Liberalizzazioni, scontro sulle coperture
Il Governo pone la fiducia: per Fini «scelta insensibile» - Napolitano chiede chiarimenti
Cinque norme introdotte nel corso dell’esame in prima lettura al Senato prive di idonea copertura. Il rilievo è dalla Ragioneria generale dello Stato. Di parere difforme la Commissione Bilancio. Si apre un caso con risvolti tecnici ma anche politici sul decreto liberalizzazioni, e coda di polemiche fra governo e il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Provvedimento sul quale oggi si voterà la fiducia (la dodicesima del governo Monti), mentre il via libera finale sul complesso del provvedimento è atteso per domani sera. Voto al foto finish, poiché il decreto deve essere convertito in legge entro sabato. In serata il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ne ha parlato con Fini. Si riserva di compiere «gli opportuni passi per un chiarimento, anche in termini più generali», fanno sapere i suoi collaboratori. Prima di tutto si attendono deluci- dazioni da parte del governo, chiesti già ieri informalmente dai tecnici del Colle. Si evidenzia quanto meno un difetto di coordinamento: la Ragioneria – si osserva al Quirinale – è organo tecnico che risponde direttamente al governo.
Gli uffici del Colle effettueranno a loro volta il necessario esame di merito, tenendo nel giusto conto che il decreto ha ricevuto il via libera (proprio per quel che riguarda le coperture) dal Parlamento nella sede della commissione Bilancio. In sostanza, ci si chiede al Colle, la copertura c’è oppure no? Una matassa che va dipanata rapidamente. Come? La conferenza dei capigruppo della Camera ha rinviato il nodo alla Giunta per il Regolamento. Potrebbe essere lo stesso presidente del Consiglio, nella sua veste di ministro ad interim dell’economia (oppure il vice Vittorio Grilli) a chiarire in aula, prima del voto finale, come il governo intenda far fronte all’intera questione. Solo a quel punto Napolitano deciderà come agire, ben consapevole dell’effetto che avrebbe una eventuale bocciatura dell’intero provvedimento.
È effettivamente percorribile l’ipotesi di un nuovo decreto fa varare nel Consiglio dei ministri di venerdì, che reiteri le norme contestate ma con le nuove coperture? Nel testo finirebbe anche la correzione della norma sulle commissioni bancarie per le linee di credito. Certo il decreto in via di approvazione non si può più modificare. Manca il tempo a meno che non si decida di tentare una terza rapidissima lettura in Senato, con voto finale sabato (e tutti i rischi connessi che renderebbero necessario un nuovo voto di fiducia).
Il caso politico peraltro è già di fatto esploso, quando Fini ha definito «fondato» il problema delle coperture, esprimendo al tempo stesso rammarico «per l’insensibilità del governo che non ha ritenuto opportuno fornire in aula ulteriori chiarimenti». Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, che poco prima aveva posto la questione di fiducia sul provvedimento, ne ha preso atto: «È una materia di competenza del ministero dell’economia. Non so cosa farà il ministero, ma una risposta la deve dare. Io mi occupo di calendario». Le opposizioni però insorgono: «È un fatto gravissimo che il governo ponga la fiducia su un decreto privo di copertura», denuncia il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. La Lega chiede un incontro a Napolitano, per chiedergli - spiega il capogruppo alla Camera Dozzo - cosa intenda «fare riguardo a un provvedimento che contiene cinque articoli senza copertura. Come fa a firmarlo? Se ci fosse un governo politico si sarebbe già gridato allo scandalo».
Tra le misure nel mirino della Ragioneria, la norma che prevede deroghe alle disposizioni in materia di permuta di beni del demanio e del patrimonio dello Stato, nonchè le misure che consentono alle amministrazioni pubbliche di saldare i loro debiti attraverso l’istituto della compensazione. Dubbi poi sull’aumento di 40 unità della pianta organica dell’autorità per l’energia, e sulle misure relative ai diritti aeroportuali: il rischio è «l’incertezza regolatoria, con effetti non prevedibili sulla finanza pubblica». Sempre sui diritti aeroportuali, a rischio la norma che individua un modello tariffario tra quelli proposti dall’autorità e determina l’ammontare dei diritti.