Il Sole 24 Ore

Seat punta all’80% di ricavi da Internet entro il 2015

Per il riassetto sul debito, la società pagherà 30 milioni di fees agli advisor A ottobre si chiude il deal che porterà ai bondholder­s l’88% della società

- Andrea Franceschi

«Più volte ho avuto l’impression­e di non farcela. Ma alla fine è prevalso il buon senso tra i creditori e oggi possiamo dire di essere ancora vivi». È con un certo sollievo che l’ad di Seat Pagine Gialle Alberto Cappellini pronuncia queste parole davanti ai giornalist­i per fare un bilancio della ristruttur­azione del debito, che recentemen­te ha ottenuto il via libera dei creditori. Una telenovela durata sei mesi è che ha visto partecipar­e al tavolo delle trattative una pletora di soggetti creditori e che è costata, tra spese di advisoring finanziari­o e legale, circa 30 milioni di euro, come ha confermato lo stesso Cappellini.

L’operazione, che prevede il riscadenzi­amento del debito bancario e la conversion­e in azioni degli 1,235 miliardi di bond Lighthouse (più 52 milioni di cedole scadute ad ottobre) alleggeris­ce notevolmen­te la posizione debitoria dell’azienda. Complessiv­amente il fardello passa da 2,734 miliardi a 1,447 mentre il rapporto debito/mol passa da 7,4 a 3,9. Gli oneri finanziari annuali passano da 240 a 140 milioni all’anno. Decisament­e più sostenibil­e poi è la struttura delle scadenze. Se prima dell’operazione l’azienda avrebbe avuto grosse scadenze tra il 2013 e il 2014 (anno in cui sarebbero scaduti 1,3 miliardi di bond Lighthouse) ora gli scogli sono stati spostati al 2016 e 2017.

La ristruttur­azione insomma regala del tempo per mettere in atto il piano industrial­e che, negli obiettivi del management, dovrebbe arrestare il calo dei ricavi che prosegue ormai da diversi anni. L’obiettivo è trasformar­e l’ex monopolist­a delle Pagine Gialle in un’internet company che possa generare l’80% dei propri ricavi dal web. Attualment­e la quota carta-online è 50 e 50. Il processo di conversion­e implicherà una notevole sforbiciat­a sul fronte dei costi che però. assicura Cappellini non avrà stravolgim­enti sul personale. Su questo fronte dovrebbero arrivare risparmi per 100 milioni nei prossimi tre anni.

Le incognite riguardano le intenzioni dei nuovi azionisti di maggioranz­a ovvero gli obbligazio­nisti Lighthouse che ad ottobre, a chiusura della ristruttur­azione, deterranno l’88% della società. Da fondi speculativ­ici sia aspetta che vendano al miglior offerente. I vertici della azienda allargano le braccia come a dire: «lo scopriremo solo vivendo». C’è poi il nodo governance. L’attuale board è in scadenza a giugno e dovrebbe essere prorogato per un altro anno. Poi saranno i nuovi azionisti a decidere. Dopo il rally (+20%) di lunedì il titolo ieri ha guadagnato il 5,74% in Borsa. «Non chiedetemi perché – dice Cappellini – non lo so».

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