La crisi dei consumi colpisce il Pil
Secondo le anticipazioni Istat nel primo trimestre il calo è dello 0,5% - Acquisti giù dell’1,8% in quattro anni Giovannini: serve un cambio di mentalità, altrimenti non andremo lontano
I consumi colano a picco e trascinano al ribasso anche il Pil. Un copione già scritto quando l’erosione del reddito familiare ha assunto ritmi preoccupanti, già nel 2011. Purtroppo «sappiamo già che il Pil nel primo trimestre del 2012 non è andato bene a causa della caduta dei consumi – ha annunciato ieri a Milano il presidente dell’istat, Enrico Giovannini, intervenuto all’assemblea annuale di Ibc, l’associazione delle industrie di beni di consumo –; la variazione media annua già acquisita per il 2012 è di -0,5%».
Il presidente dell’istat ha sottolineato che i consumi «reali» sono scivolati dell’1,8% negli ultimi quattro anni, ma di oltre l’1,1% nel solo 2011.
Aldo Sutter, imprenditore e presidente di Ibc, ha colto la palla al balzo per rimarcare che «senza rilancio dei consumi non può esserci crescita. L’export non è sufficiente. Bisogna mettere dei soldi in tasca alle famiglie o, se si preferisce, una social card sul modello americano che aiuti le famiglie con più figli e senza mezzi». Invece per ottobre è previsto un ritocco all’insù del 2% sulle aliquote Iva del 10 e del 21%. «Una mazzata dagli esiti imprevedibili» commenta Sutter e che secondo Federalimentare si tradurrà, con certezza, in un aggravio per le tasche dei consumatori di oltre tre miliardi. Del resto le previsioni per il 2012 indicano uno scivolone intorno al 2% del Pil. A parziale consolazione Giovannini ha sottolineato che il recente aumento dell’iva dal 20 al 21% è stato scaricato a valle solo per lo 0,5%, il resto l’hanno assorbito le imprese. Quello da due punti del prossimo ottobre dovrebbe im- pattare sull’80% della spesa per consumi delle famiglie e trasmettersi per l’1,35%.
Ironici Federconsumatori e Adusbef sulle anticipazioni del Pil di Giovannini. «Purtroppo questo non ci sorprende affatto: è un po’ come scoprire l’acqua calda. I consumi sono in forte calo, persino nel settore alimentare, l’ultimo a essere influenzato dalla crisi: nel 2011 hanno registrato un calo del -4,8% che corrisponde a una minore spesa di 264 euro annui a famiglia».
Poi Giovannini frena un po’: «Sono indicazioni indirette. A gennaio la produzione industriale indica dei problemi (-4,4% su base tendenziale ndr), come emerge anche dalle stime anticipate da Confindustria. A febbraio, poi, sappiamo che c’è stato un momento climatico che non ha favorito la produzione e ha creato tutta una se- rie di problemi».
Il presidente dell’istat ha poi spiegato che «la recessione si caratterizza per un calo dei consumi ma non degli investimenti con la domanda estera che fa da calmiere». Ma i consumi risentono anche delle inefficienze del sistema paese: nel confronto con la Germania, in un decennio, i prezzi di assicurazioni, servizi finanziari e affitti sono più che raddoppiati in Italia, ma anche abbigliamento e alimentari sono aumentati più dei listini tedeschi «denotando un problema di efficienza nel circuito di commercializzazione». Sono aumentati meno i servizi italiani di quelli della Germania nelle telecomunicazione, dove si è operata una forte liberalizzazione, nella sanità, istruzione ed energia.
Meno reddito corrisponde a meno consumi. E infatti «il reddito procapite delle famiglie italiane si è ridotto in media di 300 euro nel 2009 rispetto al 2000. In particolare, il reddito delle famiglie italiane e spagnole tra il 2008 e il 2011 ha avuto un colpo più duro rispetto a Francia e Germania». E anche la propensione al risparmio è crollata dal 16% del 2008 al 12% dell’anno scorso. «Se guardiamo a questi anni – è l’amara conclusione di Giovannini – siamo passati da una crisi di produzione a una ambientale poi a una crisi finanziaria e ora siamo in mezzo a quella sociale. Mi auguro un cambiamento di mentalità senza cui non credo che andremo molto lontano».
«Il rischio – ha concluso, a sua volta, Sutter – è che il Pil vada peggio delle previsioni. È quindi necessario che il governo rilanci l’economia e rinunci ai propositi di aumento dell’iva».