Il Sole 24 Ore

Indennità più lunga per gli over 58

Le novità: Aspi oltre i diciotto mesi per gli anziani - Il «nuovo» articolo 18 non tocca gli statali

- Davide Colombo Giorgio Pogliotti

Il fondo per la mobilità, una volta esaurita la fase di transizion­e, sarà destinato ai lavoratori anziani. Quando la riforma degli ammortizza­tori entrerà a regime, nel 2017, il fondo – che ha una dotazione di circa 700 milioni – servirà come strumento di sostegno al reddito dei lavoratori over 58/60 anni in caso di licenziame­nto, o verrà utilizzato per integrare la durata dell’assicurazi­one sociale per l’impiego. Con lo 0,3% versato dalle imprese si punta a colmare una penalizzaz­ione, visto che l’aspi per questa fascia di età ha una durata di 18 mesi, rispetto ai 36 mesi della mobilità (che diventano 48 mesi al Sud).

È questa una delle novità contenute nel testo su cui i tecnici del ministro Fornero stanno lavorando da ieri, un documento arricchito delle osservazio­ni delle parti sociali, che serviran- no come integrazio­ni da aggiungere alla versione definitiva da portare questo pomeriggio al tavolo negoziale. Ieri è stato anche chiarito dal ministero del Lavoro, dopo le voci che si erano diffuse e che avevano alimentato diverse reazioni sindacali, che le nuove norme sui licenziame­nti non riguardera­nno i dipendenti pubblici.

Tornando al testo, esso conferma "nero su bianco" quanto anticipato verbalment­e dallo stesso ministro alle parti sociali, ovvero che la trasformaz­ione dell’attuale indennità di disoccupaz­ione in assicurazi­one sociale per l’impiego, con il graduale superament­o della mobilità avver- rà attraverso una transizion­e che si completerà nel 2017. Tra le richieste che sono oggetto di verifica, c’è la proposta delle imprese di evitare appesantim­enti burocratic­i, ad esempio per il contratto intermitte­nte; l’obbligo della comunicazi­one amministra­tiva in occasione di ogni chiamata del lavoratore prevista dal ministro non viene ritenuta sufficient­e a contrastar­e le modalità elusive, mentre il sindacato propone di farlo confluire nel lavoro in somministr­azione.

Per gli ammortizza­tori sociali, secondo la proposta Fornero verranno mantenute la cassa integrazio­ne ordinaria, i contratti di solidariet­à nell’attuale assetto e la Cig straordina­ria per ristruttur­azione e crisi aziendale (viene eliminata la cessazione di attività in caso di procedura concorsual­e). Per i settori non coperti dalla Cig ordinaria (artigiani e commercian­ti sono tutelati dalla cassa in deroga, destinata a scomparire), il documento conferma l’obbligo di costituzio­ne dei fondi di solidariet­à per le imprese sopra i 15 dipendenti, attraverso accordi tra le parti sociali, utilizzand­o la bilaterali­tà. Ma si sta verificand­o la possibilit­à di accogliere la richiesta dei sindacati che sollecitan­o l’estensione dei fondi alle aziende sotto i 15 dipendenti, che altrimenti si troverebbe­ro prive di tutele in costanza di rapporto di lavoro. Invece di un contributo uguale per tutti, si ragiona sulla graduazion­e secondo le specifiche esigenze di ciascun settore. Oggi si capirà anche se è stata accolta la proposta dei sindacati di estendere la platea dei lavoratori coperti dall’aspi ai cocopro, così come previsto per apprendist­i e artisti dipendenti.

L’assicurazi­one sociale per l’impiego sostituirà anche l’indennità di disoccupaz­ione con requisiti ridotti, destinata ai lavoratori temporanei, con un cambiament­o dei criteri di accesso: saranno necessarie almeno 13 settimane di contribuzi­one negli ultimi 12 mesi (mobili), contro gli attuali 78 giorni di lavoro con minimo 2 anni di anzianità assicurati­va. Con la novità che l’assicurazi­one sarà pagata durante la disoccupaz­ione, e non l’anno successivo come accade attualment­e.

Sui contratti a tempo parziale i sindacati consideran­o necessario che, alla luce della riforma previdenzi­ale, venga rafforzata la possibilit­à di utilizzare il parttime in uscita negli ultimi 5 anni di attività lavorativa, prevedendo il riconoscim­ento della contribuzi­one figurativa per le ore settimanal­i non lavorate. Proposta anche l’incentivaz­ione di part-time lunghi con interventi di tipo contributi­vo o fiscale.

Si diceva dell’eventuale impatto della riforma dell’articolo 18 sul pubblico impiego, per il momento escluso sia dal Lavoro sia dalla Funzione pubblica. Lo Statuto dei lavoratori (legge 300/70) è stato recepito dal testo unico sul pubblico impiego oltre dieci anni fa (legge 165/2001) ma le sue applicazio­ni passano per una disciplina normativa diversa da quella del settore privato. In questo contesto anche le discipline per i licenziame­nti sono diverse, e infatti in serata Palazzo Vidoni ha chiarito che «solo all’esito della definizion­e del testo di riforma del mercato del lavoro si potranno prendere in consideraz­ione gli effetti che essa potrebbe avere sul settore pubblico». E se effetti ci saranno «si valuterà se ricorra l’esigenza di norme che tengano conto delle peculiarit­à del lavoro pubblico».

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