Francia, corsa contro il tempo «L’assassino colpirà ancora»
Monito del procuratore di Parigi - Continua la caccia all’uomo Il nuovo clima di tensione può favorire Sarkozy alle elezioni
Duecento detective - della polizia giudiziaria, dell’antiterrorismo, dei servizi - e oltre mille poliziotti - tra cui i commando dei corpi speciali - sono impegnati in una terribile corsa contro il tempo per cercare di individuare il serial killer di Tolosa prima che entri nuovamente in azione, con un’altra carneficina.
Il procuratore della Repubblica di Parigi, François Molins, ha spiegato ieri che il misterioso assassino con lo scooter «potrebbe attaccare ancora». E questa è l’opinione diffusa anche tra gli inquirenti e gli esperti di criminologia, i quali sottolineano un dettaglio particolarmente inquietante: tra gli omicidi già commessi dal nemico pubblico numero uno di Francia sono sempre passati quattro giorni. L’11 marzo l’uccisione del para- cadutista a Tolosa, il 15 l’esecuzione di altri due militari a Montauban (il terzo sta ancora lottando tra la vita e la morte), il 19 la strage della scuola ebraica. Il prossimo appuntamento sarebbe quindi per venerdì 23 marzo.
Bisogna fare in fretta, lavorando sulle poche tracce lasciate da quello che sembra essere un lupo solitario, figura da incubo per chi si occupa delle indagini. Freddo, lucido, determinato, pur nella sua follia. Un professionista della morte: il procuratore ha confermato che tutte le vittime sono state uccise con un colpo alla testa, sparato a distanza ravvicinata.
Si stanno verificando alcune testimonianze. Di chi ha l’impressione, nell’attimo in cui ha alzato la visiera del casco dopo il primo omicidio, di aver visto un tatuaggio, o una cicatrice, sulla guancia. Di chi è sicuro di aver notato una minitelecamera fissata sul petto, per poter filmare il massacro di lunedì mattina. Di chi, in treno, crede di aver sentito una passeggera, molto agitata, dire al suo interlocutore al telefono «questa volta te la sei presa con una scuola».
La pista dei tre militari cacciati nel 2008 dal 17˚ reggimento dei parà di Montauban per aver inneggiato al nazismo sarebbe stata abbandonata. Ma l’ipotesi centrale resta ovviamente quella di una motivazione - sempre che davvero ci sia - razziale o religiosa. Perché è stata scelta una scuola ebraica (i quattro morti verranno sepolti questa mattina a Gerusalemme, dopo un’ultima cerimonia ieri sera all’aeroporto di Roissy con il presidente Nicolas Sarkozy) e perché i tre militari (le cui esequie si svolgeranno sempre oggi a Montauban) erano di origine maghrebina.
Ci si chiede intanto quale sarà l’impatto di questi drammatici eventi sulla campagna elettorale. I candidati dovranno infatti trovare le parole e il tono giusti, nei prossimi giorni, per riprendere la battaglia politica senza accantonare quanto è accaduto, ma senza dare in alcun modo la sensazione di sfruttarlo a loro favore.
Già ci sono, inevitabilmente, le prime polemiche. Sarkozy ha infatti smesso i panni del candidato per rivestire quelli del presidente, interprete dei sentimenti del Paese e garante della sua unità etica e morale. Il nuovo clima di tensione potrebbe fa- vorirlo e l’avversario socialista François Hollande non se lo può permettere, proprio nel momento in cui Sarkozy sta recuperando nei sondaggi. Allora lo segue come un’ombra: sul luogo del massacro a Tolosa, nella stessa sinagoga parigina per la preghiera, in una scuola "laica e repubblicana" come quella scelta dal presidente ieri per il minuto di silenzio, oggi a Montauban. Attirandosi le critiche dell’ump, il partito di maggioranza: troppo presenzialismo.
La campagna è quindi sospesa per modo di dire. Tanto più che il populista di sinistra JeanLuc Mélenchon non l’ha interrotta, «perché proseguirla è un atto di resistenza». E il centrista François Bayrou ha approfittato di un meeting a Grenoble per stigmatizzare «i dirigenti politici che alimentano le divisioni della società», riferimento neppure tanto velato alla frontista Marine Le Pen ma anche a Sarkozy, con le sue dichiarazioni sull’eccesso di immigrati e sulla carne halal. Durissimo il commento del ministro degli Esteri e uomo forte del Governo Alain Juppé: «Non aggiungiamo l’ignobile all’orribile».