Banche, il nodo delle commissioni alla stretta finale
Pronto ordine del giorno di maggioranza
L’ora della verità per capire se il puzzle delle commissioni bancarie troverà una soluzione efficace scatta oggi pomeriggio. Tutti i partiti che sostengono la maggioranza sembrano disposti a cambiare quella disposizione che azzera tutte le commissioni bancarie in caso di concessioni di affidamenti o linee di credito. Una norma considerata molto punitiva dal sistema bancario italiano secondo il quale se la disposizione entrasse in vigore così com’è le banche andrebbero incontro a mancati ricavi per circa una decina di miliardi, con un conseguente, fortissimo impatto restrittivo sulle politiche creditizie. L’odg ,che secondo sarà depositato questa mattina, impegna il governo ad emanare "in tempi rapidi" un provvedimento che vada nella direzione di prevedere che "la nullità delle clausole dei contratti bancari si applichi alle linee di credito non conformi con quanto previsto" dalle norme sulla trasparenza del Cicr (Comitato interministeriale per il credito e il risparmio). Si chiede anche la costituzione di un tavolo con l’abi per dare efficacia agli accordi del 28 febbraio e del 6 marzo per sostenere l’accesso al credito delle pmi e superare le attuali situazioni di "criticità" e si sollecitano iniziative per affrontare il problema dei costi bancari.
Il governo ha fatto più volte capire e poi attraverso il presidente Montilo ha anche affermato esplicitamente, che la "grana" deve essere risolta dal Parlamento visto che è la maggioranza parlamentare ad averla creata. Il tutto deve avvenire in tempi fulminei, se si vuole che la modifica del provvedimento entri in vigore contemporaneamente alla norma a cui si riferisce (in pratica, sabato prossimo, data probabile della pubblicazione in gazzetta ufficiale della legge di conversione del decreto sulle liberalizzazioni).
Stando a quello che affermano gli esperti delle aziende di credito (oggi i banchieri si vedranno per la consueta riunione mensile dell’esecutivo Abi, che si svolge mentre le dimissioni date da tutto il comitato di presidenza dell’associazione sono state congelate in attesa di verificare se ci saranno nuovi sviluppi legislativi) se la cancellazione delle commissioni scattasse anche solo un giorno prima della sua correzione, i rapporti creditizi tra banche e clienti precipiterebbero nel caos dal momento che gli sportelli smetterebbero di fare le operazioni di credito legaste a una commissione, come ad esempio le fideiussioni che assistono un’operazione di credito all’export o che vengono chieste come garanzia a fronte del pagamento di un affitto.
La disposizione sulle commissioni bancarie non è entrata in quello che ieri è stato il capitolo più rovente della discussione parlamentare sul decreto liberalizzazioni: la questione della copertura del decreto che. Nella relazione inviata al Parlamento, la Ragioneria che pure eccepisce su ben cinque disposizioni, ha dato invece il suo nulla osta alla disposizione che azzera le commissioni la seguente argomentazione: la norma sulle commissioni bancarie per le linee di credito avrà «effetti sostanzialmente compensativi tra la riduzione dei ricavi in capo alle banche e il corrispondente venir meno dei costi deducibili in capo alle imprese». Il giudizio della Ragioneria è basato sulla considerazione dei dati della Banca d’italia secondo i quali circa l’80% delle linee di credito è concessa a favore delle imprese. Per quanto riguarda invece il restante 20%, vale a dire famiglie, amministrazioni pubbliche o onlus, la Ragioneria sostiene che «non è possibile prevedere quali comportamenti verranno adottati dalle banche, con la conseguenza che è difficile quantificare l’effetto netto sul gettito». In generale nella relazione si afferma che la norma sulle commissioni bancarie per la concessione di linee di credito «incide sostanzialmente dal lato economico sul piano della redditività», i «potenziali effetti per prassi non vengono esplicitati nella relazione tecnica» e tali effetti sono legati ai possibili comportamenti dei soggetti interessati che tendono a evitare una riduzione della propria redditività».