Marchionne critica la Ue sui trattati di libero scambio
Sergio Marchionne, nella sua veste di presidente dell’associazione europea dei costruttori automobilistici (Acea), ha criticato ieri la politica della Commissione, sostenendo che aprire il proprio mercato alla concorrenza internazionale è pericoloso se l’economia europea non è sufficientemente competitiva. In questo senso Marchionne ha parlato della necessità di una ristrutturazione europea del settore auto, sulla falsariga di quello che avvenne nella siderurgia qualche anno fa.
Parlando ieri al Collegio d’europa a Bruges durante un convegno a cui partecipava anche il Commissario al Commercio Karel De Gucht, il presidente di Fiat e di Chrysler ha puntato il dito contro quelle che considera le contraddizioni della politica commerciale e industriale europea. Prima di tutto il manager italocanadese ha spiegato: che «nell’optare per mercati liberalizzati è cruciale che l’europa crei un quadro economico più competitivo di quello oggi esistente».
Ha poi precisato Marchionne: «Siamo in una situazione curiosa nella quale l’europa preme per nuovi accordi di libero scambio (…) mentre al proprio interno soffriamo di condizioni inflessibili e di altri ostacoli alla nostra competiti- vità». In questo contesto, il presidente di Fiat e di Chrysler ha sottolineato un’altra contraddizione: mentre l’unione cavalca la liberalizzazione dei mercati, in molte regioni del mondo emergono segnali di un nuovo e preoccupante protezionismo.
Di recente, l’ente svizzero Global Trade Alert ha segnalato che dal luglio 2011 per ogni misura di liberalizzazione com- merciale vi sono state a livello mondiale tre misure protezionistiche. «Il mondo è meno pacifico di quanto non appaia», ha avvertito Marchionne rivolgendosi allo stesso De Gucht, con il quale il diverbio è stato evidente. Proprio oggi la Commissione presenterà un pacchetto legislativo per imporre la reciprocità negli appalti pubblici (si veda Il Sole/24 Ore del 15 marzo).
Riferendosi alle norme più controverse sull'energia, il presidente dell’acea ha anche sostenuto che nell’unione «la politica commerciale e la politica industriale devono andare di pari passo in modo da creare le condizioni per un settore industriale forte». Infine, ha anche esortato l’europa a trovare una strategia comune per ridurre la sovraccapacità dell’industria automobilistica: «C’è bisogno di una risposta europea. Se lasciamo fare ai singoli governi, non succederà (…). Bisogna distribuire (il peso della decisione, ndr) sull’intera Europa. Non può un solo paese subire il colpo».