Seat punta all’80% di ricavi da Internet entro il 2015
Per il riassetto sul debito, la società pagherà 30 milioni di fees agli advisor A ottobre si chiude il deal che porterà ai bondholders l’88% della società
«Più volte ho avuto l’impressione di non farcela. Ma alla fine è prevalso il buon senso tra i creditori e oggi possiamo dire di essere ancora vivi». È con un certo sollievo che l’ad di Seat Pagine Gialle Alberto Cappellini pronuncia queste parole davanti ai giornalisti per fare un bilancio della ristrutturazione del debito, che recentemente ha ottenuto il via libera dei creditori. Una telenovela durata sei mesi è che ha visto partecipare al tavolo delle trattative una pletora di soggetti creditori e che è costata, tra spese di advisoring finanziario e legale, circa 30 milioni di euro, come ha confermato lo stesso Cappellini.
L’operazione, che prevede il riscadenziamento del debito bancario e la conversione in azioni degli 1,235 miliardi di bond Lighthouse (più 52 milioni di cedole scadute ad ottobre) alleggerisce notevolmente la posizione debitoria dell’azienda. Complessivamente il fardello passa da 2,734 miliardi a 1,447 mentre il rapporto debito/mol passa da 7,4 a 3,9. Gli oneri finanziari annuali passano da 240 a 140 milioni all’anno. Decisamente più sostenibile poi è la struttura delle scadenze. Se prima dell’operazione l’azienda avrebbe avuto grosse scadenze tra il 2013 e il 2014 (anno in cui sarebbero scaduti 1,3 miliardi di bond Lighthouse) ora gli scogli sono stati spostati al 2016 e 2017.
La ristrutturazione insomma regala del tempo per mettere in atto il piano industriale che, negli obiettivi del management, dovrebbe arrestare il calo dei ricavi che prosegue ormai da diversi anni. L’obiettivo è trasformare l’ex monopolista delle Pagine Gialle in un’internet company che possa generare l’80% dei propri ricavi dal web. Attualmente la quota carta-online è 50 e 50. Il processo di conversione implicherà una notevole sforbiciata sul fronte dei costi che però. assicura Cappellini non avrà stravolgimenti sul personale. Su questo fronte dovrebbero arrivare risparmi per 100 milioni nei prossimi tre anni.
Le incognite riguardano le intenzioni dei nuovi azionisti di maggioranza ovvero gli obbligazionisti Lighthouse che ad ottobre, a chiusura della ristrutturazione, deterranno l’88% della società. Da fondi speculativici sia aspetta che vendano al miglior offerente. I vertici della azienda allargano le braccia come a dire: «lo scopriremo solo vivendo». C’è poi il nodo governance. L’attuale board è in scadenza a giugno e dovrebbe essere prorogato per un altro anno. Poi saranno i nuovi azionisti a decidere. Dopo il rally (+20%) di lunedì il titolo ieri ha guadagnato il 5,74% in Borsa. «Non chiedetemi perché – dice Cappellini – non lo so».