Effetto liquidità sui settori ciclici

Gli investitori prediligono gli Usa all’europa con un focus sugli industriali esportatori nei Bric

Tamponata (fino a quando?) la falla greca e messo in sicurezza il sistema bancario europeo, grazie ai mille miliardi messi a disposizione della Bce, ora tutti riscoprono l’economia reale.

È attorno alle sorti future del ciclo economico che ruota la variabile chiave per capire la direzione dei listini azionari. E non è un caso che ieri sia stata la paura di un rallentamento del Dragone cinese a far uscire gli investitori da auto e materie prime in tutta Europa. E se si guarda al listino milanese che, tipicamen- te manca di produttori di risorse di base, a farne le spese sono stati i titoli industriali come Buzzi, Tenaris oltre che ovviamente Fiat. E dovendo alleggerire pesi gli investitori hanno finito per vendere Eni e Saipem pur con il petrolio ai massimi e la Pirelli che ha appena alzato i tar- get per il 2012. Classiche prese di profitto quindi. Pronti a rientrare già nei prossimi giorni.

Il nuovo ottimismo

Ma a parte i guizzi giornalieri è pur vero che una sorte di nuovo ottimismo è tornato sulle Borse da inizio del 2012. E con una buona dose di ragione dato che la crisi greca e quella dei debiti sovrani in Europa si sono attenuate. Resta appunto la dinamica dell’economia reale che tradotto in soldoni vuol dire ciclo degli utili.

E su questo fronte le opinioni sono abbastanza omogenee. Se si guarda a crescita e profitti l’europa è messa meno bene degli Usa. La recessione nel Vecchio Continente sarà anche soft ma peserà comunque sui profitti aziendali attesi tra un -5% e crescita zero. Certo è una fotografia a macchia di leopardo con la Germania il cui Pil è stimato crescere dell’1% e la Spagna affondare a un -2%. E non è un caso che settimana scorsa Credit Suisse abbia alzato le stime sullo S&P500 portando il target price a fine anno a 1.470 punti.

Se si vuole investire in azioni meglio scegliere il mercato