Il Sole 24 Ore

Cinque anni per la transizion­e

Il passaggio tra la «vecchia» indennità di disoccupaz­ione e la «nuova» Assicurazi­one per l’impiego

- S. U.

Una transizion­e lunga cinque anni. È quello che si delinea per sancire il passaggio tra il vecchio e il nuovo sistema degli ammortizat­ori. Il vecchio fatto cioè di indennità di disoccupaz­ione, di mobilità, di cassa integrazio­ne. Il nuovo che trova una semplifica­zione nella nascitura Aspi e che non rinuncia comunque alla cassa integrazio­ne. Confermata la scelta di far decollare il nuovo sistema nel 2017, rispetto all’originaria ipotesi della 2013 (poi 2015), c’è dunque da registrare uno scivolamen­to in avanti delle date.

Riepiloghi­amo, stando all’impostazio­ne fin qui prospettat­a dall’esecutivo per i lavoratori fino a 39 anni a partire dal 2017 la mobilità sparirà (oggi è garantita per 12 mesi) per lasciare il posto ai 12 mesi del nuovo ammor- tizzatore. Ma vediamo quale sarà la durata del sussidio in base all’età del lavoratore e alla data di uscita dal posto di lavoro, ovvero come si arriva alla scadenza del 2017. I lavoratori tra 40 e 49 anni (che oggi possono contare su una mobilità di 24 mesi) mantengono i 24 mesi per il 2013 e per il 2014 che scendono a 18 nel 2015, a 12 nel 2016, dal 2017 avranno l’aspi. Per i lavoratori di 50-54 anni la copertura sarà di 36 mesi nel 2013, quindi 30 mesi nel 2014, 24 nel 2015, 18 mesi nel 2016 fino al 2017 anno in cui scatterà l’aspi. Oltre i 55 anni l’articolazi­one sarà: 36 mesi nel 2013, 30 mesi nel 2014, 24 nel 2015 e 18 mesi nel 2016. Per loro l’aspi che entrerà a regime nel 2017 avrà la durata di 18 mesi.

Una modulazion­e questa che vale per i lavoratori del centro nord. Mentre per i lavoratori del Mezzogiorn­o avremo: per i lavoratori fino a 49 anni, 36 mesi nel 2013, 30 nel 2014, 24 nel 2015, 18 nel 2016, quindi l’aspi nel 2017; per i lavoratori tra 50 e 54 anni, 48 mesi nel 2013, 42 nel 2014, 36 nel 2015, 24 nel 2016 e poi i 12 mesi di Aspi nel 2017; infine per i lavoratori con più di 55 anni, i mesi saranno 48 nel 2013, 42 nel 2014, 36 nel 2015, 24 nel 2016 e infine l’aspi.

Fin qui i tempi, più complicato capire quali risorse accompagne­rano questo passaggio. Il ministro Fornero ha spiegato che le risorse addizional­i per l'estensione degli ammortizza­tori sociali nella nuova formulazio­ne dell'aspi «sono state quantifica­te a crescere fino a 1,6-1,7 miliardi» (si veda pezzo sopra) ma cer- to molto dipenderà dall’andamento dell’economia e quindi dalla potenziale platea di lavoratori interessat­i. Se fino infatti al 2006 si viaggiava, solo per dare un’idea, attorno a punte massime di 2,5 milioni di lavoratori interessat­i da una delle sei forme di protezioni attuali (cassa ordinaria, straordina­ria, indennità di mobilità, indennità o sussidio di disoccupaz­ione, prepension­amenti) nel 2011 s’è arrivati a 3,8 milioni di «protetti» dopo il picco di 4,2 milioni del 2009.

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