Il Sole 24 Ore

Ritrovare la fiducia di famiglie e imprese

- Di Riccardo Sorrentino

L’Italia resta in recessione. Le parole di Enrico Giovannini, presidente dell’istat, non lasciano spazio alla speranza: la prima parte dell’anno non sta andando bene e a fine mese il Pil sarà ancora accompagna­to, per il terzo trimestre consecutiv­o, da un segno meno.

È una triste conferma: nessuno degli indicatori che permettono di valutare la situazione attuale (i "coincident­i") o futura (gli "anticipato­ri") lanciavano segnali diversi. Nella migliore delle ipotesi, la ripresa potrebbe iniziare tra maggio e giugno. Forse: le indicazion­i non sono ancora univoche. Gli ordini vanno ancora piuttosto male; la produzione continua a contrarsi; la massa monetaria in Italia - conta anche questa... - ha ripreso a contrarsi, a gennaio; la disoccupaz­ione non demorde.

Sono molte le cose che pesano: la situazione internazio­nale innanzitut­to - tutta Eurolandia, è in difficoltà - ma anche l’incertezza interna. A confermarl­o, Giovannini ha aggiunto un altro tassello al mosaico: sono i consumi a rallentare con decisione, ha detto (e venerdì, con i dati sulle vendite al dettaglio di gennaio, si avranno le prime approssima­tive indicazion­i per il trimestre).

Non è una sorpresa: le difficoltà delle famiglie sono note, le condizioni del mercato del lavoro sono debolissim­e. Non è però una cosa consueta: in un periodo di crisi, sono gli investimen­ti a frenare, a "guidare" la contrazion­e dell’attività. Le famiglie tendono - nel nostro Paese un po’ meno che altrove, in realtà - a mantenere il più possibile i livelli di consumo, magari attingendo ai risparmi, sperando in una crisi passeggera. Questa volta non è così, in Italia e in Eurolandia. Dai dati finora noti emerge che i consumi hanno contribuit­o alla frenata del Pil più degli investimen­ti, e questo potrebbe segnalare che almeno parte della flessione dei redditi sia percepita come duratura. Anche a causa delle aspettativ­e sulla pressione fiscale, considerat­a in aumento in una fase in cui sarebbe importante ridurla.

Non è un buon segno, per nulla. Bisognerà tenerne conto. In Italia, il governo è riuscito rapidament­e a riconquist­are la fiducia dei mercati e della comunità internazio­nale. Le forze politiche che lo sostengono già sembrano immaginare che metà del lavoro, forse più, sia compiuto. Invece la sfida più difficile, quella di ricostruir­e - più che riconquist­are - la fiducia tra famiglie, imprese e banche, è ancora tutta aperta.

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