Ritrovare la fiducia di famiglie e imprese
L’Italia resta in recessione. Le parole di Enrico Giovannini, presidente dell’istat, non lasciano spazio alla speranza: la prima parte dell’anno non sta andando bene e a fine mese il Pil sarà ancora accompagnato, per il terzo trimestre consecutivo, da un segno meno.
È una triste conferma: nessuno degli indicatori che permettono di valutare la situazione attuale (i "coincidenti") o futura (gli "anticipatori") lanciavano segnali diversi. Nella migliore delle ipotesi, la ripresa potrebbe iniziare tra maggio e giugno. Forse: le indicazioni non sono ancora univoche. Gli ordini vanno ancora piuttosto male; la produzione continua a contrarsi; la massa monetaria in Italia - conta anche questa... - ha ripreso a contrarsi, a gennaio; la disoccupazione non demorde.
Sono molte le cose che pesano: la situazione internazionale innanzitutto - tutta Eurolandia, è in difficoltà - ma anche l’incertezza interna. A confermarlo, Giovannini ha aggiunto un altro tassello al mosaico: sono i consumi a rallentare con decisione, ha detto (e venerdì, con i dati sulle vendite al dettaglio di gennaio, si avranno le prime approssimative indicazioni per il trimestre).
Non è una sorpresa: le difficoltà delle famiglie sono note, le condizioni del mercato del lavoro sono debolissime. Non è però una cosa consueta: in un periodo di crisi, sono gli investimenti a frenare, a "guidare" la contrazione dell’attività. Le famiglie tendono - nel nostro Paese un po’ meno che altrove, in realtà - a mantenere il più possibile i livelli di consumo, magari attingendo ai risparmi, sperando in una crisi passeggera. Questa volta non è così, in Italia e in Eurolandia. Dai dati finora noti emerge che i consumi hanno contribuito alla frenata del Pil più degli investimenti, e questo potrebbe segnalare che almeno parte della flessione dei redditi sia percepita come duratura. Anche a causa delle aspettative sulla pressione fiscale, considerata in aumento in una fase in cui sarebbe importante ridurla.
Non è un buon segno, per nulla. Bisognerà tenerne conto. In Italia, il governo è riuscito rapidamente a riconquistare la fiducia dei mercati e della comunità internazionale. Le forze politiche che lo sostengono già sembrano immaginare che metà del lavoro, forse più, sia compiuto. Invece la sfida più difficile, quella di ricostruire - più che riconquistare - la fiducia tra famiglie, imprese e banche, è ancora tutta aperta.