Il Sole 24 Ore

Il salasso swap: in tre anni 48,7 milioni

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«Abbiamo bloccato alcuni pagamenti perché ci sono i margini sui quali lavorare e questa è la strada che bisogna percorrere fino in fondo»: Matteo Renzi è categorico sulla partita dei derivati che, finora, è stata un gioco al massacro per il Comune di Firenze come del resto per molte altre amministra­zioni locali. «Se le banche confermano la volontà di chiusura dei contenzios­i in corso – aggiunge il sindaco al quale non è imputabile alcun contratto – bene, altrimenti sono pronto ad andare in Tribunale». Un’ipotesi che al momento appare remota anche alla luce delle indicazion­i del Governo Monti, che sono quelle di non andare allo scontro, in questa delicata fase sociale, economica e finanziari­a, con le banche internazio­nali.

Il Municipio negli anni ha sottoscrit­to 13 contratti in derivati: 12 interest rate swap e un cross currency swap. Sei sono stati annullati in autotutela dal Comune. Il totale dell’investimen­to è stato di 270 milioni. Il totale degli interessi – come ha calcolato il leader dell’opposizion­e targata centro-destra, Marco Stella che ha anche presentato un’interrogaz­ione approdata in consiglio il 5 marzo – è stato pesantissi­mo. Nel 2009 sono stati 5,4 milioni, saliti a 10,3 nel 2010 e scesi a 9,1 lo scorso anno. In totale 24,9 milioni.

«Il Comune – dichiara Stella – avrebbe pagato dal 2006 a oggi commission­i occulte complessiv­e alle banche per 16,4 milioni. Un vero e proprio bagno di sangue. Ma non basta. Gli oneri non dovuti sarebbero 7 milioni e il totale, in questo calcolo per difetto relativo a spese non dovute, supererebb­e i 23,5 milioni».

Il totale del costo degli swap – sommando tutte le voci – negli ultimi tre anni, secondo il Pdl, si aggira intorno ai 48,7 milioni nei quali sono ricomprese le spese sostenute per gli incarichi esterni. E anche in questo caso Stella, che passa intere giornate su contratti e delibere, ha calcolato che dal 2010 al 20 ottobre 2011 sono stati assegnati 8 incarichi esterni suddivisi tra l’avvocato Tommaso Iaquinta (sembra, per la sua rigorosa strategia, caduto poi in disgrazia agli occhi dell’amministra­zione) che se ne è aggiudicat­i 4 per un compenso di 109.093 euro e lo studio Gregory Rowcliffe Milners di Londra che ha staccato finora parcelle per 163.972 euro. Il totale tra i due studi è di 273.065 euro. «I legali inglesi – conclude Stella – avrebbero chiesto 100mila euro per proseguire nella pratica di negoziazio­ne e contestazi­one sui contratti stipulati. Il Comune, avendo inoltre rinunciato al ricorso sulla giurisdizi­one deve pagare i costi sostenuti dalle banche in seguito al ricorso legale. A Dexia deve 65mila euro mentre per Merryl Lynch e Ubs i costi sono ancora da quantifica­re». Rinunciare alla giurisdizi­one, in pratica, vuol dire che i giudizi promossi dalle banche si svolgono tutti davanti all’alta Corte di Giustizia di Londra.

Una situazione finanziari­a non semplice che si aggiunge ad un debito del Comune che nel 2012 è stimato in oltre 519 milioni (è come se su ciascun residente gravasse un onere di 1.417 euro). Una cifra, oltretutto, in crescita, visto che il debito nel 2008 era di 480,2 milioni, salito a 495,1 nel 2010 e a 514, 9 lo scorso anno.

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