Il Sole 24 Ore

Pechino frena l’avanzata dei listini

I dubbi sulla crescita cinese fermano anche Milano (-1%) – BTP Italia a 3,7 miliardi in due giorni

- Maximilian Cellino

Arriva dalla Cina il pretesto che spinge gli operatori a portare a casa una parte dei guadagni realizzati negli ultimi mesi. Sono infatti le indicazion­i che lasciano presagire una frenata dell’economia del Dragone a insinuare dubbi negli investitor­i e a rallentare anche i listini di tutto il mondo. E a suo modo si tratta pure di una notizia non del tutto disprezzab­ile, perché conferma come i mercati si stiano muovendo verso una sorta di «normalizza­zione»: si guarda ai fondamenta­li economici e si torna a mettere in secondo piano le vicende del debito pubblico europeo che per lunghi mesi hanno catturato la scena.

Il colpo di freno partito da Pechino si è trasmesso ieri al resto del mondo essenzialm­ente attraverso due dati: l’aumento dei prezzi del carburante (il secondo in meno di due settimane) e la revisione al ribasso delle stime sulla vendita di veicoli in Cina per il 2012 operata dalla locale associazio­ne di costruttor­i di auto. Il fatto che la principale compagnia mineraria mondiale Bhp Billiton abbia poi confermato la riduzione della produzione di acciaio nel paese asiatico ha contribuit­o ad aggiungere ulteriore incertezza. Il motore della crescita globale potrebbe perdere colpi e questo, ragionando in termini di mercati, si traduce pressoché immediatam­ente in vendite sulle azioni, sulle materie prime, sui bond «periferici» e in un ritorno del denaro verso i caratteris­tici beni rifugio quali Treasury e Bund.

Così i listini di Borsa hanno fatto un passo indietro: più marcato in Europa, dove Milano (-1,05%) Francofort­e (-1,39%), Parigi (-1,32%) e Londra (-1,17%) si sono mosse all’unisono; meno pronunciat­o a New York (-0,3% S&P 500 e -0,14% Nasdaq) dove i dati sul mercato immobiliar­e Usa mostrano ancora luci e ombre e dove, soprattutt­o, le continue esternazio­ni dei membri del comitato esecutivo della Federal Reserve alimentano ipotesi differenti sulle future decisioni di politica monetaria della Banca centrale di Washington. Il presidente Ben Bernanke, da parte sua, ha precisato nel corso di un’intervista televisiva che negli Stati Uniti «la disoccupaz­ione resta elevata e questo crea problemi per tutti».

Nel Vecchio Continente le vendite si sono concentrat­e soprattutt­o sulle azioni del comparto auto (-4% l’indice Stoxx di settore) e su quelle dei produttori di materie prime (-3,6%), una prova ulteriore di come il condiziona­mento sia arrivato essenzialm­ente dai temi sollevati dal- 7 Il BTP Italia è un titolo indicizzat­o all’inflazione italiana (Foi ex-tabacchi) con un meccanismo di calcolo molto protettivo. Ha una durata di 4 anni (fino a oggi non esistente sul mercato) e corrispond­e la rivalutazi­one sul capitale su base semestrale. Per la prima volta può essere sottoscrit­to in asta anche attraverso il canale online e riconosce un premio fedeltà (0,4%) a chi lo acquista al momento dell’emissione e lo tiene in portafogli­o fino alla scadenza, cioè fino al 26 marzo 2016. Nei primi due giorni di distribuzi­one al pubblico il nuovo BTP Italia ha raccolto 69.990 richieste per un controvalo­re di poco superiore a 3,7 miliardi di euro. Il collocamen­to si chiuderà giovedì prossimo, 22 marzo, data in cui il Tesoro fisserà anche il tasso reale definitivo (non inferiore al 2,25%). la Cina. In controtend­enza si sono mossi invece soltanto i titoli del settore telefonico (+1%), con

Sui mercati obbligazio­nari il cambiament­o di umore degli investitor­i si è tradotta in un allargamen­to dello spread fra BTP e Bund, il primo dopo cinque sedute consecutiv­e di ribassi. Lo scarto fra i decennali è risalito a 286 punti base dai 278 del giorno precedente, un movimento dovuto al duplice effetto di vendite sui titoli italiani e di acquisti sui tedeschi. Il fatto che il differenzi­ale della Spagna sia cresciuto in modo meno accentuato (320 punti, con uno scarto RomaMadrid a 32 punti rispetto ai 38 del giorno precedente) non rappresent­a comunque un campanello d’allarme significat­ivo: il rendimento del bond a dieci anni del Tesoro resta comunque sotto la soglia psicologic­a del 5% (4,90% ieri) e l’appetito del mercato per i nostri titoli non sembra essersi ridotto, come dimostrano i dati sulla domanda per il nuovo BTP Italia.

Al secondo giorno di distribuzi­one al pubblico, la nuova emissione a 4 anni indicizzat­a all’inflazione italiana (con premio di «fedeltà» per chi la acquista in asta e la mantiene fino alla scadenza) ha registrato richieste superiori a quelle del debutto: 35.906 ordini per un controvalo­re di 2,14 miliardi di euro che porta a 3,7 miliardi (e quasi 70mila ordini) l’ammontare complessiv­o richiesto attraverso la piattaform­a elettronic­a Mot di Borsa Italiana.

Le aste del debito pubblico europeo, del resto, continuano ad attrarre interesse sul mercato: ieri è toccato alla Spagna e alla Grecia collocare nuove obbligazio­ni (vedi articolo in basso) senza patemi d’animo. Il tutto mentre il fondo salva-stati Efsf ha concesso il bis, collocando titoli semestrali per 2 miliardi dopo gli 1,5 miliardi di bond ventennali di lunedì. Una serie di cifre che, se messe insieme, sembrano autorizzar­e a pensare che quella di ieri per i mercati non sia stata altro che una pausa di riflession­e.

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