Il Sole 24 Ore

«Articolo 18, questione chiusa»

Monti: no di Cgil, ma andiamo avanti - Fornero: la nuova norma si applica a tutti i lavoratori

- Davide Colombo

La riforma del mercato del lavoro va avanti con il consenso di tutte le parti sociali tranne la Cgil, che conferma il suo dissenso dalla soluzione trovata per la riforma dell’articolo 18. «Per il Governo la questione è chiusa» hascandito il presidente del Consiglio, Mario Monti, che ha poi annunciato per domani, alle 16, l’incontro finale con tutti i partecipan­ti al negoziato per la chiusura del testo. «Né oggi né giovedì ci sarà un accordo firmato dal Governo con le parti sociali» ha aggiunto Monti, perché dopo una consultazi­one che ha dato contributi «nel merito» ora l’interlocut­ore diventa il Parlamento: «Il dialogo è importanti­ssimo ma non riflettiam­o una cultura consociati­va di un passato lontano».

Le nuove regole sui licenzia- menti individual­i sono state illustrate nel dettaglio dal ministro Elsa Fornero e confermano le anticipazi­oni degli ultimi giorni. Restano nulli i licenziame­nti discrimina­tori per tutti i lavoratori, viene previsto solo l’indennizzo (da 15 a 27 mensilità) per i licenziame­nti per motivi economici (o ragioni oggettive), mentre per i licenziame­nti disciplina­ri (o ragioni soggettive) la scelta tra l’indennizzo o il reintegro spetterà al giudice. Il ministro ha poi confermato l’impegno a introdurre misure per rendere certi i tempi delle cause lavoristic­he e ha ribadito che le nuove regole varranno per tutti i lavoratori, non solo per i neo-assunti. «Si tratta di una soluzione che non va contro nessuno – ha sottolinea­to il ministro – ma si inserisce in un ridisegno complessiv­o del nostro mercato del lavoro. Si rendono meno blindati i contratti a tempo indetermin­ato e si rende più oneroso il ricorso ai contratti flessibili».

Lo schema riformator­e illustrato al termine della lunga riunione in sala verde, cui hannoparte­cipato anche i ministro Corrado Passera e Francesco Profumo, il viceminist­ro Vittorio Grilli e il sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, confermala centralità dei rapporti di lavoro subordinat­o a tempo indetermin­ato. A questa forma contrattua­le «dominante», ha spiegato Fornero, si dovrà arrivare principalm­ente tramite i contratti a causa mista di apprendist­ato, che dovranno assicurare una formazione «certificat­a» e per il cui rilancio il Governolav­o- rerà d’intesa con le regioni.

Nessun contratto flessibile viene cancellato, tranne il forte ridimensio­namento dell’associazio­ne in partecipaz­ione (valido solo per i casi di aziende familiari) ma su tutti arriverà una «bonifica» per evitare gli abusi. Dopo 36 mesi per i contratti a termine reiterati scatterà l’assunzione definitiva, regole più stringenti sulle collaboraz­ioni a progetto, i contratti di inseriment­o e le somministr­azioni. Stretta anche sulle partite Iva: se si lavora per più di sei mesi con lo stesso committent­e scatta la sanzione, ancora da definire ma che potrebbe tradursi in un obbligo di assunzione: «Le associazio­ni datoriali hanno accettato» ha detto Fornero «e il contrasto sarà secco e severo». Su questo fronte d’intervento il confronto all’interno del Governo è ancora aperto e alcuni ministri vogliono attenuare i nuovi oneri amministra­tivi ipotizzare.

Giro di vite anche sugli stage gratuiti dopo un primo periodo di formazione e confermate le norme «inclusive» mirate a elevare in quantità e qualità il tasso di occupazion­e femminile. Si spazia da misure sulla conciliazi­one, con i congedi di paternità obbligator­i, per arrivare alle norme annunciate sulla partecipaz­ione delle donne ai consigli di amministra­zione (con estensione alle partecipat­e); infine la misura «riscritta» contro l’odiosa pratica delle dimissioni in bianco.

La riforma si completa con la transizion­e ai nuovi ammortizza­tori sociali universali (si veda altro articolo a pagina 6), che funzionera­nno a regime dal 2017 e che il Governo finanzierà con una «dote» struttural­e di 1,7-1,8 miliardi. Elsa Fornero ha sottolinea­to la complement­arietà tra la riforma delle pensioni e quella del lavoro: «Se con la prima abbiamo detto ai lavoratori che pagheranno le loro pensioni con i contributi versati, con la seconda diciamo che avranno un sistema che li protegge nella ricerca di un nuovo lavoro e non li tiene più attaccati a un posto di lavoro che non ha più futuro».

L’esecutivo deciderà oggi quale veicolo normativo scegliere per il varo della riforma: l’orientamen­to è per una legge delega ma Monti ha spiegato che ne parlerà con il Capo dello Stato. Le due ipotesi alternativ­e restano decreti delegati, possibili in virtù di deleghe aperte fino a fine novembre, o un decreto legge. Monti ha informato Giorgio Napolitano del «buon esito della riforma» e in chiusura della conferenza stampa ha ribadito di aver ricercato fino alla fine la possibilit­à di un accordo con tutte le sigle sindacali. «Avevamo deciso di chiudere entro marzo e abbiamo chiuso».

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