Sul rame pesa il rischio Cina
Crescono i dubbi sui consumi di Pechino
Le quotazioni del rame all’lme da qualche settimana oscillano nella fascia 8.200-8.600 $/tonnellata in attesa di trovare una nuova direzione. Notizie negative e positive continuano a bilanciarsi, mentre permane un forte sostegno di fondo da parte degli investitori, presso i quali le posizioni a termine in acquisto continuano a prevalere su quelle in vendita. La maggior parte dei metalli è quotata a livelli superiori alla media dei 30 giorni precedenti e anche questo – dal punto di vista tecnico – è un fattore di sostegno.
Accantonati per ora i timori sull’eurozona, si affacciano preoccupazioni sulla crescita cinese: secondo JP Morgan la Cina è già in una situazione di "hard landing", ovvero di forte rallentamento economico, poiché la vendita di auto, la produzione di cemento e di acciaio, nonché le costruzioni sono in calo.
Unbarometrodell’umore dei cinesi – e buon indicatore del prezzo locale del rame – è però costituito dell’indice composto delle azioni a Shanghai e questo, pur essendo diminuito, è rimasto entro i limiti recenti, senza dare ancora segnali di ribasso. Ciò dovrebbe sostenere l’idea che l’economia cinese sta rallentando, ma non collassando.
Continuano intanto gli interrogativi sulla reale domanda cinese al consumo. Le importazioni di rame grezzo e semilavorato nei primi due mesi dell’anno hanno superato del 50,2% quelle dello stesso periodo 2011. La domanda di rame di gennaio e febbraio (senza correzioni per movimenti di giacenze non segnalati) risulta di 1,57 milioni di tonnellate, in rialzo del 44 per cento.
Il consumo in Cina appare tuttavia molto debole, tanto che i fabbricanti locali riferiscono di vendite in ribasso del 25-30% dai livelli 2011, mentre i produttori di condizionatori dicono di avere giacenze invendute per 2-3 mesi. È dunque opinione generale che molti catodi importati siano finiti in magazzini doganali o depositi privati non soggetti a obbligo di pubblicazione della disponibilità.
Le recenti forti importazioni di rame in Cina hanno comunque contribuito a drenare catodi in Occidente, anche perché si sono intensificate proprio mentre sia gli Usa che l’europa erano in fase di ristoccaggio.
Tutto ciò ha contribuito e creare una tensione sul mercato, che all’lme è sfociata in backwardation (prezzo a pronti superiore a quello a termine). Il grosso interrogativo degli analisti è se possa ora verificarsi un flusso contrario: vista la scarsa domanda cinese e i bassi premi locali rispetto a quelli in Europa e Usa (che nel frattempo sono cresciuti), qualche operatore si aspetta che dei catodi venganoconsegnati nei magazzini asiatici dell’lme. Per ora si tratta però di previsioni di una minoranza, che non tiene conto che molto spesso il mercato non si comporta come la logica potrebbe suggerire.