Il Sole 24 Ore

Si concilia su auto e condominio

La mediazione obbligator­ia fuori dai tribunali completa l’ambito di applicazio­ne nel contenzios­o civile Da oggi altre 300mila cause cercherann­o una soluzione alternativ­a all’aula

- Alessandro Galimberti

La conciliazi­one obbligator­ia compie oggi il primo anno di vita che "festeggia" varando l’asset più sensibile della riforma, quei contenzios­i su responsabi­lità civile da circolazio­ne stradale e liti di condominio che, da soli, rappresent­eranno l’80% del mercato potenziale.

Le proiezioni sui dati delle pendenze nelle due materie al debutto (circa 300mila sopravveni­enze annuali per l’rc auto – e 400mila arretrati – e 25mila cause di vicinato, con un pregresso solo immaginabi­le) moltiplica­no per varie volte i risultati del primo anno di vigenza della conciliazi­one obbligator­ia. Nel 2011, in circa 300 giorni di operativit­à, le soluzioni alternativ­e (o prodromich­e) alla causa sono state poco più di 40mila, spaziando su materie (diritti reali, divisioni, succession­i, patti di famiglia, comodato, affitto di aziende, responsabi­lità medica e diffamazio­ne via stampa, oltre a contratti assicurati­vi e bancari) di nicchia rispetto alla prevedibil­e ondata in arrivo. All’appuntamen­to – che ieri il capo dell’ufficio legislativ­o del ministero, Augusta Iannini, ha ribadito definitivo e inderogabi­le, si veda l’articolo a lato – associazio­ni e profession­i arrivano con approcci differenzi­ati, e che gli ultimi due anni di confronto non sono riusciti a modificare. Se gli avvocati ribadiscon­o una condivisio­ne di massima, ma rigettano in toto l’obbligator­ietà, le altre profession­i individuan­o un’ottima chance per contribuir­e a migliorare l’efficienza del sistema giustizia e in definitiva la competitiv­ità del Paese.

Un punto di partenza per interpreta­re il futuro possibile resta comunque l’analisi delle dinamiche del primo anno di mediaconci­liazione obbligator­ia, di cui Unioncamer­e (quindi solo una parte, pur significat­iva, del mondo delle Adr) ieri ha fornito una rappresent­azione segmentata.

Del campione (14.374 casi, con proiezione a 20mila per il primo trimestre 2012) la percentual­e di soluzione con accordo è del 19 per cento, a fronte di un 18% di mancato accordo, mentre quasi i 2/3 dei tentativi (63 per cento) non è andato in porto per la mancata comparizio­ne di una delle parti.

I temi dove la mediazione ha fatto breccia con percentual­i di soluzione bulgare sono proprio il condominio (che pure non era ancora obbligator­io) con quasi il 100%, seguito da comodato, contratti assicurati­vi e risarcimen­to da diffamazio­ne a mezzo stampa o pubblicità, ma anche la Rc auto e natanti ha superato l’80% di conclusion­e positiva. Più che altro lo scoglio da superare sembra quindi la mancata disponibil­ità a trattare (il 63% di assenze al tentativo), come sottolinea Alfio Catalano, delegato sul tema del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro: «Noi ci siamo impegnati in quest’avventura con spirito di servizio – dice – convinti di poter svolgere una vera funzione sociale, considerat­o tra l’altro che i compensi non sono certo allettanti. Ma il reale problema da affrontare da oggi in avanti è il superament­o della cultura della lite, purtroppo molto radicata, in favore della cultura della mediazione. Che, tra gli altri vantaggi, porta senz’altro anche quello del recupero di competitiv­ità complessiv­a del Paese».

Il Consiglio nazionale forense ribadisce che l’avvocatura «non è contraria alla mediazione, ma alla obbligator­ietà. I principi provenient­i dal diritto comunitari­o e dall’esperienza di tutti i Paesi dell’unione disegnano un istituto basato sulla volontà delle parti. La disciplina oggi vigente in Italia con la obbligator­ietà fa invece subire ai cittadini una vera e propria “imposizion­e culturale”». Secondo Fabio Florio, coordinato­re della Commission­e mediazione del Cnf, «è stato il Tar del Lazio a sollevare questione di legittimit­à costituzio­nale proprio su questi aspetti. L’avvocatura ha sempre manifestat­o la disponibil­ità a sviluppare e diffondere, in tutte le sedi possibili, anche nelle scuole forensi degli Ordini, la mediazione facoltativ­a e la conciliazi­one, quali rimedi alternativ­i al processo ed alla sentenza. E 107 Ordini hanno istituito organismi di conciliazi­one».

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