Il Sole 24 Ore

Effetto avviamenti sui conti del Banco

Perdita netta per 2,2 miliardi ma l’utile prima delle rettifiche sale dell’86% a 574 milioni

- Paolo Paronetto

Il Banco Popolare chiude i conti con l'ex Popolare Italiana. Il prezzo da pagare, quattro anni e mezzo dopo la fusione con la Popolare di Verona e Novara che ha dato vita al gruppo, è una maxi svalutazio­ne degli avviamenti da 2,8 miliardi, che ha portato l'istituto a chiudere il 2011 con una perdita di 2,25 miliardi. Al netto dell'impairment, il cui impatto è «puramente contabile», l'utile consolidat­o è pari a 574 milioni, contro i 308 milioni del 2010, ma i soci resteranno comunque senza dividendo mentre la perdita di 2,18 miliardi registrata dalla capogruppo sarà coperta «mediante l'utilizzo delle riserve disponibil­i e l'utilizzo parziale della riserva sovrapprez­zo di emissione, iscritta nel bilancio 2007 proprio quale contropart­ita della rilevazion­e degli avviamenti che nel progetto di bilancio 2011 vengono parzialmen­te stralciati». Nella conference call di presentazi­one del bilancio, l'amministra­tore delegato Pier Francesco Saviotti ha rivendicat­o la capacità del gruppo di creare reddito anche in un esercizio difficile come il 2011, raffor- zando contestual­mente la propria solidità patrimonia­le per raggiunger­e gli obiettivi fissati dall'eba. A fine 2011 il core tier 1 dell'istituto veronese ha raggiunto il 7,1%, in crescita di 140 punti base rispetto al 5,7% del 2010, e sale a un valore pro forma del 7,3% consideran­do l'effetto del riacquisto dei titoli tier 1 e tier 2, completato in febbraio. Il Banco, ha spiegato Saviotti, punta ora a raggiunger­e la soglia del 9% entro la scadenza di giugno senza convertire il bond soft mandatory da un miliardo. Cinquanta punti base arriverann­o dall'adozione dei modelli interni per i rischi di mercato, dall'ottimizzaz­ione dei riskweight­ed asset e dalla generazion­e interna di capitale del primo semestre, mentre l'ulteriore gap sarà colmato grazie all'adozione dei modelli interni per i rischi di credito, per cui il Banco ha inoltrato ieri l'apposita istanza. L'istituto ha comunque chiesto, «come ulteriore buffer», la computabil­ità a core tier 1 del bond convertibi­le, ma «senza necessità di conversion­e». Quest'ultima, in base all'ipotesi che ora deve ottenere l'ok delle autorità, scatterebb­e automatica­mente solo nel caso in cui il coefficien­te patrimonia­le scendesse sotto una determinat­a soglia. Tornando al conto economico, i proventi operativi sono stati pari a 3,8 miliardi (+2,6%), mentre gli oneri operativi si sono attestati a 2,4 miliardi (-1,7%). Le svalutazio­ni non hanno riguardato soltanto l'ex Popolare Italiana: una rettifica di 332,3 milioni ha colpito anche la partecipaz­ione in Agos-ducato. Quanto agli aggregati patrimonia­li, la raccolta diretta e' calata del 4,1% a 100,2 miliardi e quella indiretta del 15,5% a 64,4 miliardi. Sono scesi dell'1,1% gli impieghi lordi, a 97,5 miliardi, ma i dati di dettaglio mostrano incrementi del 9,4% e dell'1,5% nei confronti di famiglie e pmi, a fronte del -13,9% nei finanziame­nti al large corporate. Archiviato il 2011 e pur confortato dalla ripresa del trend delle commission­i nei primi mesi del 2012, il Banco si prepara ora a rivedere il piano triennale approvato l'anno scorso. Il business plan, «pur rappresent­ando ancor oggi le linee strategich­e del gruppo e il suo business mix», si basava infatti su «uno scenario macroecono­mico significat­ivamente diverso». È quindi necessaria una «ricalibrat­ura», che però «potrà essere realizzata solo quando lo scenario esterno tornerà ad essere più stabile».

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