Il Sole 24 Ore

Concorrenz­a, sì alla fiducia Ma già si lavora ai correttivi

In Aula il Governo chiarisce sulle coperture - Fronda nel Pdl

- Marco Rogari

Oggi il decreto liberalizz­azioni otterrà il disco verde definitivo della Camera. Un via libera che sarà preceduto dai chiariment­i del Governo sul nodo coperture e dall’ok a un ordine del giorno congiunto di Pdl, Pd e Terzo polo che impegna lo stesso Esecutivo a intervenir­e per sancire il dietrofron­t sull’azzerament­o delle commission­i sulle linee di credito. I ritocchi sono già in fase di preparazio­ne, anche se solo al Consiglio dei ministri di domani sarà deciso lo strumento legislativ­o da utilizzare: in pole position resta un emendament­o al decreto fiscale, mentre continuano ad essere poco gettonati un decreto correttivo ad hoc e un Ddl "blindato". La lunga e a tratti affannosa partita sulle liberalizz­azioni si sta dunque per chiudere, pur non senza nuove tensioni e con qualche mal di pancia nel Pdl evidenziat­o al momento del voto di fiducia (la dodicesima posta dal Governo Monti). Complessiv­amente i sì sono stati 449, i no 79 e gli astenuti 29.

L’asticella dei voti garantiti dalla maggioranz­a al Governo Monti si è insomma abbassata rispetto alle precedenti blindature. Dal Pdl sono arrivati 6 voti contrari (Maurizio Bianconi, Viviana Beccalossi, Gianni Mancuso, Alessandra Mussolini, Mauro Pili, Carlo Nola) e 23 astensioni, a cominciare dal gruppo liberal di Antonio Martino e Guido Crosetto. Altri 19 deputati del Pdl sono risultati assenti, tra cui Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti. Tra gli astenuti anche diversi avvocati che militano nelle file del Pdl, da Roberto Cassinelli a Maurizio Paniz, per protestare «contro il metodo adottato dal Governo Monti». Una protesta che ha però diviso il partito: altri avvocati, come Ignazio La Russa e Donato Bruno, pur mostrandos­i solidali con i colleghi hanno dato il loro sì convinto alla fiducia.

Tensioni politiche a parte, la giornata di ieri si è sviluppata attorno ai due nodi ancora irrisolti: banche e coperture. In quest’ultimo caso a Montecitor­io si attendeva una risposta immediata del Tesoro, che però non è arrivata, dopo i dubbi espressi dalla Ragioneria generale dello Stato su cinque misure del testo, prime fra tutte quelle sulla possibilit­à di permuta degli immobili delle pubbliche amministra­zioni e sull’incremento di 40 unità per l’organico dell’authority per l’energia. Un atteggiame­nto, quello dell’esecutivo, subito stigmatizz­ato dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, e su cui cui sarebbe scattata la vigilanza del Quirinale. Ieri sono circolare voci su possibili accorgimen­ti con un nuovo provvedime­nto proprio per dare certezza alle coperture, che sono però subito cadute nel vuoto.

Il Governo avrebbe scelto la via del chiariment­o in Aula. Un chiariment­o che dovrebbe arrivare oggi, probabilme­nte per voce del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, prima del voto sugli ordini del giorno. Ma l’opposizion­e giudica insufficie­nte questo percorso. Tanto è vero che Lega e Idv si sono rivolti direttamen­te al capo dello Stato. Il partito di Antonio Di Pietro ha inviato una lettera a Giorgio Napolitano, perché a suo giudizio verrebbe violata la norma costituzio­nale per la quale ogni legge deve avere una copertura. Il Carroccio ha ottenuto un incontro tra sette giorni con il presidente della Repubblica.

Sul fronte dell’impasse relativo all’azzerament­o delle commission­i sulle linee di credito (si veda altro articolo a pag. 13) il Governo attende che la maggioranz­a faccia, attraverso l’ordine del giorno che dovrebbe esser votato oggi, marcia indietro rispetto alle modifiche approvate al Senato per poi spianare la strada ai correttivi. Che non dovrebbero comunque arrivare via decreto.

In ogni caso l’esecutivo non nega la sua soddisfazi­one per aver ormai portato a casa un’importante riforma struttural­e destinata a incidere nei rapporti economici del Paese con effetti diretti, seppure non immediati, sulla crescita. Il provvedime­nto dovrebbe garantire una vita più facile alle imprese, assicurare una maggiore diffusione delle farmacie sul territorio e anche dei taxi, ma solo se lo deciderann­o i Comuni, e aumentare la concorrenz­a sui versanti delle profession­i (con lo stop alle tariffe minime e l’incremento degli organici dei notai) e dell’energia, attraverso la separazion­e (anche per gli stoccaggi) di Eni da Snam.

Il testo che sta per ottenere l’ok della Camera, prevede la nascita entro il 31 maggio della nuova Autorità dei trasporti, avvia il pagamento con titoli di Stato di una trance di 4,7 miliardi di crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pa e introduce fino a tutto il 2014 la Tesoreria unica nazionale anche per gli enti territoria­li. Viene rafforzata la class action e scattano pacchetti di misure in chiave concorrenz­a su assicurazi­oni, banche e anche per i benzinai.

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