Al Naimi: «I rialzi del greggio non hanno giustificazioni»
I sauditi provano ancora a frenare il rally
Un tempo ai sauditi bastava un monosillabo per scuotere i mercati petroliferi. Non più, evidentemente. Nonostante il fiume di greggio che Riad sta inviando negli Usa (si veda il Sole 24 Ore del 19 marzo) e nonostante le promesse, più volte reiterate, di soddisfare ogni richiesta addizionale dei clienti, il ministro del Petrolio Ali Al Naimi ha sentito la necessità di convocare addirittura una conferenza stampa, per cercare di convincere gli investitori che nonvi èalcun motivo di continuare a spingere le quotazioni del barile. Tutto quello che ha ottenuto è stata una limatura dei prezzi: il Brent è calato dell’1,3% – meno di quantonon stesse facendo nell’attesa del suo discorso – a 124,12 dollari al barile.
«Se credete che verrà chiuso lo Stretto di Hormuz, allora provo a vendervi l’empire State Building o le piramidi egiziane», ha scherzato Naimi con i giornalisti che aveva convocato in un albergo di Doha, in Qatar. Ma il tono si è fatto subito serio. «Davvero non ca- pisco perché i media e alcune organizzazioni siano così negative sui fondamentali. Oggi, e già da qualche tempo, l’offerta di greggio supera la domanda di almeno un milione di barili al giorno».
«Vi assicuro che non c’è alcuna carenza», ha insistito il ministro. L’arabia Saudita in particolare produrrà 9,9 mbg sia questo meseche il prossimoe ha la possibilità di arrivare «immediatamen- te» a 12,5 mbg, anche grazie ai suoi stoccaggi: quelli di Rotterdam, Sidi Kerir e Okinawa sono pieni e contengono circa 10 mb. In più ve ne sono altri in prossimità dei giacimenti. «Fidatevi della Saudi Aramco. Se ordinate 12,5 mbg, vi saranno consegnati. Ma quando chiediamoai clienti se hannobisogno di più petrolio la risposta è invariabilmente "No grazie"».
Per Naimi le scorte non stanno calando a livelli preoccupanti, anzi: nell’ocse sono pari a 58,5 giorni di consumi e potrebbero salire questo mese a 60 giorni. C’è inoltre più greggio da Libia e Iraq, mentre le interruzioni di offerta in Yemen, Siria e Sud Sudan sono «minuscole».
Il prezzo del greggio continuerebbe insomma a correre senza un vero motivo. Ma un ripetersi del 2008 è improbabile, secondo Naimi: «Lasituazione oggi ècompletamente diversa. C’è un sacco di offerta. E la domanda non sta certo tirando».