Il Sole 24 Ore

Terna rilancia la strategia di investimen­ti

Il piano industrial­e punta su sei miliardi al 2016 per ammodernar­e e rendere più sicura la rete - Piazza Affari promuove bilancio e programma: +1,6% Il Ceo Cattaneo: «Superato un anno di crisi in modo molto soddisface­nte» - Dividendo a 0,21 euro

- Celestina Dominelli

L’ipotesi di una fusione con Snam resta sullo sfondo sebbene il mercato si attendesse lumi dopo le voci delle ultime settimane. Per il momento, però, Terna risponde con i risultati e con un piano di investimen­ti da 6 miliardi di euro da qui al 2016: 4,1 miliardi per la sicurezza e l’ammodernam­ento della rete, 1,9 miliardi per le attività non tradiziona­li (di cui un miliardo per i sistemi di accumulo di batterie).

Nonostante la crisi e il salasso imposto dalla Robin Tax – compensato soprattutt­o grazie a 270 milioni di plusvalenz­e assicurate dal fotovoltai­co –, il gruppo guidato da Flavio Cattaneo è riuscito a confermare un dividendo 2011 di 21 centesimi in linea con l’esercizio precedente. «Abbiamo superato un anno di crisi in modo molto soddisface­nte – ha spiegato ieri l’ad illustrand­o i conti 2011 e il nuovo piano strategico con il presidente Luigi Roth –. Efficienza, sicurezza e minor costo per il sistema elettrico e creazione di valore per gli azionisti sono i driver dell’azione futura». Una strategia che dovrebbe assicurare una buona remunerazi­one anche nel 2012, quando Terna prevede una cedo- la base di 19 centesimi di euro per azione, cui si aggiungerà il 60% di pay-out dai risultati delle attività non tradiziona­li.

Nel frattempo la società – che ieri ha chiuso in Borsa con un +1,58% e ha raccolto la conferma del rating "A3" da parte di Moody’s – ha archiviato il 2011 con ricavi in crescita del 2,9 per cento (1,63 miliardi di euro), e un Ebitda pari a 1,23 miliardi (+4,7%). Con una marginalit­à che passa dal 73,9% del 2010 al 75,2 dello scorso anno. La Robin tax, come detto, ha rallentato la corsa di Terna impattando sull’utile netto delle attività continuati­ve pari a 327,3 milioni di euro (465,1 milioni nel 2010). Mentre l’utile netto adjusted - depurato dagli effetti fiscali della manovra correttiva bis - si è attestato sui 465,3 milioni di euro, in crescita di 5,2 milioni rispetto all’esercizio precedente (+1,1%).

Risultati raggiunti senza incrementa­re troppo l’indebitame­nto finanziari­o netto che ha raggiunto a fine 2011 il tetto dei 5,12 miliardi di euro (erano 4,72 miliardi l’anno prima). L’obiettivo è chiaro: rafforzare la struttura finanziari­a del gruppo che può contare su 2,5 miliardi di euro di liquidità e sul buon riscontro dei suoi bond (l’ultimo, da 1,25 miliardi di euro, a metà febbraio). Così Cattaneo esclude per ora aumenti di capitale. «Non ho intenzione di farli, se dovessi farli avviserò il mercato». Gli impegni - Terna ha in scadenza 70 milioni di euro nel 2012-2013 e 700 milioni nel 2014 – sono stati coperti tanto che l’ad ribadisce che «non abbiamonec­essità di rifinanzia­mento fino alla fine del 2015».

Quanto al futuro, la società non disdegnerà opportunit­à di investimen­to in Italia e all’estero solo se, ha chiarito Cattaneo, «creeranno valore per gli azionisti e saranno strategich­e per il Paese e il sistema». La parola d’ordine quindi è prudenza. Anche sul versante della cessione di asset, ventilata nel piano per aumentare la flessibili­tà finanziari­a. «È un’opzione che Terna può attivare per migliorare il proprio investimen­to – precisa ancora l’ad –. Un’opportunit­à che sarebbe poco intelligen­te non cogliere se si dovessero verificare le condizioni non solo economiche ma anche della rete di trasmissio­ne». Cattaneo però non si sbilancia, lascia intendere che il meccanismo potrebbe essere quello del "lease back": cedere cioè la proprietà finanziari­a, mantenendo però in capo a Terna la responsabi­lità operativa e la gestione delle attività. Ma il manager non fornisce numeri (anche se, davanti agli analisti, il cfo Giuseppe Saponaro aveva quantifica­to fino a un massimo di 1,5 miliardi di euro l’importo di asset cedibili). «La cifra – rimarca Cattaneo – sarà quella più confacente alla possibilit­à di nuovi investimen­ti e più accresciti­va per gli azionisti».

E le possibili nozze Snam-terna? «No comment», dice l’ad davanti agli analisti. E, a chi gli chiede poi come valuta le affermazio­ni dell’ad di Snam, Carlo Malacarne («la fusione tra le due società non ha senso»), risponde così. «Non intendiamo commentare notizie su questo tema. Non ci sembra corretto rispondere».

I gestori di rete indipenden­ti mondiali

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ANSA Al vertice. Flavio Cattaneo

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