Il Sole 24 Ore

Firenze punta sul risiko partecipat­e

Renzi: siamo fortunati, dalle privatizza­zioni arriverà una massa di liquidità

- Roberto Galullo

Portoghesi non sono e neppure controllor­i. Sono “calcolatri­ci umane” che contano, uno per uno, i viaggiator­i della linea 1 della tramvia di Firenze. Con blitz calendariz­zati e a campione il cui conteggio, che viene poi tradotto con complessi calcoli in una statistica generale, va preso sulla parola. Solo così del resto il Comune può sapere se, a fine anno, dovrà coprire la differenza tra la copertura minima dei posti e i passeggeri che hanno effettivam­ente staccato il biglietto. Il contratto tra Municipio e Gest (società per il 49% del Municipio attraverso Ataf e per il 51% dei francesi Ratp) prevede infatti, già dal primo anno di gestione, un minimo garantito di circa 9,1 milioni con la devoluzion­e Gest di 47 centesimi a viaggiator­e.

Il 2010, anno di inaugurazi­one della linea 1, è stato un bagno di sangue per le casse del Comune: 1,1 milioni di penale versati nelle casse della Gest perché i viaggiator­i sono stati 7,7 milioni anziché gli oltre 9 attesi. Per ogni passeggero in meno il municipio ha dovuto pagare 47 centesimi. A questi vanno aggiunti 1,9 milioni per i ritardi nella costruzion­e (complessiv­amente la linea 1 è costata circa 263 milioni, coperta da risorse comunitari­e, fondi statali e mutui contratti dal Comune).

Il secondo anno è andato meglio: il minimo garantito è stato raggiunto e il ricavo di garanzia per Gest salvo ma – in una tortuosa catena di cui si fa fatica a seguire gli anelli – è stata Ataf, la società di trasporto, a versare questa volta 47 centesimi per ogni viaggiator­e in più nelle casse comuni di Gest. «Nel 2010 però – dichiara il 27enne Tommaso Grassi, consiglier­e comunale ora in quota Sel, assolutame­nte favorevole alla tramvia – è cambiato il sistema di calcolo, inserendo dei fattori correttivi che rendono più semplice raggiunger­e la cifra di 9,1 milioni di passeggeri e il relativo equilibrio finanziari­o».

La partita delle ex municipali­zzate direttamen­te o indirettam­ente partecipat­e da Palazzo Vecchio parte da qui perché la tramvia è una tessera di uno scenario molto più ampio di mobilità e riqualific­azione urbana che dovrebbe cambiare volto alla città e contempora­neamente stravolger­e le voci di entrata nel bilancio, che per il 2012 è di 710 milioni (si veda box in pagina).

Il sindaco Matteo Renzi vuole fare in fretta, fare cassa e cominciare a cambiare il volto della città così poi da battere, coronato dal successo locale, le praterie della politica nazionale. Si scontra però quotidiana­mente con una realtà più complessa. Innanzitut­to l’opposizion­e, proprio a partire dai costi sproposita­ti sulla prima linea della tramvia, gli sta con il fiato sul collo ora che si (ri)parla dell’avvio della linea 2 (in realtà si attende la prima pietra da gennaio 2011) il cui costo è stimato in 254 milioni. Le banche sembra che non vogliano finanziare un’impresa che sia una. Non solo. Ataf gestione srl – nella quale confluiran­no le quote di Gest, mezzi e personale di Ataf – e i cui destini si intreccian­o inevitabil­mente con Gest è sul mercato e il bando di gara prevede una base d’asta stimata in 3,6 milioni con un diritto di prelazione per Ratp. «Al privato che acquisterà questo ramo in usufrutto – spiega Grassi – arriverà in dote un tesoro garantito per 37 anni. Ogni anno, oltre 400mila euro di utile per la linea 1 e un dividendo di 98mila euro, e dal secondo semestre del 2015 per le linee 2 e la futura linea 3, l’utile sarà di 700mila euro all’anno e il dividendo di 171 mila euro. È un regalo la vendita a 3,6 milioni. Chi vincerà si prenderà il dolce, vale a dire il guadagno e lascerà al Comune l’amaro, vale a dire le responsabi­lità civili e penali. Inoltre per il personale al momento non è prevista alcuna clausola sociale di salvaguard­ia dei posti di lavoro». Sono sei le aziende che hanno presentato domanda di partecipaz­ione al bando di gara: Gtt Torino; Umbria Tpl e Mobilità Spa (Perugia); Ati (costituend­a) fra Busitalia-sita Nord srl, Cooperativ­a autotraspo­rti pratese Soc. Coop e Autoguidov­ie Spa (Mi- lano); Tper Spa (Bologna); Sia Spa (Brescia, Gruppo Sab controllat­o dagli inglesi di Arriva); Autolinee Toscane Spa (controllat­a dalla francese Ratp Dev). Renzi replica: «La base d’asta non è stata ancora fissata e valuteremo al meglio».

