Severino: nei Paesi Ue non c’è responsabilità diretta delle toghe
Anm: la norma va stralciata
Il ministro della Giustizia Paola Severino lo dice chiaro e forte: «La responsabilità diretta dei magistrati non esiste in nessun paese Ue. Neppure la sentenza, più volte evocata, della Corte di giustizia europea richiede questo tipo di disciplina» precisa davanti alla commissione Antimafia. Di lì a poco, l’anm ripeterà la stessa cosa davanti alla commissione Giustizia del Senato aggiungendo che l’unica strada per affrontare il problema è lo «stralcio» della norma-pini dal ddl Comunitaria. Quanto basta per scatenare l’ira non solo dello stesso Pini (Gianluca, leghista, padre della norma) ma anche del Pdl che con Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello avvertono: «Su questa base è impossibile aprire una discussione seria. Se dovesse prevalere la logica dell’arroccamento corporativo e dello stralcio, ognuno resterebbe sulle proprie posizioni e sarebbe un’occasione persa per tutti». Veste i panni del pompiere Anna Finocchiaro: «Su una questione così delicata ci vogliono saggezza ed equilibrio, toni giusti» osserva il capogruppo Pd al Senato. Che con tono conciliante ma fermo aggiunge: «La norma sulla responsabilità diretta è sbagliata perché rende i cittadini diseguali davanti alla legge. Se lo stralcio non sarà possibile, continueremo a lavorare in Parlamento con le altre forze politiche e con il governo per modificare la norma».
Ma l’audizione dell’anm (rappresentata da esponenti di tutte le correnti perché ancora non è stata eletta la nuova Giunta dopo l’elezione del Comitato direttivo centrale) un risultato lo ha già ottenuto: il presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli ha anticipato che il parere sulla norma sarà contrario, sulla base delle critiche espresse nelle audizioni di ieri, anche con i rappresentanti degli avvocati. Sempre che non si segua la strada dello «stralcio».
I tempi non sembrano affatto brevi e fino al voto in commissione, a Palazzo Madama, i giochi restano aperti. Sulla eliminazione della responsabilità diretta il Pdl non è contrario ma non è disposto a concedere molto altro, se non un’attenuazione della «manifesta violazione del diritto» come ulteriore causa di responsabilità oltre al dolo e alla colpa grave. Ancora meno è disposta a concedere la Lega che con Pini accusa l’anm di non aver alcuna voglia di dialo- gare e di voler «andare contro il volere dei cittadini». Se la prende con la Severino Enrico Costa del Pdl, «stupito» dalle parole del ministro.
Più ci si avvicina alle elezioni amministrative più i toni si fanno incandescenti. Perciò il governo continua a mediare con la sua maggioranza per trovare una soluzione che, almeno in aula, possa superare la prova del voto. Un lavoro difficile e paziente portato avanti, contemporaneamente, anche sul tavolo dell’anticorruzione per cercare una soluzione tecnica che accontenti tutti e che, con riferimento alla querelle sulla concussione, «limiti il danno» sui processi in corso, a cominciare da quello a Silvio Berlusconi per il caso-ruby. Ieri l’approdo in aula del ddl (fissato per il 26 marzo) è slittato ulteriormente e non è escluso che si scavalli la pausa estiva anche se l’intenzione della Severino è di presentare il suo emendamento di "mediazione" a fine marzo. Secondo la Procura di Milano, le proposte presentate finora dai partiti (Pd e Idv) produrrebbero l’effetto di «disintegrare» il processo, tant’è che il Pdl spinge in quella direzione. Dopo il vertice di palazzo Chigi della scorsa settimana, il capitolo concussione troverà comunque posto nell’emendamentoSeverino, anche se i contenuti sono ancora in lavorazione. Ieri persino il vicepresidente del Csm Michele Vietti (contrario all’abrogazione) ha aggiustato il tiro sulla concussione. «Non voglio turbare il dibattito politico che si avvia a trovare un compromesso su questa materia perciò non mi straccio le vesti se verrà sostituita con altre forme di reato come l’abuso della funzione o la corruzione per induzione» ha detto, rassicurato dalle parole della Severino secondo cui «nessun processo di corruzione verrà cancellato». E ha rilanciato la riforma della prescrizione modello «processo breve»: quando comincia il processo, la prescrizione del reato si ferma ma si può stabilire che i vari gradi abbiano una durata predeterminata.