme social a cominciare da LinkedIn. Ma, vale la pena provare a metterli in fila e renderli comprensibili nella loro presentazione.
Il primo dubbio, frutto di un pregiudizio molto italiano che però si fonda su un passato carico di esempi che depongono a favore della tesi, riguarda l’opportunità e i tempi con i quali l’Autorità presieduta da Giacomo Lasorella abbia deciso di pubblicare alcune di queste norme. Infatti, è apparsa ai più come coincidenza per nulla occasionale che l’intervento regolatore dei commissari sia arrivato a valle di uno dei dibattiti pubblici e mediatici più coinvolgenti per interesse e trasversalità e che ha visto come protagonista in negativo Chiara Ferragni, che nonostante tutto è ancora una delle influencer italiane più famose, invidiate e inseguite dai brand. Un mese tribolato che le è costato fino a oggi una perdita secca di 225 mila follower, il possibile taglio di alcuni importanti contratti di collaborazione commerciale e, in ultimo ma non per ultimo, a un’indagine per truffa che fa sanguinare ancor più copiosamente la ferita della perduta di reputazione
Però, almeno fino alla deflagrazione del “pandoro – gate”, non sembrava che tra le priorità impellenti dell’AgCom ci fosse la definizione di un quadro regolatorio del settore dell’influencer marketing e quel comunicato è apparso come un tentativo di non perdere, né disperdere, il favore dell’indignazione del pubblico coagulatasi attorno alla maxi bolla dell’emotività collettiva e contingente. In verità, bisogna anche dire che erano in essere già dall’estate confronti e audizioni per giungere a una stesura condivisa delle linee guida con le quali l’Autorità, dopo aver assimilato la figura dell’influencer a quella dell’operatore dei servizi di media audiovisivi, intende trasferire su queste figure professionali gli obblighi derivanti dal Testo unico del 2021. Eppure, suona un tantino strano, della serie excusatio non petita, accusatio manifesta, che dall’AgCom si siano affrettati a ribadire, senza che questa obiezione fosse stata ufficialmente mossa, che il comunicato stampa con le regole era già stato previsto a prescindere dall’affaire Ferragni – Balocco. Ma, leggendo nel merito il testo del comunicato sorgono almeno altri tre dubbi sulla efficacia di quanto statuito e strombazzato. Il secondo riguarda il tetto del milione di follower, da totalizzare sulle diverse piattaforme presiedute, per assoggettare l’influencer agli obblighi delle linee guide. Solo che questo tetto cumulativo non ha ragione d’essere perché come tutti sanno i follower oltre a essere contati vanno anche pesati e non sempre avere una base milionaria di follower significa avere una audience altrettanto consistente. Inoltre, nelle disposizioni non è precisato neanche se c’è un limite nel numero delle piattaforme da considerare per raggiungere la quota di sbarramento del milione di follower.
Il terzo dubbio, sempre per l’inclusione della figura dell’influencer tra gli operatori dei servizi media e audiovisivi, riguarda la percentuale del 2% dell’engagement rate annunciata dall’AgCom come soglia minima da raggiungere “su almeno una piattaforma o social media”. Anche in questo caso, i confini del calcolo solo abbastanza fragili e aleatori. La soglia del 2% rimane difficile da cristallizzare se non si precisa al contempo una finestra temporale chiusa, cioè se non la calcoliamo in un periodo di tempo, ultimo mese, trimestre, anno, preciso e definito. Altresì, non è neanche indicato se questa percentuale, per la quale non tutti applicano la stessa formula di calcolo, deve essere coerentemente raccolta sulla piattaforma dove l’influencer ha più o meno follower. Infine, è di qualche giorno fa la notizia che tra gli influencer più seguiti a livello globale ci sono account generati in toto con l’intelligenza artificiale e in questo caso, in attesa del Tavolo tecnico per l’adozione del codice di condotta, il comunicato dell’AgCom non fa affatto menzione di una possibile estensione o comparazione tra influencer virtuale, come prodotto dell’IA, e influencer digitale stricto sensu.