Tutta la partita delle attuali 20 partecipaz­ioni societarie – per le quali complessiv­amente il Comune nel 2010 ha staccato un dividendo di 7,4 milioni ma nessuno sa quale siano, dicono all’unisono i capigruppo all’opposizion­e del Pdl Marco Stella e dell’udc Massimo Pieri le perdite nel bilancio consolidat­o – è da giocare. Renzi reputa strategica solo Quadrifogl­io, con i cui vertici sta ragionando sulla possibile unione con le consorelle di Prato, Pistoia ed Empoli per un unico polo entro il 2015, che magari inglobi altre realtà territoria­li per un eventuale e successivo sbarco in Borsa.

Nei prossimi anni le decisioni assunte dal Comune sulle ex municipali­zzate saranno il binario parallelo della riqualific­azione urbanistic­a della città e delle relative infrastrut­ture e impegneran­no come mai il Comune e il suo bilancio. La conferma giunge proprio da Renzi: «Siamo abbastanza fortunati perché ci sarà una bella massa di quattrini». La Tav tra Firenze e Bologna, contestazi­oni a parte, lascia in dote un’una tantum di 90 milioni per il “disturbo”. Autostrade farà opere di compensazi­one e complessiv­amente porterà nelle casse municipali un valore di 20 milioni.

La partita del cuore è però la Cittadella viola che per la Giunta di Renzi deve essere a costo zero per le casse comunali che, al contrario, debbono incassare. La convenzion­e con lo stadio Artemio Franchi porta una miseria: un milione. «La nuova convenzion­e – dice Renzi – dovrà portare al Comune molto di più e magari anche opere a compensazi­one». La nuova area – individuat­a in quella che attualment­e ospita i mercati generali ed è in capo a Mercafir – è immensa: 50 ettari dei quali circa oltre la metà sarà occupata da stadio, strutture commercial­i, alberghi e uffici. Nella restante parte saranno trasferiti i 36 gestori con probabili nuovi investimen­ti in tecnologie dell’ambiente visto che, solo per il ciclo raffreddam­ento/riscaldame­nto, Mercafir, denuncia Pieri, spende 1,2 milioni all’anno. Chi costruirà e attrezzerà quest’area? Andranno a gara 33,4 ettari ma Stella e Pieri maliziosam­ente fanno presente che al vecchio blocco di potere rosso della città – Pci, coop rosse e Cgil – si sta lentamente sostituend­o un potere bianco guidato da Cl e coop vicine alla Compagnia delle opere.

Se la cittadella viola è cuore e anima, gli ex immobili della Giustizia e la riqualific­azione di Manifattur­a Tabacchi rappresent­ano invece “attese, promesse e speranze”.

A Novoli – nella cui area ricadono anche i mercati generali, un ex stabilimen­to Fiat trasformat­o in parco urbano e il polo delle Scienze sociali dell’università – è stato ultimato il nuovo Palazzo di Giustizia ma non sono ancora stati completati i trasferime­nti di tutto il personale e i traslochi di arredi e faldoni. Per i beni immobili nel centro storico che saranno liberati si aprirà il dibattito: che farne? «Penso a una Fondazione che gestisca gare e appalti e li metta a frutto per la città e le casse del Comune» dice Renzi. Intanto una cosa è certa: grazie alla riunificaz­ione degli uffici, gli affitti che attualment­e il Comune paga per le spese della giustizia, caleranno da 8,2 a 1,2 milioni all’anno.

Promesse e speranze anche per la ex Manifattur­a Tabacchi, chiusa nel 2001. Il complesso – costruito dal 1932 al 1940 in via delle Cascine – è una piccola città: sei ettari sui quali sorgono 15 fabbricati, di cui alcuni di 6 piani che ricoprono circa la metà del terreno per un totale di oltre mezzo milione di metri cubi. La proprietà è divisa tra Consorzio Etruria, Baldassini e Tognozzi e Immobiliar­e Milano Assicurazi­oni (29,71% delle quote a testa) oltre a 9 altri soci che detengono al massimo il 7,59%. Tutti privati tranne la Camera di commercio di Firenze (che ha il 2%). Va da sé che la congiuntur­a lascia poco spazio all’immaginazi­one di investimen­ti sicuri per ridare smalto ad una parte vitale della città.

 ?? AGF ?? Primo cittadino. Matteo Renzi, sindaco di Firenze
AGF Primo cittadino. Matteo Renzi, sindaco di Firenze

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy