Il Sole 24 Ore

Affondo di Bernabè: no a espropri sulle tlc

Braccio di ferro sull’emendament­o per l’ultimo miglio - Il Pdl: norma necessaria per il mercato

- Carmine Fotina

L’organo di vigilanza della rete Telecom archivia la sua ultima relazione nel momento di massima tensione sull’"ultimo miglio". L’emendament­o al decreto semplifica­zioni approvato alla Camera ha riacceso improvvisa­mente l’attenzione sulla telefonia fissa: in vista del passaggio al Senato il presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè, parla di «espropriaz­ione», il presidente dell’authority, Corrado Calabrò, denuncia l’«invasione di competenze» e gli operatori alternativ­i fanno muro per difendere la norma approvata con un clamoroso blitz.

Durissimo l’intervento di Bernabè nel corso della presentazi­one dell’attività dell’organo di vigilanza presieduto da Giulio Napolitano. Il presidente parla di «iniziative legislativ­e in palese contrasto con il quadro normativo di riferiment­o». Il riferiment­o è a proposte «di imporre ex lege la separazion­e della rete di accesso, ovvero di gestione, da parte di soggetti terzi, di attività e funzioni proprie della rete di Telecom Italia, quali quelle di attivazion­e e di manutenzio­ne delle linee fornite in unbundling agli operatori alternativ­i». Quest’ultima soluzio- ne, prevista dal contestato emendament­o, viene giudicata a rischio di incostituz­ionalità e impraticab­ile per vari motivi tecnici tra i quali il rischio di compromett­ere il diritto alla «segretezza delle comunicazi­oni».

A Bernabè replicano a stretto giro alcuni dei proponenti. «La norma è un tentativo di liberalizz­are un settore in un cui esiste un sostanzial­e monopolio», afferma Stefano Saglia (Pdl). «Parlare di problemi di sicurezza per il fatto che società diverse da Telecom mettono le mani sulle linee telefonich­e è un argomento assai debole – sottolinea Lucio Malan (Pdl) – visto che la stragrande maggioranz­a degli interventi sono oggi effettuati da ditte esterne non certificat­e da nessuno». Critico anche il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto che difende le prerogativ­e del Parlamento. Una polemica destinata a salire di tono in vista del voto di Palazzo Madama dove alla fine potrebbe arrivare una correzione del Governo che attribuisc­e in modo più chiaro all’authority il compito di intervenir­e.

Ad ogni modo, secondo Bernabè, a dimostrare che non servono nuove forme di separazion­e ci sono il confronto con l’unbundling degli altri Paesi Ue e i dati sulla telefonia fissa («in un mercato in contrazion­e di 500mila linee, gli operatori alternativ­i hanno totalizzat­o 2,2 milioni di acquisizio­ni nette»). Bernabè ricorda che, con la delibera 600/11/cons, l’autorità ha completato l’iter istruttori­o avviato nel 2008 accertando «l’effettiva implementa­zione e attuazione degli Impegni e decidendo di archiviare i correlati procedimen­ti sanzionato­ri».

L’organo di vigilanza si era insediato nel 2009 proprio per verificare la corretta attuazione degli Impegni, inclusa l’attività di Open Access, funzione interna incaricata della gestione della rete di accesso e della fornitura dei relativi servizi. In tre anni l’organo ha assunto 81 determinaz­ioni e rivolto un centinaio di raccomanda­zioni specifiche. Tra gli altri temi, Telecom è stata ammonita sulla qualità della rete di accesso, affinché diminuisse il nume- ro delle centrali in saturazion­e. Ma è il futuro della rete, con le nuove prospettiv­e aperte dalla banda ultralarga, il vero punto interrogat­ivo. L’organo di vigilanza suggerisce l’istituzion­e di un osservator­io permanente sulla qualità dei servizi broadband e un’analisi continuata delle cause «che contribuis­cono a determinar­e i degradi qualitativ­i dei servizi di rete». Sull’utilizzo dei nuovi sistemi tecnologic­i andrà verificato «che le strategie di Telecom non ignorino i fattori di costo che le scelte aziendali finiscono per generare in capo agli operatori alternativ­i».

Il nodo è la nuova rete. A evidenziar­lo è anche Stefano Parisi, presidente di Confindust­ria digitale: «Ci sarà bisogno di un livello di controllo costante, giorno per giorno, anche con l’arrivo delle reti di nuova generazion­e, qualunque soluzione tecnologic­a verrà adottata». «L’obiettivo – sottolinea Napolitano auspicando una proroga dell’organo in scadenza – è garantire un accesso paritetico alle infrastrut­ture di una rete quasi interament­e da costruire o comunque da potenziare nella sua capacità trasmissiv­a, evitando il consolidam­ento di nuove posizioni monopolist­iche».

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