Mps, offerte di sei fondi per le quote dell’ente
La Fondazione ha già venduto ai privati il 5% con l’obiettivo di arrivare all’8% Scelta strategica di trattare solo con uno o due investitori
Per la Fondazione Monte dei Paschi sono ore insolitamente frenetiche. Archiviata la pratica che riguarda il rinnovo del consiglio d’amministrazione di Banca Mps, con l’indicazione di Alessandro Profumo per la poltrona di presidente, ieri l’ente senese ha tirato a bordo le reti del lavoro fatto sul fronte dei fondi di private equity a cui pensa di vendere una quota del gruppo di Rocca Salimbeni. E il risultato sembra interessante.
Nella stiva del peschereccio pilotato da Gabriello Mancini, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, sarebbero arrivate sei offerte, due delle quali da soggetti esteri. La deputazione amministratrice della Fondazione ne prenderà visione oggi. L’orientamento strategico è quello di scegliere uno, massimo due, interlocutori a cui girare pacchetti di azioni del 4% circa (è il limite di voto in assemblea) e con cui stringere un patto di consultazione dentro la banca.
Molto dipenderà dai contenuti, soprattutto economici, delle diverse offerte (ieri il titolo ha chiuso in leggera flessione poco sopra gli 0,38 centesimi). Di sicuro, il fondo Equinox di Salvatore Mancuso si è fatto avanti per rilevare almeno il 9% di Mps. Una quota che a Siena in molti giudicano però eccessiva. Nella città del Palio, infatti, il partner più accreditato rimane il fondo Clessidra di Claudio Sposito, già alleato del Montepaschi nel risparmio gestito e interessato a prendere un 3-4% del gruppo bancario.
La scelta della Fondazione, in ogni caso, dovrà arrivare in tempi rapidi, perchè chiunque entri nel capitale con quel peso specifico vorrà farlo prima del 27 marzo, termine ultimo per avere il diritto di partecipare alla governance, indicando propri rappresentanti nel consiglio di Rocca Salimbeni (in vista dell’assemblea del 27 aprile, le liste vanno depositate entro il 2 dello stesso mese).
Intanto proseguono le vendite ai blocchi di piccoli pacchetti di azioni della banca a singoli investitori privati. In questo modo, sempre secondo le fonti interpellate dal Sole 24 Ore, sarebbe già passato di mano quasi il 5% del capitale. L’obiettivo è di piazzare così un 8% a cui aggiungere il 4% ceduto a un fondo. A conti fatti, la Fondazione si aspetta d’incassare almeno 6-700 milioni, compresi i 200 milioni in arrivo dalla cessione delle partecipazioni minori. Un centinaio di milioni serviranno a far girare i motori dell’imbarcazione senese e il resto del debito (circa 300 milioni) sarà ristrutturato a medio termine.
Sul fronte interno e della politica locale, la scelta di Profumo e degli altri consiglieri indicati, sostanzialmente tutti apolitici, non ha prodotto gli sconquassi che qualcuno si aspettava. Mancini, contrario a questa soluzione e finito in minoranza nella riunione di domenica sera, ha fatto sapere che resterà al suo posto. E il consiglio comunale di ieri, a Siena, ha rinunciato a votare una mozione della maggioranza sul tema Fondazionebanca per concordare il testo con le opposizioni evitando il rischio di spaccature.
Commenti positivi arrivano dal sindacato: «In un momento così delicato per il sistema Italia e per quello bancario in particolare, la notizia delle designazioni della Fondazione Mps per il cda della Banca Mps è senz’altro positiva», dice il segretario generale della Cgil provinciale, Claudio Guggiari. E c’è ottimismo anche nelle parole di un grande azionista (3%) come Lorenzo Gorgoni: «Il ticket Profumo-viola è di eccellenza e potrà dare molte soddisfazioni alla banca», sottolinea l’imprenditore pugliese.
Il nuovo corso del gruppo di Rocca Salimbeni sembra godere di buoni auspici. Ma ora è la Fondazione che deve portare a casa i soldi per chiudere la partita con i debitori.